Patrimoni Unesco: 1998, area archeologica e Basilica Patriarcale di Aquileia
Viaggio tra i Patrimoni Unesco in Italia
Aquileia, piccola località in Friuli-Venezia Giulia, era una delle principali città dell’Impero Romano, fondata nel 181 a.C. come colonia militare sulle rive del fiume Natisone, all’epoca navigabile.
Fu inizialmente considerata come postazione offensiva contro l’invasione di popoli barbari e punto di partenza per conquiste militari, ma nel tempo Aquileia acquistò importanza come emporio commerciale che collegava il Mediterraneo all’Europa centrale.
L’antico centro abitato, dotato di un porto fluviale e di splendidi edifici pubblici, fu ampliato e ospitò abili artigiani, maestri d’oreficeria che lavoravano il vetro, la terracotta, il marmo e la pietra e che realizzarono mosaici di particolare bellezza.
Dopo l’assedio e il saccheggio da parte degli Unni di Attila nel 452 d. C., Aquileia tornò a fiorire grazie all’appoggio di Carlo Magno che permise il rientro del Patriarca Massenzio, il quale diede avvio ad un periodo di ripresa della città.
Proprio per volontà del vescovo Massenzio, a partire dall’811 d.C., cominciarono le opere di ristrutturazione degli antichi edifici, tra cui la celebre Basilica di Aquileia, edificata dopi il 313 d.C. dal vescovo Teodoro con il diretto appoggio dell’imperatore Costantino.
L’area archeologica e la Basilica Patriarcale di Aquileia sono diventate Patrimonio UNESCO nel 1998.
I resti più suggestivi della città romana comprendono parte del foro, che si estendeva per circa 115 metri in lunghezza e 57 in larghezza, affiancato sui latilunghi da due ali di portico-colonnato.
Su entrambi i lati si aprivano delle tabernae, simili alle nostre botteghe, mentre in fondo alla piazza, lungo il lato meridionale, c’era la basilica, di epoca severiana, dove si esercitava l’attività amministrativo-giuridica del senato cittadino.
Al di fuori della cinta muraria tardo romana, di cui è stato individuato l’intero corso e parte della quale si conservano alambicchi, gli scavi hanno portato alla luce un cimitero con alcuni imponenti monumenti funerari, mentre sono stati conservati anche i resti archeologici sotterranei dell’anfiteatro e del circo.
A queste testimonianze si aggiunge la Basilica Patriarcale, un edificio straordinario con un eccezionale pavimento a mosaico che, nell’Alto Medioevo, svolse un ruolo chiave nella diffusione del cristianesimo all’interno di una vasta regione dell’Europa centrale e orientale.
Il complesso della Basilica Patriarcale sorge decentrato rispetto al nucleo principale dell’Aquileia romana. Il nucleo dell’edificio è costituito dalle due Aule Paleocristiane del vescovo Teodoro, appartenenti agli inizi del IV secolo e collegate fra loro da un corridoio centrale dove inizialmente si svolgeva il rito del battesimo.
A questi primi edifici sacri sono riconducibili i magnifici mosaici pavimentali che si ammirano all’interno della Basilica e nell’ adiacente Cripta degli Scavi, che si estende alla sinistra della Basilica, fino al campanile.
Lungo il percorso si possono ammirare mosaici appartenenti ai resti della basilica paleocristiana e a case romane precedenti. Sono particolarmente interessanti alcune figurazioni simboliche, come la scena di lotta tra il gallo e la tartaruga, simboli rispettivamente della luce e delle tenebre.
L’attuale Basilica Patriarcale è il risultato di molteplici opere di ristrutturazione in diversi stili architettonici. Presenta una pianta a croce latina e l’interno è a tre navate, divise da un colonnato che giungono fino al transetto dove si aprono tre absidi riccamente affrescati.
Sulla sinistra, vicino all’ingresso della basilica è presente il Santo Sepolcro, struttura dell’XI secolo che riproduce il Santo Sepolcro di Gerusalemme, come descritto dalle antiche cronache medievali. Esternamente si ergono il Campanile, alto 73 metri e fatto costruire come torre di avvistamento, e il Battistero a forma ottagonale.
Proprio all’interno del Battistero fu istituito il primo museo archeologico, mentre il 3 agosto 1882 venne inaugurato l’attuale Museo Archeologico, suddiviso in tre piani, che si arricchì di importanti collezioni, statue, suppellettili domestiche e ornamentali, gemme, ambre e monete. Di grande rilevanza è anche la galleria lapidaria e la notevole quantità e qualità dei mosaici pavimentali.
Il Museo Paleocristiano, invece, si trova nella frazione chiamata Monastero, raccoglie una ricca serie di iscrizioni di epoca paleocristiana e i resti di una grande basilica con pavimentazione a mosaico del IV- V secolo, sopra la quale fu costruita la Chiesa delle Monache, trasformata in villa privata all’inizio dell”800.
L’intera proprietà considerata patrimonio dell’umanità comprende tutti gli elementi che contribuiscono a giustificare il suo eccezionale valore universale.
Aquileia è stata una delle più grandi e più ricche città dell’ Impero Romano e , poiché gran parte dell’antica città è rimasta intatta e ancora sepolta, può essere considerata come il più grande centro romano non scavato di tutto il mondo mediterraneo, costituendo un eccezionale esempio di riserva archeologica unica.
Ad Aquileia, i lavori archeologici iniziarono alla fine del XIX secolo e da allora sono proseguiti di pari passo con i lavori di conservazione e di ricostruzione minima, associati ad una meticolosa ricerca archeologica e storico- artistica.
La maggior parte del lavoro di restauro svolto presso la Basilica ha seguito i principi della conservazione dei pavimenti a mosaico all’interno, mentre severi criteri conservativi sono stati utilizzati anche per il ripristino del Battistero.
La Basilica Patriarcale ha mantenuto la sua funzione religiosa e l’attuale edificio conserva il suo stile romanico originale, in gran parte sopravvissuto agli effetti della ricostruzione avvenuta in seguito ad un terremoto nella metà del XIV secolo.
Le minacce identificate per la proprietà riguardano principalmente i danni causati dalle inondazioni e dal livello della falda freatica. L’area continua a funzionare come un piccolo centro urbano, sebbene il ruolo di Aquileia come importante centro commerciale sia stato sostituito da Venezia molti secoli fa.
Alessandro Campa
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