Sassi di Matera, una testimonianza antichissima

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I Sassi di Matera rappresentano la testimonianza di un antichissimo insediamento urbano, che ancora oggi insegna qualcosa sull’edilizia

I Sassi di Matera costituiscono un insediamento urbano, sorto nel cuore della Basilicata, che viene considerato un capolavoro assoluto dell’ingegno e della capacità di adattamento dell’uomo, nella sua continua lotta per la sopravvivenza alle difficoltà naturali e ad una storia non sempre clemente.

L’insediamento umano nel territorio di Matera è antichissimo. La prima zona abitata risale addirittura al periodo Paleolitico. Il nucleo originario della città era ed è comunque tuttora rappresentato dalla Civita, uno sperone roccioso, ai cui lati, nelle due conche carsiche, si sono sviluppati nel corso dei secoli gli stupefacenti Sassi: abitazioni rustiche ricavate da pastori nella morbida roccia di tufo a partire dal X secolo. Questi agglomerati divennero talmente complessi da determinare un’occupazione totale dei pendii e diedero vita ad una delle strutture urbane più incredibili mai realizzate al mondo.

Sassi matera

A prima vista, il continuo sovrapporsi di case e casette lungo i pendii può apparire caotico, guardando bene è però facile accorgersi che la costruzione dei Sassi ha seguito molti accorgimenti precisi. La temperatura all’interno di ogni abitazione è mantenuta costante a 15°C dalla massa termica stessa del tufo marino, che funziona quindi da climatizzatore. Il sistema di illuminazione naturale è tale che d’estate i raggi del sole, perpendicolari e roventi, vengono lasciati fuori dalle abitazioni, mentre d’inverno, obliqui, riescono a scivolare sul fondo delle grotte riscaldandole. I viottoli di discesa sono affiancati da canali d’irrigazione che riforniscono cisterne a goccia, usate come serbatoi d’acqua ad uso della comunità.

Insomma, i Sassi di Matera costituiscono anche un esempio eccezionale di accurata utilizzazione nel tempo delle risorse della natura: acqua, suolo, energia.

Nel 1993 i Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera sono stati iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO. Ben tre sono i criteri base soddisfatti dal sito:
Criterio (iii): I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera portano una testimonianza unica, o per lo meno eccezionale, di una tradizione culturale o di una civiltà esistente o del passato.
Criterio (iv): I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera rappresentano un eccezionale esempio di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o tecnologico o paesaggistico, testimonianza di importanti tappe della storia umana.
Criterio (v): I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera sono un eccezionale esempio di un insediamento tradizionale umano o di una occupazione del territorio che rappresenta una cultura (o più culture), che ha, dalle sue origini, mantenuto un armonioso rapporto con il suo ambiente naturale.

La Murgia Materana è un altopiano calcareo, lievemente ondulato, che presenta all’improvviso una spettacolare anomalia: un profondissimo canyon (70-80 mt), percorso da un torrente, la Gravina di Matera. Le pareti di questo burrone hanno ospitato da alcuni millenni varie forme di civilizzazione, che hanno dato come risultato finale un intricato sistema urbano, in cui il costruito si sovrappone allo scavato e alle cavità naturali, le strade fanno da copertura delle dimore sottostanti, la raccolta delle acque si perfeziona in un raffinato disegno di canalizzazioni e cisterne. Un labirinto di cunicoli, passaggi, mura, tetti, grotte, luoghi di culto ed edifici vari dona all’insieme una magia le cui suggestioni riportano addietro di migliaia di anni.
Tutto questo sono i Sassi di Matera, la parte più antica della città: uno straordinario insediamento urbano, risultato della lenta antropizzazione di un aspro comprensorio murgico secondo le regole “organiche” della civiltà rupestre prima, e della “cultura della città” europea poi.

Murgia MAterana

L’insediamento umano nel territorio di Matera è antichissimo: sono stati rinvenuti reperti paleolitici, come la grotta dei pipistrelli, individuati insediamenti neolitici, come i numerosi villaggi trincerati, ed anche dell’età del bronzo.
Si ha quindi documentazione di insediamenti greci e romani. Nel VI sec. Matera fu invasa dai Goti. Successivamente giunsero i Longobardi che si fronteggiarono per più secoli con i Bizantini. Per effetto delle numerose invasioni dall’867 al 994 fu distrutta e ricostruita tre volte. Dal X sec. in poi il territorio divenne sede di numerosi insediamenti religiosi. A cavallo dei secoli XII e XIII Matera passò sotto il controllo degli Angioini prima, poi degli Aragonesi. Nei secoli XV e XVI ci fu un notevole afflusso di albanesi e serbo-croati, i cosiddetti “Schiavoni”, costretti ad emigrare sotto la pressione delle invasioni turche. Gli aragonesi vendettero poi la città.
Venduta e riscattatasi più volte, Matera fu scelta nel 1663 come sede della Regia Udienza di Basilicata, di cui rimase capitale fino al 1806. La città ha poi seguito le vicende storiche dell’Italia meridionale fino all’unità d’Italia.
La storia della Murgia materana è stata quindi continuamente attraversata, ed a volte anche stravolta, da culture totalmente diverse tra loro, come l’architettura del territorio può facilmente testimoniare. Facciate rinascimentali e barocche si aprono su cisterne dell’VIII secolo, trasformate poi anche in abitazioni. Chiese bizantine nascondono pozzi dedicati al culto di Mitra. Alcune costruzioni sotterranee sono state scavate a più riprese fino agli anni cinquanta, altre sono state invece murate e dimenticate, nascoste nei fianchi della collina. Il Palombaro lungo, l’immenso serbatoio d’acqua sotto piazza Vittorio Veneto, ha delle sezioni costruite tremila anni fa, mentre le più recenti sono del 1700.

Insieme ai Sassi, l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità anche il Parco archeologico storico-naturale delle Chiese rupestri del Materano, chiamato anche Parco della Murgia Materana.
Uno dei tratti più distintivi e più spettacolari del territorio del Parco è la presenza di circa 150 Chiese rupestri, comprese in un lasso temporale che dall’alto medioevo giunge fino al secolo XIX, e strettamente legate ad ogni fase storica, sociale e religiosa del territorio.

Parco archeologico_storico-naturale_delle_Chiese_rupestri_del_Materano

Sin dall’VIII secolo, comunità di benetettini prima e monaci basiliani poi segnarono il territorio con una serie di luoghi di culto piccoli e grandi, direttamente ricavati nella roccia.
Le fonti più antiche finora disponibili attestano l’esistenza fin dal secolo VIII di insediamenti rupestri collegati alla presenza di monasteri benedettini. Pur non esistendo testimonianze dirette nelle fonti circa la presenza di monasteri italogreci nel territorio circostante Matera, alcune chiese rupestri sono da mettere in rapporto alla componente etnica bizantina dell’area. Altre chiese rupestri sono piccoli santuari rurali, qualche volta dedicati all’Arcangelo ma soprattutto intitolati alla Vergine. Tra i santuari mariani rupestri, di particolare importanza il sito sul quale è costruito l’odierno santuario della Palomba e l’imponente cripta di S. Maria della Vaglia che potrebbe essere il più antico santuario mariano di Matera.

Innumerevoli sono poi le chiese scavate in prossimità di piccoli insediamenti rurali o lungo gli antichi percorsi che legano la città alla campagna. In queste si riconoscono elementi architettonici desunti dall’architettura “fuori terra”, ma soprattutto uno scavo finalizzato a creare nel sito, con un dispendio minimo di risorse, gli elementi più indispensabili all’officiatura del luogo di culto. Lo scavo dell’aula qualche volta è accompagnato dalla costruzione in muratura della facciata o di altre strutture interne.
Le chiese sono ad aula unica oppure a tre o due navate. Spesso sono concluse da absidi, qualche volta preceduti da transetti di ridotte dimensioni. In molte cripte si nota l’accenno di una cupola realizzata con uno scavo lenticolare, mentre il ricordo delle coperture a tetto delle chiese in murature compare nell’uso di soffitti a schiena d’asino rilevabili negli ipogei più complessi.

(red)

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