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L’inquinamento è un danno enorme anche quando sembra contenuto

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Uno studio racconta che, anche se è al di sotto dei livelli di pericolosità, l’inquinamento può essere mortale

È stato pubblicato sul New England Journal of Medicine, lo studio condotto su oltre 60 milioni di persone che ha rivelato quanto può essere malevolo l’inquinamento atmosferico, anche quando si trova a livelli più bassi di quelli generalmente considerati sicuri: l’inquinamento, anche in quel caso, provoca un aumento del rischio di morte prematura.

Utilizzando i dati meteorologici, satellitari e di altro tipo, oltre ai dati raccolti dalle 3.805 stazioni di monitoraggio gestite dall’Environmental Protection Agency, i ricercatori sono stati in grado di stimare con precisione i quotidiani livelli di inquinamento atmosferico a livello nazionale. Hanno seguito la popolazione per una media di sette anni, registrando 22.567.924 morti.

Essi hanno scoperto che ad ogni aumento di 10 microgrammi per metro cubo di particelle più piccole di 2,5 micron (o PM 2.5) vi era associato un aumento della mortalità del 7,3%, e ad ogni aumento di 10 ppb (ovvero 10 parti per miliardo) dell’ozono nella stagione calda vi era collegato un aumento dell’1,1% della mortalità.

La media delle particelle PM 2.5 variava da 6,21 a 15,65 nel corso del periodo di studio e le concentrazioni di ozono nella stagione calda da 36,27 a 55,86: i livelli di tolleranza sono nel primo caso a 12 e nel secondo caso a 70: sono questi i numeri per stare al sicuro. O almeno così sembrava.

Di fatto, questo nuovo studio – molto ampio, tra l’altro –, ha mostrato che l’attuale livello di inquinamento dell’aria è tossico, anche se pensavamo non lo fosse, quindi dobbiamo davvero iniziare a fare qualcosa e sperare che sia quella giusta da fare.

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inquinamento, salute, smog

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