Trump non ce la farà a salvare il carbone

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In questi pochi mesi del 2018 hanno chiuso più impianti a carbone che nei primi 3 anni di Obama

È stata l’associazione ambientalista Sierra Club ad annunciare la nuova chiusura di una fabbrica di carbone negli Stati Uniti: la Pleasants Power Station della FirstEnergy nel West Virginia. Siamo arrivati a un totale di 268 centrali a carbone statunitensi che sono state chiuse dal 2010 e non è il primo impianto che chiude i battenti questo mese. L’organizzazione ha festeggiato la chiusura come una vittoria della sua campagna Beyond Coal e anche come una conferma del fatto che il carbone non è più in grado di competere con le altre fonti di carburante.

L’American Electric Power (AEP) ha annunciato piani per investire in oltre 8 GW di energia solare ed eolica, oltre a ridurre le emissioni delle centrali elettriche del 60% rispetto ai livelli del 2000, entro il 2030. A novembre, Charles Patton, vicepresidente esecutivo degli affari esteri dell’AEP, aveva affermato che il futuro delle centrali a carbone «è molto limitato». E in effetti, non solo l’Europa – il Regno Unito e la Germani hanno annunciato che chiuderanno tutte le centrali a carbone rimanenti entro il 2025 – ma anche la Cina sta lavorando per liberarsi del vecchio combustibile.

Solo Trump persevera nelle sue affermazioni, continuando a sostenere che la sua amministrazione sta riportando i posti di lavoro e la prosperità che il carbone americano ha perso. Secondo i dati del Sierra Club e dell’Energy Information Administration, invece, nei primi 45 giorni del 2018 hanno chiuso più impianti a carbone che nei primi tre anni dell’amministrazione Obama.

L’organizzazione, che ha fatto la sua parte in questa missione, ha detto che si è sulla buona strada per chiudere i restanti 262 stabilimenti del paese nel prossimo decennio. Finora, a quanto detto dal Sierra Club, gli sforzi per chiudere le centrali a carbone hanno prevenuto oltre 7000 morti premature e fermato oltre 120.000 attacchi di asma, in gran parte nelle comunità emarginate sovraccaricate dall’inquinamento.

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