Sardegna: ragazza, ‘durante lo stupro di gruppo ridevano, sentivo le loro mani ovunque’

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Tempio Pausania, 7 lug. (Adnkronos) – “Appena ho appoggiato la borsa a terra la situazione è degenerata: hanno iniziato ad allungare le mani. Volevamo fare il bagno, ne avevo parlato con ‘Giulia’ (nome di fantasia ndr), entrambe volevamo tuffarci. Siccome non avevo il reggiseno non avrei voluto togliermi la tutina. Non mi sarei spogliata davanti a loro. Ma loro hanno iniziato ad abbassare la zip, sentivo mani ovunque”. Inizia così il racconto dell’orrore di ‘Marta’, il nome è di fantasia per salvaguardare la sua identità, una delle due ragazze che hanno denunciato uno stupro di gruppo, che sarebbe avvenuto tra l’8 e il 9 luglio sulla spiaggia di Baja Sardinia a Porto Cervo, in Costa Smeralda, esattamente una settimana prima dal presunto stupro avvenuto nel residence del figlio di Beppe Grillo, sempre a Porto Cervo. Per i quattro indagati la Procura di Tempio Pausania ha chiesto l’archiviazione, a differenza dell’inchiesta che vede indagato Ciro Grillo e altri tre giovani di Genova.

“Chi mi abbassava la zip, chi cercava di tendere la tutina e chi cercava di sfilarla – prosegue Marta, come si legge nei verbali di sommarie informazioni visionate dall’Adnkronos – Io ho sollevato le spalle per evitare che le spalline scendessero. Loro me la tiravano da dietro e la tutina è scivolata a metà coscia. A quel punto me l’hanno tolta del tutto e mi sono lanciata in acqua”. Qui sarebbero iniziati gli abusi e le violenze sessuali. In acqua.

“Gli aggressori continuavano a ridere a pronunciare apprezzamenti volgari nei confronti della ragazza”, si legge nelle carte. Poi uno dei ragazzi avrebbe girato verso se l’altra ragazza “afferrandola per i fianchi e sollevandole le cosce, dalle quali la assicurava a sé, per penetrarla”. In quel momento Giulia “era costretta ad aggrapparsi con le mani alle spalle del ragazzo per non cadere indietro con la testa in acqua, rischiando di annegare”. Una delle due amiche tenta di scappare ma viene nuovamente presa da uno degli indagati che “la afferrava nuovamente da tergo” mentre “Giulia era costretta ad aggrapparsi con le braccia con le braccia all’amica per non cadere con il viso in acqua. In più di un’occasione infatti il volto della ragazza cadeva sott’acqua”.

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