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Rinnovabili, l’eolico che non ci piace. A ridosso di un’area archeologica

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A rischio di installazioni di pale eoliche, l’area archeologica nei pressi di Sepino, in provincia di Campobasso, in Molise. I comitati “anti-eolico” hanno vinto una battaglia e hanno bloccato i lavori. Ma la vicenda non è chiusa

 
 
Per ora, per fortuna, tutto è fermo. Nessuna pala eolica sarà (almeno per il momento) installata sulle montagne che fanno parte del complesso di Saepinum-Altilia, un’area archeologica in Molise tra le più belle e importanti d’Italia, che comprende i resti di una città sannitica romana, risalente al V sec. avanti Cristo.
 
 
 
I lavori, a cui era stato dato il via libera da una sentenza della scorsa estate del Consiglio di Stato, sono stati bloccati e una delle strade utilizzate dai mezzi per recarsi sul posto (risalente ad epoca romana) è stata posta sotto sequestro. Vittoria quindi – si spera non temporanea – per i 136 comitati contro l’eolico selvaggio che nel corso degli anni sono spuntati come funghi sul territorio.
 
 
 
 
La richiesta da parte delle aziende, che volevano naturalmente approfittare degli incentivi per le energie rinnovabili concessi già nel momento dell’installazione delle pale e non quando arrivano a produrre energia, che il Consiglio di Stato aveva concesso era di 16 pale, ognuna di 130 metri. Poste in una importante zona archeologica in cui anche i “tratturi” (le antiche strade utilizzate dai contadini per la transumanza del bestiame) sono protetti da vincoli paesaggistici avrebbero combinato un bel danno ambientale.
 
 
 
 
Naturalmente la vicenda non è chiusa qui. Alle 450 pale già installate su tutto il territorio molisano si spera che non ne vengano aggiunte altre che vanno a deturpare il paesaggio. Un classico esempio di quando il “rinnovabile” può fare molto male.
 
 
 
 
Giacomo Gallo
 
 
 
 
 
 
 
 
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