La felicità? Salute e amici, non soldi. Lo spiega un nuovo studio

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In media le persone negli ultimi 50 anni non sono diventate più felici nonostante i redditi medi siano più che raddoppiati

Si usa dire che i soldi non fanno la felicità e ora lo conferma anche un nuovo studio della London School of Economics. Per aumentare i tassi di benessere nella popolazione, spiega lo studio, affrontare i problemi di salute mentale sarebbe un intervento più efficace rispetto a ridurre la povertà.

Le relazioni fallite e le malattie fisiche e mentali ci fanno soffrire più dei problemi di soldi o di quelli legati allo status economico. Il possesso delle cose non ci dà la felicità: come avevano già spiegato alcuni studi precedenti, sono le esperienze a renderci felici.

Se riuscissimo a eliminare la depressione e l’ansia, si ridurrebbe l’infelicità del 20% – sostengono in base all’analisi – rispetto ad appena il 5% in meno che si otterrebbe se i politici si concentrassero sulla riduzione della povertà.

L’esperto che ha guidato il report, Lord Richard Layard, spiega anche che in media le persone negli ultimi 50 anni non sono diventate più felici nonostante i redditi medi siano più che raddoppiati. I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da 4 Paesi, tra cui Stati Uniti e Germania.

L’economista, che è ex consigliere di Tony Blair e Gordon Brown, spiega che lo studio, chiamato ‘Origini della felicità’, ha dimostrato che la misurazione della soddisfazione delle persone per la propria vita dovrebbe essere una priorità di tutti i governi.

La spesa extra per la riduzione delle malattie mentali, spiega al ricerca, si finanzierebbe da sola perché il governo la recupererebbe attraverso una maggiore occupazione e l’aumento delle entrate fiscali, insieme a una riduzione dei costi del Ssn legata a un minor numero di visite dai medici di medicina generale e di accessi ai pronto soccorso ospedalieri.

“Affrontare la depressione e l’ansia – insiste Layard – sarebbe quattro volte più efficace di affrontare la povertà”. Lo studio ha preso in esame diversi decenni e ha rilevato che i fattori sociali e psicologici risultano più importanti per il benessere individuale dei livelli di reddito.

Per questo la politica dovrebbe cercare di creare la felicità, non la ricchezza. Sono due parametri non esattamente sovrapponibili.
”Tutto questo richiede un nuovo ruolo per lo Stato – dice Layard – non la creazione di ricchezza, ma la creazione di benessere. In passato lo Stato si è occupato di povertà, disoccupazione, istruzione, salute fisica. Ma altrettanto importanti sono ora la violenza domestica, l’alcolismo, la depressione e l’ansia, i giovani emarginati e molto altro. Temi che dovrebbero guadagnarsi il centro della scena”.

l’economista ha spiegato di non essere contro la riduzione delle disuguaglianze: il messaggio del report vuole ampliare il campo, è spiegando come i miglioramenti nei servizi di salute mentale avrebbero un impatto maggiore sul benessere dei cittadini.

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