Nelle mani di Internet
Uno studio ha esaminato come i social media agiscono sul comportamento online e offline
Uno studio della Michigan State University ha esplorato il lato oscuro di internet, concentrandosi su come i social media spingano le persone a fare cose che normalmente non farebbero.
I social media fungono da maschera, proteggendo i soggetti dalle conseguenze delle loro parole e consente di vantarsi o sfogare frustrazioni, come nessuno farebbe mai in pubblico. A fungere da antidepressivo, i like. Le superpiattaforme ruotano attorno a questo principio e al fatto che, se qualcuno pubblica lodi o critiche, ottiene paradossalmente più potere. In poche parole, un pensiero estremo, anche se errato, piace.
Ma condividiamo davvero pensieri nostri? Secondo gli studiosi, scrollare Fb rende meno probabile un pensiero originale e le emozioni che esprimiamo potrebbero essere state suscitate da qualcuno o qualcosa che normalmente non farebbe parte della nostra esistenza. Le notizie di tendenza che FB mette in home page possono motivare molti a impegnarsi in conversazioni distanti dalla sfera dei loro interessi.
Nella polemica GamerGate, una campagna di molestie organizzata tramite l’uso dell’hashtag Twitter #Gamergate, che verteva sulla questione del sessismo e del progressismo nella cultura dei videogiochi, un utente arrabbiato ha spinto migliaia di persone a sostenere il suo movimento e condividere i suoi messaggi. Chi ha preso parte non sapeva a cosa stesse davvero partecipando.
Lo studio della Michigan State University ha detto che questi movimenti emotivamente manipolativi cambiano il modo in cui le persone interagiscono tra loro, anche di persona. “Ciò che sembra una semplice conversazione su un sito può spesso essere parte di un’operazione molto più ampia che si estende su molte reti diverse”, ha affermato Michael Trice, co-autore dello studio. “È abbastanza facile entrare in contatto con un gruppo di persone su un’unica piattaforma, ricevere feedback positivi per un comportamento aggressivo e poi espanderlo altrove. E’ come subire il fascino di una cattiva compagnia.”
Siamo prigionieri dei social network? Il modo di comunicare che contraddistingue la nostra epoca per molti si è trasformato in una trappola. Tre internauti su quattro vorrebbero abbandonare i social network, ma desistono per paura di perdere il contatto con gli amici e tutti i ricordi digitali.
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Avelina Ziv
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