Un trattamento universale per le allergie

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Gli scienziati usano un nuovo approccio con le nanoparticelle per curare le allergie e  rafforzare nel contempo il sistema immunitario del corpo

Sembra risuonare un po’ troppo forte la promessa di un «trattamento universale» per l’allergia, visto che si tratta di una patologia diffusissima e diversificatissima che può essere sia un semplice fastidio quotidiano che un handicap invalidante, a volte addirittura mortale. Ma è stato questo il tono dell’annuncio: un metodo che potrebbe porre fine a tutte le allergie, un sistema che permetterà al nostro corpo di ritrasformare gli allergeni comuni negli elementi innocui che sono in realtà.

Per anni, gli scienziati si sono dannati nella ricerca di un modo per evitare che il sistema immunitario umano andasse in tilt per la polvere, i pollini o i peli di animali, per difenderlo e curarlo, ma, alla fine, i risultati sono arrivati da un’idea che ha cambiato sistema di approccio alla ricerca: invece di cercare di calmare il sistema immunitario, si sono utilizzate delle nanoparticelle per traghettare gli allergeni comuni oltre le sue difese, in modo che il corpo potesse riconoscere ufficialmente questi elementi come inoffensivi.

La ricerca è stata testata finora su topi che erano allergici alle uova. Delle nanoparticelle di polimeri biodegradabili sono state utilizzate per trasportare le proteine dell’uovo nei topi (venivano riempite prima dell’iniezione): il sistema immunitario, considerandole nanoparticelle amiche, le faceva passare e il corpo non reagiva. Alla fine del trattamento, i topi non hanno mostrato più le loro reazioni allergiche e si è anche riscontrato che il loro sistema immunitario era più forte.

Quindi, quello che affermano i ricercatori, riguardo al fatto che si tratta di un cura universale, è sostenuto dall’idea che si possono caricare le nanoparticelle a seconda del tipo di allergia e a seconda della sua gravità. 

Detto questo, è ancora lunga la strada prima dell’approvazione della ricerca e molti gli esperimenti che devono essere ancora fatti prima di dimostrare l’efficacia di questo trattamento sugli uomini. Tuttavia, lo stesso concetto è stato usato in casi di malattie autoimmuni e, finora, ha dato risultati promettenti.

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