Quando l’agricoltura coniuga biologico e legalita’
In Italia sono in aumento le fattorie biologiche sociali, dove si recuperano gli esclusi dal lavoro perchè ex detenuti, disabili o tossicodipendenti. In Lombardia l’aumento registrato è stato del 10%. Vedi l’esempio di Bergamo che ha coinvolto Regione, Ministero dell’Agricoltura e il Dap
Aumentano in Italia le fattorie biologiche sociali che passano dalle 105 censite nel 2007 alle 245 dello scorso anno. Una realtà giovane e dinamica: in Lombardia il 10%, sono nate nell’ultimo anno. E’ quanto emerge da un censimento realizzato dall’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab). Aziende agricole che puntano su produzioni biologiche offrendo al tempo stesso la concreta opportunità di riabilitazione e di reinserimento socio-lavorativo per soggetti svantaggiati e a rischio di esclusione lavorativa: disabili, tossicodipendenti, detenuti ed ex detenuti. "L’agricoltura sociale è un’esperienza significativa non soltanto perché attiva processi di solidarietà, eticità e responsabilità sociale – commenta Anna Ciaperoni, vicepresidente di Aiab -. Ma perché infonde dinamismo al settore agricolo". Esperienze con una forte impronta etica, che però non si esauriscono in semplice assistenzialismo o beneficenza: "Queste sono attività economiche solide e importanti", conclude Anna Ciaperoni. Un settore in controtendenza rispetto al mercato agricolo tradizionale, segnato da una profonda crisi in cui crollano redditi (-3,3% nel 2010) e occupazione.
L’attività agricola si è rivelata particolarmente efficace per soggetti "svantaggiati" sia dal punto di vista psico-fisico, che da quello sociale, come ad esempio i detenuti. E proprio a questa categoria è stato rivolto il progetto "Modello di impresa agricola biologica finalizzato alla promozione di filiere corte e all’inserimento di soggetti svantaggiati" che si svolge presso la cooperativa sociale "Areté" di Bergamo che ha proposto un corso di formazione lavoro – 150 ore in aula, 150 ore di lavoro sul campo – in agricoltura biologica per nove detenuti della casa circondariale di Bergamo. Uomini che ora hanno la prospettiva di uno sbocco occupazionale presso la stessa cooperativa sociale Areté o presso aziende biologiche circostanti. Il progetto è stato promosso da Aiab e dall’associazione "Amici di Areté" con il sostegno del ministero dell’Agricoltura e dell’assessorato regionale all’Agricoltura e del Dap.
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