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Vivere in campagna, un sogno. Ma e’ una vita dura

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Molti di noi nascono in città. Educati da genitori di città ad una vita di città, ci abituiamo alla città, studiamo in città, scegliamo un percorso che ci prepara a diventare professionisti di città. Ma molti di noi sognano la campagna

 

 

Arriva un bel giorno per qualcuno di città il momento in cui comincia a sognare una casa di campagna, un orto ricco dei frutti della terra, piante di olivo, il canto degli uccelli, albe e tramonti sulle colline. Si pensa al profumo del pane caldo, all’uovo fresco da bere al mattino, alla pasta fatta in casa, all’olio genuino. Si susseguono nella mente questi luoghi e queste atmosfere come fossimo sospesi nel tempo, un tempo in cui ci troviamo in uno stato di sublimazione vera e propria. La vita fuori dalla città ci appare la realizzazione di una ricerca interiore, la riscoperta di tempi e scadenze differenti, molto più umane.

 

 

La città offre mille alternative di svago e divertimento. Cinema, discoteche, pub, teatri, concerti, shopping, musei e tanto altro, che poi in effetti proprio mille non sono. Quando sei andato al cinema, in discoteca, a teatro, al pub, ha visitato un museo, hai fatto shopping ecco lì che le alternative offerte dalla città sono pressoché sempre le stesse. Sta per crollare così anche l’ultimo baluardo e preconcetto contro il trasferimento “fuori porta”.

Siamo così sempre più spinti ad abbracciare l’inconsueto, a riscoprire cosa c’è fuori città: una qualità della vita – ci diciamo – molto differente. Ma sappiamo davvero di cosa si tratti? Mi è capitato a poco più di 40 anni – e per la prima volta (un po’ come la prima volta in discoteca) – di partecipare alla raccolta ed alla premitura delle olive in Sabina: grandissimo entusiasmo. Ero partito dalla città pensando che avrei trascorso  giornate di relax, pranzi e cene in ristoranti tipici, passeggiate tra campi e boschi nella natura più suggestiva, con un caro amico, di città anche lui come me. E invece, è vero, sono stato benissimo, come è altrettanto vero che ho girato per campi e pranzato in una trattoria tipica. Ma a lavorarci nei campi non c’ero proprio abituato, a raccogliere le olive poi! I postumi sono dolori alla schiena e alle gambe, “ossa a pezzi” come si suol dire, cose che mi hanno fatto rendere davvero conto di che significhi vivere fuori città ed avere abitudini di campagna. E soprattutto domare una natura che diventa generosa,  solo se l’uomo si impegna con ritmi di lavoro duri costanti.

Sogno, continuo a sognare la natura, l’ambiente incontaminato, la purezza dell’aria e di una vita semplice ed ecosostenibile in campagna. Ma con maggiore coscienza, oggi, so che questo paradiso fuori città, non è certamente meno impegnativo e meno duro da guadagnarsi di quello che ogni cittadino si impegna a guadagnarsi ogni giorno in città.

Da queste parti, nella terra dell’olio DOP della Sabina, si dice che la terra è bassa. Beh, anche se le olive ti devi arrampicare sulla pianta per tirarle giù, da queste parti hanno proprio ragione!

(Vincenzo Nizza)

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DOP Sabina, olio d’oliva, vita ecosostenibile, vivere in campagna

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