Un futuro“roseo” grazie alla Rhodiola

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Conosciamo le potenziali proprietà neuroprotettive della Rhodiola rosea

I ricercatori cinesi hanno studiato le potenziali proprietà neuroprotettive del salidroside, un composto chimico trovato nella pianta Rhodiola rosea, una pianta perenne che cresce sui suoli rocciosi delle montagne siberiane. Le loro scoperte sono state pubblicate su The American Journal of Chinese Medicine

Secondo la medicina non convenzionale, la Rhodiola idrata la pelle e accelera il metabolismo. Non solo, potrebbe agire come regolatore dell’umore, appianando ansia e stati di agitazione.

L’attivazione microgliale, nell’uomo, porta ad un aumento della produzione di enzimi pro-infiammatori e citochine, che è considerato un fattore chiave nelle malattie neurodegenerative. Solo pochi farmaci mirano all’attivazione della microglia.

Recenti studi hanno rivelato che il composto chimico salidroside (Sal), estratto dalla Rhodiola rosea, potrebbe avere effetti anti-infiammatori ed è proprio per questo che fa parte della medicina tradizionale cinese da secoli.

Questo studio, in particolare, voleva esplorare l’effetto del Sal sull’attivazione della microglia in cellule BV-2 stimolate con lipopolisaccaride (LPS).I ricercatori hanno scoperto che il Sal inibisce significativamente l’eccessiva produzione di ossido nitrico (NO) e prostaglandina E2 (PGE2) in cellule BV2 stimolate con LPS.

Hanno anche scoperto che il trattamento con Sal potrebbe sopprimere l’espressione di mRNA e proteine degli enzimi infiammatori, tra cui l’ossido nitrico sintasi inducibile (iNOS) e la ciclossigenasi-2 (COX-2).

I ricercatori hanno ipotizzato che questi meccanismi potrebbero essere correlati all’inibizione dell’attivazione del fattore nucleare kappa B (NF-kB) e dello stress del reticolo endoplasmatico.

I risultati hanno mostrato che il salidroside potrebbe inibire l’attivazione della microglia indotta dal lipopolisaccaride attraverso l’inibizione della via NF-kB e dello stress del reticolo endoplasmatico.

Sulla base delle loro scoperte, i ricercatori hanno concluso che il salidroside potrebbe essere un promettente agente terapeutico per le malattie neurodegenerative umane.

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