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Fare il tassista migliora il cervello. Parola dei ricercatori inglesi

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Fare il tassista fa bene. E’ il risultato di uno studio inglese basato sui risultati dei tassisti di Londra. Il cervello è stimolato dal ricercare e imparare sempre nuove strade e nuove direzioni

Fare il tassista fa bene al cervello. Detto in queste ore che i tassisti protestano in tutta Italia contro il Decreto Liberalizzazioni sembra quasi una provocazione. Proviamo a vedere di che si tratta. Viste le nuove tecnologie (navigatori e mappe direttamente sul telefonino) dovrebbe esser tutto più facile. Ma non è così. A Londra, un tassista si basa sulla propria conoscenza. Le tante informazioni lo portano ad avere più materia grigia.

 

Il bagaglio culturale acquisito per chi voglia prendere la licenza di tassista londinese, infatti, è composto da 25 mila strade e 20 mila luoghi importanti. Difficile impararli tutti. Infatti, il processo di apprendimento dura 3-4 anni. E non tutti riescono ad aver successo durante la selezione, al termine di un esame solo un candidato su due riesce a superare.

 

Imparare questa massa di informazioni spaziali, però, migliora il cervello: i tassisti di Londra, infatti, hanno più materia grigia nella parte posteriore del cervello chiamata ippocampo e meno in quella anteriore, rispetto alla media della popolazione.

 

Lo conferma uno studio effettuato sui tassiti e i guidatori da Eleanor Maguire dell’University College di Londra. Maguire e la collega Katherine Woollett hanno seguito due gruppi di guidatori, di cui solo uno era di aspiranti conducenti di taxi, «fotografando» nel tempo le immagini della struttura dei loro cervelli. All’inizio della fase di apprendimento della «Conoscenza», i due gruppi non presentavano differenze sostanziali, ma dopo 3-4 anni di corso sono emerse le differenze. 

 

Differenze evidenti, tra l’altro, non solo con coloro che non guidavano un taxi, ma anche con quelli che avevano frequentato il corso ma non avevano passato l’esame.

 

(GC)

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