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Dall’Aquila al Giappone, come aiutare i bambini vittime di disastri

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Uno studio unico al mondo con il coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù aiuterà a trattare le ferite emotive dei piccoli aquilani, colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. Pensando ai bambini di Cile, Haiti e Giappone

A distanza di ben 24 mesi dal terribile sisma che ha distrutto L’Aquila e i paesi limitrofi, un bambino su quindici rivive ancora lo stesso attimo drammatico e presenta i sintomi di una Sindrome Postraumatica da Stress. Il dato emerge dalla prima ricerca sul campo, mai realizzata al mondo, per analizzare con evidenza scientifica quali cicatrici portino dentro di sé i piccoli esposti a catastrofi naturali come, ad esempio, il violento terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009. Conclusa la fase di screening, l’indagine – che si avvale del coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – è entrata nella fase della conferma, tramite visita specialistica neuropsichiatrica, delle diagnosi emerse dai test. Lo studio rivela quindi che più il bambino è piccolo, minori sono gli esiti del trauma: in questo caso concorrono più fattori ambientali di “protezione” come la famiglia e l’età, intesa come livello di sviluppo e maturazione del sistema nervoso. Conoscere è il primo requisito per poter intervenire. Il progetto – e questo è un ulteriore elemento innovativo – non si ferma infatti allo studio dei fattori di rischio e degli effetti prodotti da una tragedia naturale sulla psiche di bambini e adolescenti o alla conferma della diagnosi, ma, conseguentemente, contribuirà a formare esperti nella gestione della Sindrome Post da Stress. L’esperienza portata avanti dall’ equipe italiana sarà utile a bambini e ragazzi di tutto il mondo: lo studio costituisce infatti un modello applicabile a tutte quelle zone colpite da catastrofi naturali. In primis Giappone e Haiti. (VG)

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Aquila, giappone, haiti, terremoto

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