Sono molte le occasioni in cui, pensando che dobbiamo ricaricarci, ci rechiamo in luoghi in cui c'è un mare, un lago, un fiume, qualcosa che abbia a che fare con l'acqua, insomma. E la questione non si limita alle vacanze estive e alla possibilità di fare un tuffo, c'è qualcosa nell'acqua che calma.
Ed è proprio questo quello che ha cercato di verificare uno studio condotto qualche tempo fa da ricercatori provenienti da istituzioni della Nuova Zelanda e del Michigan che ha rivelato che vivere con una vista che dà sull'acqua ha un beneficio reale e quantificabile per la salute mentale.
Lo studio ha avuto luogo a Wellington, in Nuova Zelanda, una città che ospita mezzo milione di residenti e ha il Mar di Tasmania a nord e l'Oceano Pacifico a sud. I ricercatori hanno raccolto dati sulla visibilità degli spazi blu e verdi usando i dati topografici. Li hanno confrontati con i risultati della New Zealand Health Survey , utilizzando i parametri di una scala di stress nota come Kessler Psychological Distress Scale – che è un accurato predittore di ansia e disturbi dell'umore – e ne è venuto fuori che le persone che abitavano in luoghi vicini a specchi d'acqua avevano livelli molto più bassi di disagi psicologici – ovviamente erano stati messi in conto anche i tassi di salute, ricchezza, età, sesso e criminalità delle zone analizzate.
Quindi non è solo un modo di dire e di fare: andare a rilassarsi al mare, al lago o al fiume, ha davvero un significato che va oltre. Gli autori hanno ipotizzato che accada perché questi spazi blu, anche rispetto agli spazi verdi, sono luoghi totalmente naturali, senza costruzioni o aree gestite degli uomini. Un po' d'acqua, comunque, non se la dovrebbe negare nessuno.