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Che bisogna fare con questo olio di palma?

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La Malesia è il più grande esportatore di olio di palma e, nonostante la sua strenua lotta contro la brutta reputazione di questo prodotto, ha capito che alcune cose devono cambiare

Sappiamo bene come è visto nel mondo l’olio di palma e lo sa anche la Malesia, che non ha potuto fare altro che accettare malamente tutte le critiche mosse dagli ambientalisti. La coltivazione dell’olio di palma, infatti, richiede lo sradicamento della foresta pluviale di vecchia generazione, una deforestazione che è diventata tema ambientale di grande lotta visto che viene spesso fatta bruciando gli alberi e innescando incendi di lunga durata che, oltre a distruggere la foresta, bruciano la torba e contribuiscono all’inquinamento atmosferico. Inoltre, le piantagioni sono vaste monoculture che non riescono a sostituire gli habitat distrutti di innumerevoli animali in via di estinzione – tra cui gli elefanti pigmei di Sumatra e del Borneo, i rinoceronti e le tigri di Sumatra e gli oranghi – mettendoli in difficoltà.

L’Unione Europea ha approvato una legge all’inizio di quest’anno che eliminerà gradualmente l’uso di olio di palma nei biocarburanti entro il 2030, citandolo come insostenibile. Ciò ha comportato che sia la Malesia che l’Indonesia, i due maggiori produttori di olio di palma in tutto il mondo, abbiano minacciato di sollevare una polverone perché questo atteggiamento potrebbe incidere sull’economia del paese e su quella dei singoli cittadini, visto che si perderebbero milioni di posti di lavoro e miliardi di dollari di guadagni. In Malesia, ci sono stati anche casi di video anti-olio di palma censurati e di altri provvedimenti contro forme di informazioni similari.

Eppure, nonostante questo atteggiamento un po’ rabbioso, la Malesia ha capito che deve fare qualcosa, quindi ha fatto sapere, tramite il ministro Kok, che proverà a concentrarsi «sull’incremento della produttività e delle rese delle palme esistenti».
Com’è noto, questo argomento è molto controverso perché alcuni esperti sostengono che un vero e proprio boicottaggio dell’olio di palma non è la cosa migliore, visto che gli oli vegetali sostitutivi causerebbero danni ambientali ancora maggiori. Di certo, però, nemmeno si può continuare così: la soluzione, se c’è, ha sicuramente a che fare con uno spostamento verso produzioni più sostenibili.
In ogni caso, quello di fermare l’espansione delle coltivazioni malesiane sembra già un buon primo passo; speriamo che il governo malesiano ci tenga veramente fede.

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esportazioni, malesia, olio di palma

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