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La «cucina galleggiante» di Kengo Kuma

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L’opera dell’artista giapponese utilizza piatti e contenitori cinesi per raccontare lo spazio della casa dedicato alla preparazione del cibo

L’archistar giapponese Kengo Kuma ha realizzato la sua opera «The Floating Kitchen. Dimensions of taste» (una «cucina galleggiante», dunque) per l’edizione 2016 della Biennale di Venezia: l’artista è stato incaricato di ideare uno spazio per l’Home Kitchen Project. Per celebrare i cibi tradizionali e tutto l’armamentario di cottura necessario, Kuma ha riempito la sua «Floating Kitchen» con ogni tipo di contenitore: tutte le ciotole contribuiscono a sostenere la struttura delle scaffalature, al fine di interrompere l’ordine della cucina in modo giocoso e insolito.

È stato il Beijing Center for the Arts, nella persona del suo fondatore Weng Ling, a commissionare a Kuma la creazione di un design per una cucina unica. Di tutta risposta, lui ha fatto il contrario di quello che ci si poteva immaginare e, invece di creare delle spaziature in cui inserire le stoviglie, ha fatto sì che fossero le stesse stoviglie a creare la struttura portante dello spazio. Le varie ciotole di ceramica, i piatti, i vasi, i cesti di vimini, le scatole di legno, i wok, le pentole e le padelle sono state tutte prese da Chengdu in Cina – che è, poi, il mondo che Kuma ha voluto raccontare, visto che, pur giapponese, lavora in Cina da anni – e sono proprio questi elementi che concorrono a creare i piani cucina e le griglie a diverse altezze che formano l’armatura autoportante.

La riflessione di Kuma sulla cucina come spazio in cui mettere in evidenza gli oggetti, riportandoli al centro della scena, è stata affiancata da quella di altri due artisti: per l’Home Kitchen Project, infatti, sono stati chiamati anche lo studio olandese MVRDV e l’artista multimediale Craig Au Yeung Ying Chai.

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arredamento, arte, cucina, floating kitchen, Kengo kuma

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