Ucraina, rettrice università Kharkiv: “le perdite sono significative, ma non molliamo”
Roma, 7 apr. (Adnkronos) – L’università nazionale di Karazin a Kharkiv, una delle principali istituzioni educative e di ricerca ucraine con una storia di 215 anni, è riuscita a sopravvivere ai missili russi, se non altro nella forza di spirito. “Diciamo che non è stata integralmente distrutta – riferisce con ottimismo la rettrice dell’Ateneo, Tetiana Kahanovska – Le sedi rase al suolo sono la facoltà di economia e fisico-tecnica, la scuola d’imprenditoria, l’Istituto di amministrazione pubblica, l’intero complesso sportivo, la clinica universitaria, due dei 9 dormitori studenteschi. È stata danneggiata la biblioteca universitaria nella quale sono conservate delle antiche stampe e il museo naturale con i suoi esemplari unici”.
Ancora in piedi sono infatti le due sedi principali dell’università che “si trovano in piazza della Libertà al centro di Kharkiv dove a causa delle esplosioni si sono frantumate oltre 400 finestre, il sistema di riscaldamento si è danneggiato per le gelate di marzo e di conseguenza si sono allagate le aule ed abbiamo dovuto ripristinare la corrente e la connessione internet”. Certo – ammette la rettrice – le perdite sono significative. Necessitiamo del supporto dello stato, dei donatori, dei mecenati e delle fondazioni per la ricostruzione. Ma continuiamo a lavorare. Manteniamo, conserviamo e ricostruiamo quello che possiamo. Decani e professori raccolgono vetri rotti, preservano dalle gelate e dagli allagamenti la strumentazione dei laboratori, i libri e a volte oggetti preziosi quale, per esempio, l’erbario ritenuto patrimonio nazionale. È difficile! – esclama – Ma la comunità universitaria dimostra l’unione e il carattere. Sono orgogliosa della nostra università, della sua gente che in un momento difficile dimostra la propria umanità e devozione verso l’Ateneo”.
Anche se la didattica in presenza è ferma “l’università lavora, vive. Dal 28 marzo è ripartita ufficialmente la didattica a distanza per il 70% degli studenti. Ma tutti abbiamo lavorato 24ore al giorno e 7 giorni su 7. Ognuno ha fatto ciò che poteva: evacuando gli studenti, aiutando gli allievi stranieri a lasciare la città per andare in posti più sicuri, gestendo la logistica degli aiuti umanitari al centro di smistamento che si trova all’università, attivando la ricerca degli studenti o professori con i quali avevamo perso il collegamento”.
Senza mai perdersi d’animo nonostante anche casi tragici come quello dello “studente di ecologia Vadym Pavlenko, in fuga da Izuym insieme al padre. Sono stati uccisi nella loro macchina durante l’evacuazione dei civili. È successo il 7 marzo”. “Prima della guerra – ricorda – avevamo 23mila studenti, 4mila dei quali stranieri, tutti tornati nei loro paesi; nel campus vivevano in più di 5000 studenti. Attualmente ne sono rimasti 56, ma durante le lezioni in video abbiamo non meno studenti che prima del conflitto. Speriamo che tornino appena sarà possibile così Kharkiv continuerà ad essere una città studentesca, giovane e creativa “.
“A marzo in una delle interviste il presidente Volodymyr Zelenskyy è intervenuto sulle distruzioni che ha subito l’università di Karazin ed ha sottolineato la necessità di sostegno per la ricostruzione – rammenta la Rettrice – Questa situazione ci ha spronati ad ampliare le alternative. A Poltava, città a due ore di macchina da Kharkiv, in una relativa sicurezza abbiamo installato i server necessari per provvedere alla gestione della documentazione e della didattica, anche il server con il materiale didattico sulla piattaforma Moodle. Così l’università ha continuato la sua attività!”.
Aiuti infine anche dalla comunità internazionale, da altri atenei e dallo stato che “ha dato una risposta rapida ripristinando il sistema unico elettronico dell’istruzione, il che ci ha permesso di lavorare con la base dei dati. Hanno funzionato stabilmente i servizi necessari per la comunicazione interna il che ci ha permesso di mantenerci in contatto, smentire fake news, evitare la diffusione della disinformazione o il panico. E proprio durante la guerra abbiamo lanciato il nuovo sito dell’università karazin.ua. Ci stavamo da tempo preparando al lancio pianificato – conclude – ma la guerra ha accelerato tutto”.
(di Roberta Lanzara)
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