Rinnovabili. Dall’Istat plauso all’Italia
Aumento della spesa regionale per la tutela ambientale, diminuzione dei consumi di energia elettrica ed incremento dell’incidenza delle fonti rinnovabili sul fabbisogno energetico, crescita del verde urbano e delle aree naturali protette, specialmente nel Mezzogiorno.
Queste le voci più chiaramente positive riguardanti lo stato dell’ambiente italiano così come rappresentato dagli indicatori elaborati nell’edizione 2011 del rapporto "Noi Italia. 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo" dell’Istat che tuttavia fa emergere in alcuni aspetti non solo luci ma anche ombre.
Come nel caso dei rifiuti urbani la cui quota di smaltimento in discarica pur riducendosi nel 2008 di 2,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente resta ancora a livelli superiori alla media europea. Confrontando i dati si evince infatti che mentre nei paesi UE il 39,5% dell’immondizia cittadina, 207 kg per abitante, finisce interrato, in Italia la cifra sale al 52,7%, pari ad un ammontare di 286,1 kg per abitante.
Lo stesso vale per la raccolta nazionale dei rifiuti urbani, 542,7 kg per ogni abitante, in numeri percentuali l’1% in meno rispetto al 2007, ma al di sopra della produzione comunitaria di circa 524 kg pro capite all’anno, come attesta il documento (“Commission Staff Working Document”) adottato il 19 gennaio dalla Commissione europea che segnala peraltro una stabilizzazione negli ultimi dieci anni di questo valore sebbene nel medesimo periodo i consumi domestici siano saliti grosso modo del 16%.
Secondo il massimo organo esecutivo dell’Unione europea però ci sono molti margini di miglioramento per una corretta e più efficiente gestione dei rifiuti. Si possono ulteriormente ridurre le quantità di spazzatura generate potenziando le misure di prevenzione e i programmi di riutilizzo e riciclaggio e relegando così al margine sistemi obsoleti di smaltimento quali la messa in discarica, soluzione per la quale, se possibile, va incoraggiato il divieto.
Un presupposto indispensabile per avviare i beni consumati al riuso, al riciclo e al recupero di materia è la raccolta differenziata che in Italia, stando all’Istat, nonostante il mancato conseguimento degli obbiettivi fissati dalla legge, passa nel 2008 al 30,6 per cento del totale dei rifiuti urbani, con un 3,1 % in più in riferimento al 2007. In questo ambito permane un forte divario geografico prevalendo le prestazioni della parte settentrionale del paese, soprattutto il Nord Est (47,6%), su Centro e Sud.
Dislivello che si presenta al contrario rovesciato in termini territoriali nel campo della spesa ambientale, intesa sia in conto capitale sia corrente, laddove le amministrazioni regionali meridionali fanno registrare un più alto sviluppo riguardo al Nord. In media le regioni nel 2008 spendono 80 euro pro capite ma nel Mezzogiorno l’esborso tocca i 140 euro per abitante.
Una maggiore eterogeneità si profila per la situazione del verde urbano. Complessivamente, la popolazione residente nei comuni capoluogo di provincia, ha a sua disposizione 105,9 m2 per abitante di aree verdi, 2,8 % in più rispetto al 2000. Nel 2009, L’Aquila (2.784,7 m² per abitante), Pisa (1.521,5), Ravenna (1.244,0) e Matera (1.139,6) guidano la classifica nazionale per dotazione di verde. L’Italia, inoltre, attraverso la tutela delle aree naturali protette, inserite nella Rete Natura 2000, ha raggiunto un’estensione pari al 20% della superficie nazionale con una concentrazione relativa nel Meridione.
Parimenti, la quota del consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili raggiunge il 20,5 per cento con un incremento di 3,9 punti percentuali sull’anno 2008. Nel 2010 la Commissione europea delinea uno scenario ancora più favorevole prevedendo una percentuale non al di sotto del 22,55 %.
Scendono invece nel 2009 in confronto al 2008 i consumi elettrici italiani risultando pari a 4.908,5 kWh per abitante contro i 5.726,3 kWh dei paesi Ue. Tra gli Stati europei di più grande dimensione, l’Italia si posiziona meglio di Germania, Spagna e Regno Unito quanto a risparmio energetico. Nondimeno, nel settore domestico e nel terziario la domanda italiana ha prospettato un rialzo anziché un ribasso.
Un andamento decrescente si riscontra per le emissioni di gas ad effetto serra a partire dal 2005 ma l’Istat calcola che nel 2008 siano stati emessi poco più di 541 milioni di tonnellate di CO2 eq. con un aumento del 4,7% in rapporto al 1990, anno preso a riferimento dalla Convenzione UNFCCC per definire l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.
Nel 2009, comunque, secondo il dossier “Tracking progress towards Kyoto and 2020 targets in Europe”, a cura dell’Agenzia europea per l’ambiente, l’Italia ha contenuto nel limite di 495 Milioni di tonnellate di CO2 eq. le emissioni inquinanti con un calo di 22 Mton (meno 4,3%), confrontato ai livelli del 1990. Con ciò sembra essere alla portata delle autorità italiane il traguardo di riduzione dei gas serra del 6,5% entro il 2012, stabilito negli accordi internazionali.
(Lastampa.it)
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