Una amministrazione eco-sensibile come quella Obama avvia nuove trivellazioni petrolifere per evitare il rilancio dei biocarburanti. Sembra la conferma di quanto sostenuto da alcuni esperti: le coltivazioni intensive impoveriscono l’agricoltura. Il tema è sempre più attuale
E’ di poche settimane fa l’annuncio del Presidente americano Obama sul nulla osta all’avvio delle trivellazioni tra i ghiacci dell’Alaska, per l’accesso a 27 miliardi di barili di greggio, secondo le stime degli esperti. Mentre c’è chi si indigna verso un’amministrazione che ha dato grande spazio ai temi della salvaguardia ambientale – dato anche il recente disastro del Golfo del Messico – un rilancio del mercato dei biocarburanti sembrerebbe però avere risvolti altrettanto drammatici.
Dati alla mano, per gli esperti sembrerebbe che coltivazioni intensive di cereali da trasformare in biocarburanti provochino un impoverimento della produzione agricola ai fini alimentari. A livello mondiale – e il dato è in crescita – la produzione agricola destinata alla produzione di carburanti verdi ammonta oggi ad un 2%. Contemporaneamente la fame cresce in maniera vertiginosa, a causa anche degli ormai noti cambiamenti climatici. Basti pensare che solo in Somalia per la recente carestia, sono morti 30.000 bambini. Il dato che preoccupa di più è che solo il 70% della popolazione mondiale – siamo all’incirca 7 miliardi di persone – ha accesso ad una giusta quantità di cibo. Nel 2050, quando si calcola che saremo 9 miliardi di abitanti, il mondo avrà maggior necessità di alimenti di quanto già oggi non sia in grado di produrne.
Destinare la produzione di cereali e grano in larga parte all’alimentazione animale ha modificato la dieta di molti di noi, introducendo una maggiore quantità di carne ed impoverendo la quantità di cerali in commercio. Se aggiungiamo a ciò il fatto che molti appezzamenti agricoli producono vegetali per la produzione di biocarburanti, andiamo certamente a sottrarre all’umanità ancora maggiori risorse alimentari.
La strategia vincente per il futuro sembra essere ancora una volta quella dell’abbandono dei motori a scoppio, qualunque sia il combustibile impiegato, a favore di un impegno sempre maggiore per lo sviluppo e la commercializzazione dell’auto elettrica. (Vincenzo Nizza)
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