Sos Barriera Corallina e Parchi Africani

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Più di un terzo delle aree naturali classificate dall’Unesco patrimonio dell’umanità sono a rischio. In grave pericolo la Grande Barriera Corallina in Australia e i parchi naturali africani. Bene invece l’Etna, le Dolomiti e le Eolie

 

Come stanno le aree naturali italiane classificate dall‘Unesco patrimonio dell’umanità? Bene per due terzi, ma oltre il 30% soffre di un grave e preoccupante stato di incuria. A rivelarlo è il nuovo rapporto dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) pubblicato in occasione del Congresso Mondiale dei Parchi svoltosi a Sydney.

Per la prima volta l’analisi, dal titolo “IUCN World Heritage Outlook” valuta lo “stato di salute” dei 228 siti naturali definiti patrimonio dell’umanità. La buona notizia è che il 63% delle aree naturali risultano essere ben conservate: in particolare il 21% ha una “buona prospettiva di conservazione” ed il 42% viene classificato come in “buono stato, con alcune preoccupazioni”. Fra quelle che stanno meglio c’è, per esempio, la meraviglia Etna mentre Dolomiti e Isole Eolie appartengono alla seconda categoria. Poi c’è la parte negativa: il 29% dei siti naturali viene descritto “con preoccupazioni significative” e l’8% valutato addirittura in “pericolo critico” e con “necessità di urgenti azioni”. A metterle in pericolo sono specie invasive, bracconaggio e soprattutto il cambiamento climatico. Tra i siti in pericolo grave, c’è il Parco Nazionale del Virunga, in Africa, dove vive circa la metà dei gorilla di montagna restanti al mondo, ed il Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania, la Grande Barriera Corallina in Australia, Machu Picchu in Perù. Per fortuna nell’8% in grave pericolo non c’è nessun sito europeo, ma anche nel Vecchio Continente non c’è da stare tranquilli: le principali minacce sono il turismo e l’inquinamento delle acque. 

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