Patrimoni Unesco: 1998 , Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula
Viaggio tra i Patrimoni Unesco in Italia
Il Cilento, un eccezionale paesaggio culturale in Campania che si affaccia sulla costa tirrenica a sud di Napoli, tra il Golfo di Salerno e il Golfo di Policastro.
Nei millenni, il Cilento è stato ininterrottamente abitato, prima dagli agricoltori del Neolitico e dalle comunità dell’Età del Bronzo e del Ferro e in seguito da colonizzatori greci, Etruschi e Romani. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e il conseguente disfacimento politico e sociale, il Medio Evo vide la rinascita dei centri abitati e delle vie di comunicazione.
Il Cilento, da sempre, ha rivestito un ruolo di crocevia per le comunicazioni culturali, politiche e commerciali, utilizzando le creste delle catene montuose che corrono da est a ovest e creando così un paesaggio culturale di straordinaria importanza e qualità che ritrae chiaramente l’evoluzione storica della zona.
Il sito rappresenta un’area molto vasta che comprende il Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano, i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula, dichiarati tutti Patrimoni UNESCO nel 1998 .
Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano rappresentano il magnifico risultato dell’opera combinata della natura e dell’uomo.
La presenza di antichi insediamenti umani è testimoniata dalle tracce lasciate sia nelle grotte costiere, sia in quelle interne lungo i percorsi del crinale dei massicci montuosi, che nel vallo di Diano.
L’intera zona simboleggia il Parco mediterraneo per eccellenza, grazie alla specifica tipologia ambientale che lo contraddistingue. La macchia mediterranea si estende nell’area costiera insieme ad ulivi e boschi sempreverdi.
Di particolare interesse è la vegetazione delle rupi costiere. Essa comprende tra l’altro il raro giglio marino, la primula di Palinuro, il garofano delle rupi. Nelle aree interne predominano i boschi di cerri, roverelle, aceri, carpini neri e castagni, mentre al di sopra dei 1.000 metri in genere domina incontrastato il faggio,
Vista la grande varietà della morfologia e della flora del parco, non è strana la presenza di una fauna diversificata. Tra i mammiferi le specie più interessanti sono il molosso di Cestoni, l’istrice, la faina, lo scoiattolo, il lupo, la lontra e la lepre appenninica.
Per quanto riguarda l’avifauna, invece, sono diffusi rapaci come l’aquila reale, il falco pellegrino, il biancone, il corvo imperiale, il lanario, il gufo reale, mentre tra i rettili sono presenti il cervone, la vipera e la natrice e nelle acque fredde vivono anche anfibi come la rara salamandrina dagli occhiali.
Il Vallo di Diano, un a fertile conca, la cui ampia fascia pianeggiante di fondovalle è posta tra i 450 e i 480 metri s.l.m, è stato inserito nella prestigiosa rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco, dove Mab sta per “Man and biosphere. In tutto il mondo si contano circa 350 di queste particolari aree protette che servono a tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura.
Il Parco del Vallo di Diano così, oltre ai suoi preziosi habitat naturali, può salvaguardare oggi quegli scenari consacrati dalla storia dell’uomo e permeati dalle sue tradizioni come borghi e antichi sentieri.
Un complesso di notevole importanza inserito nel Vallo di Diano è la Certosa di San Lorenzo a Padula.
Una delle strutture monastiche più vaste dell’Italia Meridionale, nonché una delle più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e ricchezza di tesori artistici.
La storia dell’edificio copre un periodo di circa 450 anni. Fu fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino che la donò all’ordine dei Certosini, ma i lavori di costruzione proseguirono, con ampliamenti e ristrutturazioni, fino al XIX secolo.
La parte principale della Certosa è in stile Barocco sulla quale sono edificate oltre 320 stanze ed un enorme grande chiostro di circa 12.000 m² contornato da 84 colonne. Nella Certosa, dell’antico impianto, restano pochi elementi, tra cui lo splendido portone della chiesa datato 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa.
Le trasformazioni più rilevanti risalgono alla metà del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento. Gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa sono seicenteschi, mentre gli affreschi e le trasformazioni d’uso di ambienti esistenti risalgono al Settecento. I Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, quando furono privati dei loro possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria.
Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento conobbe uno stato di precarietà e abbandono. Dal 1957 la Certosa ospita il Museo Archeologico provinciale della Lucania occidentale.
Altre importanti testimonianze storiche della zona sono rappresentate dai resti di due grandi città dell’epoca classica, Paestum e Velia.
Il sito archeologico più degno di nota è quello di Paestum, l’antica città greca di Poiseidonia, fondata alla fine del VII secolo a.C. e dedicata a Poseidone, dio del mare, conserva ancora oggi alcuni eccezionali templi dorici.
La cinta muraria dell’antica colonia greca, a forma poligonale con quattro grandi porte, avvolge, quasi completamente Paestum, dove erano presenti un Foro, interi quartieri urbanizzati, edifici religiosi e tre templi.
Tra questi il Tempio di Hera, il più antico, è di ordine dorico con diciotto colonne sui lati lunghi e nove su quelli corti, divisa in due navate da una fila di colonne. Al 510 a.C. risale il Tempio di Atena, in precedenza noto come Tempio di Cerere, il più piccolo tra gli edifici, con un ampio portico antistante, colonne doriche nel peristilio e ioniche nella cella.
Il Tempio di Nettuno è il più grande dei tre e si fa risalire al 450 a.C. Costituisce uno dei più splendidi esempi di architettura dorica templare, a sedici colonne sui lati lunghi e sei su quelli corti, con una cella racchiusa tra due portici e divisa in tre navate da due file di colonne.
Velia, in greco Elea, nacque nel 540 a.C., da una spedizione di esuli Focei in fuga dalla Ionia, sulle coste dell’attuale Turchia, per sfuggire alla pressione militare persiana, giunse sulla costa tirrenica della Lucania e sviluppò una città su un promontorio affacciato sul mare. Pochi decenni dopo la fondazione, la città di Elea vide la nascita di una scuola filosofica presocratica: la scuola eleatica. Parmenide ne fu il fondatore e Zenone fu il suo illustre discepolo. Entrambi nativi di Elea, sono considerati tra i maggiori filosofi greci, padri delle radici della razionalità occidentale.
L’area archeologica di Velia conserva i resti monumentali di questa colonia e dell’antica città si possono ancora ammirare l’Area Portuale, la Porta Rosa, le Terme Ellenistiche e le Terme Romane, l’Agorà e l’Acropoli.
Quest’ultima, nel Medioevo, fu luogo di insediamento della popolazione che abbandonò la parte bassa della città in seguito all’insabbiamento dei due porti, che distrusse le attività marinare su cui si era basata l’economia di Velia.
L’ampio tratto di terra che comprende il Parco del Cilento e il Vallo di Diano, situato all’interno di un’area naturale protetta di importanza nazionale, garantisce l’integrità del sito.
Nonostante le inevitabili trasformazioni che interessano un vasto territorio, infatti, la proprietà conserva le sue caratteristiche di paesaggio culturale, derivanti dalla secolare interazione tra uomo e natura, testimoniata dalla presenza di 8 comunità montane e 80 comuni.
Le minacce alla proprietà sono principalmente legate a disastri naturali come frane e inondazioni, ma l’autenticità degli elementi culturali all’interno del parco è elevata e fornisce un esempio di eccezionale significato e qualità sul Mar Tirreno.
Le tracce di antiche reti di sentieri di montagna sono ancora visibili nel paesaggio, così come molti dei santuari religiosi. I villaggi e le frazioni lungo il percorso sono sopravvissuti con pochi cambiamenti che hanno influito sulla loro autenticità.
Molti lavori di restauro sono stati completati nei siti archeologici di Paestum e Velia e nella Certosa di San Lorenzo.
A Paestum, oltre al restauro dei tre templi dorici, è stato completato il restauro della casa a tre isolati dal settore romano e del settore orientale della cinta muraria. A Velia le terme romane e la monumentale Porta Rosa sono state completamente restaurate e conservate, insieme alla torre medievale sull’acropoli.
Tutta l’area patrimonio dell’umanità, oggi, è un paesaggio vivente che mantiene un ruolo attivo nella società contemporanea, ma conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato tra cui l’organizzazione del territorio, la trama dei percorsi, il sistema degli insediamenti e la struttura delle coltivazioni.
Alessandro Campa
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