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Alla scoperta del gibbone estinto

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Gli scienziati scoprono una nuova specie di gibbone, dentro la tomba della nonna del primo imperatore cinese

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista «Science», gli scienziati descrivono nel dettaglio come hanno identificato una nuova specie di gibbone che si era estinta a un certo punto negli ultimi due millenni. I resti della Junzi imperialis furono scoperti per la prima volta nel 2004, quando gli archeologi dello Shaanxi Provincial Institute of Archaeology di Xi’an trovarono un mausoleo vicino alla tomba di Qin Shi Huang, il primo imperatore cinese – famoso per avere a fare la guardia migliaia di soldati in terracotta.

Oltre al cranio parziale del gibbone, il mausoleo conteneva ossa di numerosi animali: pantere, linci, orsi neri e gru. Il gibbone probabilmente era appartenuto alla nonna dell’imperatore, Lady Xia – a quanto pare, a quei tempi, tra i reali, era molto comune avere i gibboni come animali domestici.

Soltanto parecchi anni dopo la scoperta del cranio del gibbone, un archeologo, Samuel Turvey, si è interessato alle sue insolite caratteristiche – per esempio il fatto che quei resti erano stati scoperti a una grande distanza da una qualsiasi delle popolazioni di gibboni sopravvissute in Cina e quindi doveva trattarsi per forza di una specie particolare.

La ricerca suggerisce che l’estinzione di questa specie di gibbone sia avvenuta a causa della deforestazione, vista la sua dipendenza dalla chioma degli alberi come habitat ed è per questo che la scoperta si porta dietro due diversi tipi di emozioni, in contrasto tra di loro: da una parte l’emozione per la Junzi imperialis e per quanto insegni sulla diversità del gibbone, dall’altra la consapevolezza che gli esseri umani rappresentano una delle principali minacce per la sopravvivenza dei gibboni, delle scimmie in genere e di molti altri animali.

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Cina, gibbone, specie, tomba

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