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Il solare cerca materie prime

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Le compagnie fotovoltaiche stanno subendo la mancanza di polisilicio

I produttori di energia solare sono stati colpiti da un aumento dei costi e da minori margini di manovra, causati da una carenza imprevista di una materia prima critica.
I prezzi del polisilicio, il componente principale delle celle fotovoltaiche, sono aumentati del 35% negli ultimi quattro mesi, dopo che in Cina sono state chiuse diverse fabbriche (inserire link al pezzo «Fermare le fabbriche per ridurre la contaminazione dell’aria»). Ciò ha fatto aumentare i costi di produzione mentre i prezzi dei pannelli hanno continuano a diminuire, trascinando i guadagni per i produttori cinesi, che sono i principali fornitore mondiali. Molte società hanno lamentato questa situazione, dicendo che se i prezzi non scenderanno, potrebbe mettersi davvero male.

Il polisilicio è un materiale semiconduttore che viene raffinato dalla quarzite, una roccia densa creata dalla pietra arenaria quando viene schiacciata tra le placche tettoniche. Le società che producono il materiale lo fanno in forni giganti, trattandolo con sostanze chimiche che lo fanno condensare in lingotti di «quasi» polisilicio. Quei lingotti vengono tagliati in fette con seghe a diamante e poi in quadrati, per creare le celle che trasformano la luce solare in elettricità.

Il picco dei prezzi è arrivato dopo un giro di vite ambientale in Cina che ha coinciso con la pausa annuale nella produzione del polisilicio – i raffinatori, in Cina, di solito riducono la produzione di polisilicio durante l’estate per la manutenzione ordinaria. Il solito rallentamento stagionale, però, è stato esacerbato, quest’anno, dalla decisione del Ministero della Protezione Ambientale di chiudere diversi impianti che producono silicio metallurgico.

I due eventi hanno portato a una carenza che ha spinto i prezzi ad aumentare da (circa) 12 a 16 Euro al chilogrammo negli ultimi quattro mesi.
Nessuno se lo aspettava. Ora, bisogna capire quello che accadrà.

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