Cari amici di Ecoseven vi svelo come si diventa il miglior cuoco del mondo

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Ecoseven ha intervistato Massimo Bottura da pochi giorni premiato come migliore chef al mondo. Umiltà e ingegno gli ingredienti giusti nella vita, ma come è nata questa vocazione alla cucina? Tutta “colpa” dei tortellini crudi che rubava da piccolo…

L’umiltà del tono è la prima cosa che ti colpisce quando parli con Massimo Bottura, secondo l’Accademia internazionale della cucina, il miglior cuoco del mondo solo qualche giorno fa. Il podio mondiale degli chef si è tinto di tricolore, proprio a Parigi… Bottura, classe 1962, sposato con un’americana e con due figli è il patron dell’Osteria francescana di Via Stella a Modena. Ecoseven.net ha intervistato il miglior chef del mondo e gli ha chiesto qual è la ricetta vincente prima di tutto nella vita e poi in cucina. Cosa consiglia Bottura ai giovani e ai giovani chef? “Ai giovani consiglio di avere umiltà per qualsiasi lavoro facciano, se uno non ha l’umiltà per capire questo non avrà l’umiltà di entrare in cucina.

Gli ingredienti giusti sono l’umiltà, lo spirito di sacrificio, il viaggiare molto senza dimenticare chi sei, da dove vieni. Io ho qui due giapponesi che lavorano con me e che fanno proprio questo, hanno quest’atteggiamento”. Che cucina fa lei? Quali sono le sue caratteristiche? “Mangiare sano in una cucina di tradizione che guarda al futuro. Al passato mi rivolgo, ma non con nostalgia. Parto dalla cultura, dai principi storici, da quelli geografici. Il Veneto ha la polenta, il mantovano la mela campanina, il ferrarese l’anguilla”. Ma quando ha scoperto di avere la vocazione per la cucina? “Mi hanno chiesto proprio qualche giorno fa se avevo un ricordo del piatto della memoria e francamente non ricordo, ma ricordo che iniziai, da bambino, a rubare i tortellini di mia nonna e mi piaceva masticarli crudi, mentre scappavo dai miei fratelli e mi nascondevo sotto il tavolo …”.

Un grande chef in cucina crea o trasforma? “Quando arriva la materia prima bisogna accarezzarla e poi coccolarla. Si crea col cervello e poi si trasforma con le mani. Ma non è un gioco fine a se stesso”. Parola di chef! Anzi del migliore… (a cura di Michele Guerriero)

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