Differenziare la dieta è la base di ogni dieta

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Mantenere elevata la ricchezza della nostra flora intestinale per stare bene

I cambiamenti che ci sono stati nelle pratiche agricole nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno portato ad una diminuzione dell’agro-diversità che, a sua volta, ha portato a una diminuzione della  diversità alimentare. È proprio l’impatto significativo che questo cambiamento nella ricchezza della dieta ha avuto sulla salute umana l’argomento dell’articolo di Mark Heiman di MicroBiome Therapeutics e Frank Greenway del Pennington Biomedical Research Center, che verrà pubblicato sulla rivista Molecular Metabolism a maggio.

In questa ricerca, gli autori descrivono come la scarsa diversità negli alimenti assunti ha ridotto la ricchezza della flora intestinale umana, impoverendo la comunità di microrganismi che vivono nell’intestino. Molte delle patologie più comuni del 21° secolo, tra cui il diabete di tipo 2, l’obesità e le malattie da infiammazione dell’intestino, sono associate con una ridotta ricchezza del microbiota umano.

Il microbiota intestinale funziona come un organo endocrino: metabolizza gli specifici nutrienti dalla dieta e produce sostanze che agiscono come segnali metabolici nell’ospitante. Ne consegue, quindi, che le diete «povere» finiscono per cambiare la nostra flora intestinale: anche perché ci vogliono solo un paio di giorni di mutamento della dieta per alterare la composizione microbiotica dell’intestino umano. 

Sottovalutare l’importanza della diversità della propria dieta è ancora più grave quando il cambiamento comporta l’eliminazione di uno o più macro-nutrienti, poiché maggiore sarà la varietà di molecole assunte e maggiore sarà la capacità di adattamento dell’intestino e la gamma di risposte fisiologiche che sarà capace di dare.  

Gli autori della ricerca suggeriscono di fare ulteriori studi in questo senso, per capire meglio quali specifici macro-nutrienti hanno un maggiore impatto sul microbiota e quali sono le modalità per aumentare la diversità batterica intestinale, visto che questo potrebbe segnare il futuro della medicina specializzata in malattie metaboliche, permettendo di poter prescrivere trattamenti dietetici personalizzati.

 

 

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