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Fecondazione assistita: il punto di vista laico. Intervista

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Intrevista a Luisella Battaglia per approfondire il punto di vista laico in tema di fecondazione assistita

 

Fecondazione assistita, donazione dei gameti, sviluppo degli embrioni in vitro: la scienza e la ricerca hanno fatto numerosi passi in avanti in tema di procreazione. Ma non sempre la legge italiana è stata al passo: solo da qualche settimana, infatti, l’Italia ha dato il suo ok alla fecondazione eterologa. La norma ha nuovamente animato discussioni e dibattiti sull’argomento. Noi di Ecoseven.net, nella nostra più totale neutralità nell’approccio del tema, vogliamo offrire ai nostri lettori la possibilità di conoscere i diversi punti di vista sulla questione (laico, cattolico, valdese).

Di seguito potete leggere l’intervista a Luisella Battaglia, professore ordinario di ‘Filosofia Morale’ e di ‘Bioetica’ nella Facoltà di Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Genova e all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Punto di vista laico.

Favorevole o sfavorevole alla Fecondazione assistita? A tutte le tecniche che essa propone?

Una bella domanda. Io sono, in linea generale, favorevole alla fecondazione assistita, perché ritengo che il metodo con cui si mette al mondo un bambino sia irrilevante ai fini di quella che sia la famiglia. L’artificiale non è qualcosa che viene ad inficiare con la dimensione della genitorialità. Si può essere ottimi genitori anche ricorrendo alla fecondazione assistita e si può essere un pessimo genitore pur avvalendosi della procreazione naturale.

La procreazione assistita è solo una modalità attraverso la quale la coppia può realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Accetto anche la fecondazione eterologa, ma tengo a specificare che queste sono solo considerazioni di carattere generale. È giusto sempre valutare le diverse situazioni, se si parla di coppie, di single. Non  basta solo dire ‘si’ o ‘no’, serve valutare tutte le situazioni. Non è lecito tutto a chiunque: la bioetica ha il compito di definire  la liceità etica e l’appropriatezza di certe pratiche che la tecnica mette a nostra disposizione.

La fecondazione assistita è un forzare la natura. Una natura che, se non fosse stata influenzata dall’uomo, avrebbe applicato una selezione naturale della specie, non concedendo alla coppia di procreare. Come la bioetica e la filosofia morale guardano a questo?

La fecondazione assistita credo possa essere vista come un allargamento della nostra libertà e delle nostre possibilità. È un non lasciare la maternità e la paternità al destino: grazie a queste tecniche una coppia ha la possibilità di decidere, se, quando e a quali condizioni  diventare madre e padre. Ma è anche, ci tengo a sottolinearlo, un aumento delle nostre responsabilità.

Tengo anche a ricordare che una coppia che non può avere figli può anche optare per l’adozione. E’ una strada eticamente importante e significativa, anche se difficile. Certo è una cosa diversa: in questo caso si tratta di dare una famiglia ad un bambino che già c’è.

Facciamo riferimento ad un caso di cronaca di qualche mese fa: parliamo dello scambio degli embrioni  al Pertini. Di chi è in quel caso la paternità e la maternità?

Qui c’è il grande problema di una maternità e una paternità divisa. I bambini appartenevano geneticamente ad un coppia, ma dal punto di vista gestazionale appartenevano ad un’altra. Il bilanciamento è tra questi diritti. Personalmente mi sono sempre messa dal punto di vista di chi sarebbe nato, tenendo anche conto che la donna gestante ha avuto coraggio e generosità portando avanti una gravidanza da embrioni non suoi. La legge italiana ha optato per l’affido dei bambini alla mamma gestante (mamma è colei che partorisce), ma io auspico ad una famiglia allargata. Anche i genitori genetici hanno dei diritti.

Facendo particolare riferimento al periodo storico e ai dibattiti attuali, Lei è favorevole all’adozione dei bambini da parte delle coppie gay?

Io credo che debba essere garantita al bambino la famiglia migliore. E questo non esclude che possa essere una famiglia monoparentale o una coppia gay. La valutazione va fatta sulla singola situazione concreta. Credo che sia accettabile la strada che il Governo, su modello tedesco, sta intraprendendo: la possibilità di adozione da parte di una coppia gay del figlio e di uno dei due componenti della coppia.

Vorrei invece precisare che sono contraria all’utero in affitto. Non solo da parte di una coppia gay, ma in generale, perché ritengo che sia una forma di strumentalizzazione e di vendita del corpo femminile. Diversa è invece  la donazione dell’utero da parte di un componente della famiglia.

Chi possiamo definire genitori?

Lo definiremo proseguendo questa strada intrapresa con molta prudenza, identificando nei genitori coloro che si assumono la responsabilità di una scelta, che si può avvalere anche delle tecnologie. Starà a noi valutare l’appropriatezza delle nostre scelte e del nostro progetto di vita.

gc 

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bioetica, eterologa, fecondazione assistita, gay, Luisella Battaglia

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