Venezia, le nuove regole per i turisti
Dopo la pandemia, a Venezia cambiano modi e regole, per accogliere i turisti
I 22 ettari della Certosa, l’isola a nord-ovest di Venezia che offre un notevole patrimonio naturale, potrebbe diventare un modello per costruire un futuro sostenibile a Venezia, mentre si cerca di rilanciare la sua industria del turismo tutelandosi da un ritorno alle orde di gite giornaliere pre-pandemia.
Grazie a degli investimenti privati, l’isola pubblica dimenticata a soli 15 minuti di vaporetto da Piazza San Marco, è stata riforestata e trasformata in un parco urbano dalle mille sfaccettature, con un hotel, un porto turistico e un ristorante.
Ma il punto non è solo la Certosa, il punto è che Venezia va tutelata e questo post-pandemia potrebbe essere il momento giusto per trovare un nuovo modo per gestire le fragilità strutturali della città e l’ambiente lagunare che, come è noto, sono protetti come patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Anche perché, di recente, proprio l’UNESCO ha raccomandato l’ingresso di Venezia nella “lista nera” dei siti Patrimonio dell’Umanità in pericolo – il mese prossimo sapremo la decisione finale.
Dopo una pausa di 15 mesi nei viaggi internazionali di massa, si può capire come accogliere al meglio turisti senza subire gli affollamenti, gli intasamenti dei vicoli stretti, i bivacchi, i ponti riempiti di chi vuole solo farsi un selfie. E soprattutto, come da raccomandazione del World Heritage Centre dell’UNESCO, si dovrebbe tutelare la città in particolare dal passaggio delle navi da crociera attraverso il centro storico che provoca un costante calo dei residenti e grandi problemi di gestione.
Per questo, le autorità regionali del Veneto hanno presentato a Roma un piano per il rilancio della città dipendente dal turismo che prevede il controllo degli arrivi di turisti giornalieri, il potenziamento dei residenti permanenti, l’incentivazione delle startup, la limitazione dello stock di affitti di appartamenti privati e il controllo della zonizzazione commerciale a tutela degli artigiani veneziani. La proposta, presentata a marzo, mira a rendere Venezia una “capitale mondiale della sostenibilità” e spera di attingere a parte dei 222 milioni di euro nei fondi di recupero dell’UE per aiutare il rilancio dell’Italia duramente colpita dalla pandemia.
Speriamo che la proposta venga accolta e che Venezia abbia l’occasione di cambiare.
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