Montante: teste in aula, ‘irrituale quella denuncia alla Dia contro l’imprenditore Tornatore’
Caltanissetta, 24 ott. (Adnkronos) – Una “denuncia orale” arrivata nel 2012 alla Dia contro un imprenditore di Caltanissetta e che era ritenuta “irrituale” dagli stessi investigatori. A raccontarlo in aula, al processo all’ex potente presidente degli industriali Antonello Montante, ripreso oggi nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, è il luogotenente Giandomenico Fenu, ex Dia e oggi in servizio alla Procura nazionale antimafia. Fenu sta ripercorrendo le fasi delle indagini su Piero Di Vincenzo, imprenditore oggi parte civile nel processo. Rispondendo alle domande della pm Claudia Pasciuti spiega di avere ritenuto “irrituale una denuncia orale” che arrivò alla Dia nei confronti di Pasquale Tornatore, architetto e imprenditore, oggi parte civile anche lui nel processo. Le indagini furono seguite dal tenente colonnello Letterio Romeo, sotto processo. Tempo fa era stato lo stesso Tornatore a spiegare il perché sarebbe stato “inviso” ad Antonello Montante. “Secondo la ricostruzione della Procura di Caltanissetta, per il semplice fatto di essere ‘inviso’ ad Antonello Montante, soprattutto dopo la mia lettera al quotidiano ‘La Sicilia’ del 14 Agosto del 2013 nella quale misi in dubbio il legame tra Montante ed il presidente della Regione Siciliana dell’epoca Rosario Crocetta e la falsa antimafia sbandierata dal presidente di Confindustria Sicilia, dopo un mese della mia lettera a La Sicilia, nel Settembre del 2013, sarei stato oggetto di particolari attenzioni dai vertici della direzione investigativa antimafia, i quali avrebbero adottato iniziative pregiudizievoli nei miei confronti al fine di effettuare approfondimenti investigativi e di ottenere l’applicazione di una misura patrimoniale”.
Oggi il luogotenente Fenu spiega in aula: “Reputo irrituale che un segretario della camera di commercio vada a fare una denuncia alla Dia, noi ci occupiamo di criminalità organizzata. Qualcuno ha detto alla dottoressa Ferrara di andare dal colonnello Romeo il 6 settembre 2012”. L’esposto presentato alla Dia con degli elementi “a carico” di Tornatore venne poi inviato alla Procura di Caltanissetta. Secondo i magistrati nisseni all’epoca l’imputato principale, oggi assente, l’ex potente capo degli industriali siciliani Montante, avrebbe orientato le indagini contro i suoi “nemici” con “l’appoggio dei vertici della Dia”.
“Le indagini partirono su notizie da fonti confidenziali che dicevano che Tornatore era vicino a colletti bianchi che riciclavano capitali”, spiega ancora Fenu durante la sua deposizione. Il processo nelle scorse udienza è stato unificato in un unico troncone. Una sorta di ‘Maxiprocesso di Caltanissetta sul ‘Sistema Montante’ che vede sul banco degli imputati politici, imprenditori, forze dell’ordine, ma soprattutto lui, Montante, oggi ancora assente. Una decisione quella di D’Arrigo, arrivata nonostante il parere contrario di accusa e difesa dei due processi che temono un prolungamento dei tempi per le sentenze.
Nel ‘processone’ di Caltanissetta, che si celebra presso l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, sono imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria.
Sul banco degli imputati anche l’ex Presidente del Senato Renato Schifani, oggi accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate. Sotto processo anche l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il ”re dei supermercati” Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.
L’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio ‘sistema’ di potere, ideato e attuato “grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”. Inoltre sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l’accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e finalizzata a ricattare “nemici”, condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini a suo carico.
Nell’ultima udienza, il 26 settembre scorso, il pm Maurizio Bonaccorso, aveva lanciato un allarme ben preciso: “C’è un concreto rischio prescrizione sulla maggior parte dei reati”, aveva detto. Ecco perché la Procura aveva chiesto “di sfoltire la lista dei testi” e di “programmare i testi per evitare che possano essere presentate giustificazioni per le udienze successive”. “Dobbiamo sapere quali sono le dichiarazioni dibattimentali che possono essere utilizzate”, spiegava il magistrato. La deposizione del luogotenente Fenu, intanto, prosegue.