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Quale futuro se si investe sulla geotermia?

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Geotermia come opportunità di crescita e sviluppo, verso una società low carborn. Prospettive occupazionali per 30.000 lavoratori

 

 

Geotermia e futuro: dell’ambiente, dell’uomo e dell’Italia. E’ di tutto questo che si è discusso al convegno ‘Speciale geotermia, il futuro a emissioni zero è già qui”, promosso  da Legambiente e Kyoto Club. I partecipanti si sono chiesti se la normativa che disciplina la produzione di energia da fonte rinnovabile, e geotermica in particolare, sia in grado di tenere il passo dell’innovazione tecnologica. Se le imprese hanno messo in campo modalità di relazione e coinvolgimento con i territori. Se associazioni e cittadini sono realmente disponibili al confronto.

Il dibattito è stato animato da rappresentanti autorevoli delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni ambientaliste, tra cui il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, Ermete Realacci (Commissione Ambiente Camera) e Franco Terlizzese (MISE).

Sotto la spinta della crisi e della necessità di individuare fonti di energia più economiche e sostenibili, l’innovazione tecnologica ha cambiato radicalmente il volto della geotermia. A livello globale il cambiamento si è già consumato e anche in Italia la geotermia di nuova generazione è pronta a spostare l’ago della bilancia del nostro energy-mix verso soluzioni rinnovabili, efficienti e distribuite.

Queste alcune cifre-chiave del comparto geotermico, in Italia e nel mondo:

  • 3.000: gli occupati attuali nel comparto dell’energia geotermica in Italia (indotto escluso). Le imprese del settore sarebbero in grado di dare lavoro a 30.000 addetti, qualora le condizioni di mercato e normative consentissero di sfruttare appieno il potenziale esistente;
  • 6.000 GWh: l’energia prodotta in Italia da fonte geotermica, attraverso gli impianti di vecchia generazione (alta entalpia) situati in Toscana. Malgrado l’impiego di questa tecnologia ormai superata per efficienza e impatto ambientale, l’Italia è ancora il primo produttore europeo di elettricità da geotermia;
  • 500 MWh: l’energia prodotta in Italia da fonte geotermica a media entalpia;
  • 1,2 milioni: i dispositivi per la produzione di energia da fonte geotermica a bassa entalpia, già presenti in Europa, pari ad una potenza installata di circa 15.000 MW (rapporto JRC);
  • 114,4 milioni: i barili di petrolio (17,2  milioni di tonnellate di greggio) equivalenti all’energia geotermoelettrica totale, prodotta nel mondo nel 2010;

“In pochi, anni fa, avrebbero ritenuto possibile che oltre un terzo dell’energia elettrica prodotta in Italia fosse da fonti rinnovabili. E ancora due anni fa, molti ritenevano necessaria la megacentrale a carbone di Porto Tolle” – commenta Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera – “ Oggi, il nuovo a.d. dell’Enel ha abbandonato quel progetto e annunciato la chiusura di altre 22 centrali vecchie, inefficienti e inquinanti. La sfida di un futuro rinnovabile non può fare a meno dalla geotermia e in particolare non può prescindere dalle opportunità che arrivano dalla geotermia a bassa e media entalpia. Tecnologie più evolute, trasparenza, certezza delle procedure e dei tempi, impianti di piccole e medie dimensioni diffusi su scala territoriale sono una componente essenziale di questa sfida”.

“La geotermia rappresenta una opportunità reale di sviluppo economico sostenibile per il Paese” – sottolinea Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – “Per concretizzare questa prospettiva, è importante che tutti facciano la propria parte: le imprese nell’operare in maniera responsabile e partecipata rispetto ai territori, i cittadini nell’accettare la sfida del dialogo. E la politica, a cui spetta la definizione di un quadro normativo semplificato e favorevole allo sviluppo di una economia energetica sostenibile”.

“L’innovazione energetica sta procedendo velocemente anche in un settore ‘storico’ delle fonti rinnovabili, come quello della geotermia. Abbiamo l’opportunità di produrre energia pulita da risorse geotermiche a profondità e temperature inferiori rispetto al passato (media e bassa entalpia), attraverso impianti più piccoli, che meglio si possono integrare rispetto ai delicati equilibri del sottosuolo” – aggiunge Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – “Per rendere possibile questa prospettiva occorre alzare il livello del confronto sulle tecnologie e nei territori, ma anche introdurre procedure trasparenti e efficaci di valutazione che sono nell’interesse delle comunità e possono consentire di accelerare nella direzione di un sistema energetico sempre più distribuito e a emissioni zero di gas serra”.

In Italia sono in corso di sviluppo 10 progetti pilota per lo sviluppo di impianti geotermici a media entalpia di piccola taglia: dal successo di queste sperimentazioni – che metteranno in moto investimenti privati per circa 400 milioni di euro – dipende la possibilità di rimettere in carreggiata il nostro paese rispetto alle best practice internazionali in fatto di geotermia di nuova generazione.

Tra i progetti più interessanti in fase avanzata di autorizzazione, figura la piattaforma tecnologica proposta da ITW LKW Geotermia Italia, che realizzerà un impianto sperimentale di 5MW a Castel Giorgio (Terni).

 

“Grazie ad un sistema chiuso a ciclo binario che esclude il rilascio di emissioni in atmosfera, trasformeremo in energia elettrica i fluidi geotermici ad una profondità di circa 1.000 mt, producendo 40 GWh/anno di energia ‘verde’ da fonte rinnovabile, piuttosto che da combustibile fossile” – commenta Diego Righini, di ITW LKW Geotermia Italia – “Siamo entusiasti di poter contribuire, attraverso questo progetto sperimentale, alla sviluppo della ‘nuova’ geotermia, che il governo ha recentemente riconosciuto come fonte strategica di interesse nazionale. Pensiamo che un movimento di ‘industrializzazione ecologica’ possa prendere le mosse da qui”.

gc 

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