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Stop al consumo selvaggio di suolo: serve legge severa

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Per fermare il consumo di suolo si dovrebbero riqualificare le aree degradate e implementare e il disegno di legge

Combattere il consumo selvaggio di suolo dovrebbe essere una delle priorità del nostro Paese, dal momento che, secondo le parole del Ministro GianLuca Galletti, ‘ogni giorno vengono cementificati circa 100 ettari di superficie libera. Pertanto, dal 1956 al 2010, il territorio nazionale edificato è aumentato del 166% a scapito di quello a destinazione agricola’. E per raggiungere gli obiettivi servirebbe un”implementazione nel disegno di legge’ sulla valorizzazione delle aree agricole e sul contenimento del consumo del suolo in particolare per quanto riguarda ‘l’aspetto relativo allo stretto rapporto esistente tra consumo del suolo e fenomeni di rischio idrogeologico’.

Il Ministro ha quindi spiegato che è necessario ‘garantire il giusto equilibrio, nell’assetto territoriale, tra le zone suscettibili di utilizzazione agricola (e, più in generale, libere da interventi di significativa antropizzazione) e quelle edificate ed edificabili” per “non pregiudicare da un lato la produzione agricola e la sicurezza alimentare e, dall’altro, l’intero ambiente comprese, quindi, le condizioni generali di vita dell’intera popolazione’.

Nella pianificazione urbanistica ‘devono trovare spazio le esigenze di interesse pubblico alla tutela ambientale, tra le quali emerge con forza la necessità di evitare un’ulteriore indiscriminata attività edificatoria’ e, ha continuato il Ministro, ‘un equilibrato rapporto tra aree edificate e spazi liberi’.

‘I Comuni sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale in vista del concreto raggiungimento degli obiettivi quantitativi di riduzione che saranno stabiliti a livello statale con la mediazione regionale’ e per questo ‘è opportuno valutare l’estensione della categoria qualificante del ‘consumo del suolo‘ alla complessiva attività di programmazione del territorio comunale, come individuato dagli strumenti urbanistici o, nei limiti in cui sia possibile comprenderle in una sicura categorizzazione giuridica, dalle destinazioni di fatto’.

‘L’intervento urbanistico e il correlativo esercizio del potere di pianificazione non possono essere intesi solo come un riconoscimento delle potenzialità edificatorie connesse al diritto di proprietà, ma devono tradursi in un oculato governo dei processi di trasformazione e di tutela che tenga conto, in una prospettiva complementare se non addirittura residuale, delle potenzialità edificatorie dei suoli’, afferma il Ministro. ‘Tale attività – che identifica uno dei molti volani di sviluppo possibili per il territorio – dovrà essere governata tenendo conto delle effettive esigenze di abitazione della comunità, delle concrete vocazioni dei luoghi, dei valori ambientali e paesaggistici, delle esigenze di tutela della salute e, quindi, della vita salubre degli abitanti, anche in considerazione dei costi ambientali, delle relazioni con i cambiamenti climatici a livello locale e globale, della possibilità di regolare il deflusso superficiale’.

La soluzione sta nel ripristinare le aree degradate: è necessaria la ‘limitazione, ovvero la riduzione del tasso di conversione e di trasformazione del territorio agricolo e naturale e il riuso delle aree già impermeabilizzate’, da attuare con ‘target realistici, anche in termini percentuali, al consumo di suolo a livello nazionale, regionale e comunale’.

‘Credo che il disegno di legge possa costituire l’occasione imperdibile per un complessivo ripensamento della determinazione degli usi ammissibili del territorio in una nuova e contemporanea prospettiva nella quale il suolo è finalmente visto né come icona separata dal contesto sociale ed economico né come materiale informe da assoggettare ad usi antropici indiscriminati’ ha concluso il Ministro.

gc

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