Ebola: Ospedali italiani si preparano per la cura

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Al Sant’Anna di Como saranno eventualmente ricoverati fino alla fine del periodo d’incubazione pazienti ‘a basso rischio’ di contagio da ebola. I casi ‘ad alto rischio saranno ricoverati negli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma

 

Anche l’Italia si prepara e si attrezza a gestire i casi sospetti di ebola.  Un gruppo di lavoro per la gestione dei casi sospetti di virus Ebola è stato istituito, infatti, all’ospedale Sant’Anna di Como, come richiesto dal ministero della  Salute e dalla Regione Lombardia.

 L’ospedale Sant’Anna, dotato di un Reparto di malattie infettive con specifiche caratteristiche tecnico-strutturali, ha messo a disposizione nell’ambito della rete ospedaliera regionale 2 posti letto mper il ricovero di pazienti che manifestassero sintomi riconducibili all’Ebola. In particolare, si tratta di letti collocati in stanze predisposte per l’isolamento dei pazienti, definite ‘a pressione negativa’: in queste stanze i germi possono entrare ma non uscire, e attrezzate con filtri Hepa per loccare gli agenti infettivi.

Al Sant’Anna di Como, specifichiamo, saranno eventualmente ricoverati fino alla fine del periodo d’incubazione pazienti ‘a basso rischio’, cioè con stato febbrile, ma che non hanno avuto nessun contatto con persone infette. Invece i casi ‘ad alto rischio’, che hanno sintomi riconducibili all’Ebola e hanno avuto contatti con individui malati, saranno ricoverati negli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma.

Grazie ad un tavolo di lavoro, l’Italia ha già individuato i percorsi per la sicurezza dei pazienti e degli operatori per affrontare ‘una situazione altamente improbabile – si puntualizza nella nota – in quanto le persone che provengono dalle zone ‘a rischio’ (Guinea Bissau, Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Senegal e Repubblica del Congo) passano già attraverso i cordoni sanitari allestiti negli aeroporti, ma comunque possibile’.

 

‘l nostro gruppo di lavoro, insieme all’Asl – spiega Domenico Santoro, primario dell’Unità operativa di malattie infettive e coordinatore del team ospedaliero sulla cura dell’ebola – ha analizzato i percorsi da attivare nella remota possibilità di dover ricoverare un caso sospetto a tutela della sicurezza dei pazienti e degli operatori, anche se la persona dovesse autopresentarsi in una delle nostre strutture di Pronto soccorso. Possiamo comunque rassicurare la popolazione che non c’è un pericolo per la comunità. La rete costituita a livello regionale e locale ha un sistema di allerta in grado di isolare e gestire un eventuale caso sospetto grazie alle competenze, alle strutture e all’organizzazione di cui è dotata’.

gc

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