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Vetro: risorsa ecologica ed economica. A prova di crisi

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Supera bene i tempi di crisi e la prova della sostenibilità ambientale. Riciclabile al 100% e più volte, il vetro conquista i mercati ed i gusti dei consumatori. Confermandosi una risorsa importantissima

Sembra ben superare la prova del tempo il vetro, il materiale più antico del mondo. E anche il test della sostenibilità ambientale, essendo il vetro riciclabile al 100% e più volte, a antesignano della ‘filiera corta’ con siti produttivi vicini ai distretti vitivinicoli e dell’olio. Eccellenze del Made in Italy con export crescente che traina il comparto dei contenitori in vetro che nei primi mesi del 2011 registra un incremento produttivo del 3,47%. Sono i dati illustrati da Assovetro, l’Associazione nazionale degli industriali del vetro, in un incontro a Roma agli Archivi storici di Amedeo Modigliani.

Nei primi nove mesi 2011 la produzione dei contenitori in vetro (bottigliame per uso alimentare; flaconeria per industria farmaceutica e cosmesi; vasi alimentari e articoli per la tavola) è stata pari a 2.799.170 con incrementi particolarmente elevati nella flaconeria (8,92%) e vasi alimentari (11,27%).

“L’andamento positivo del settore – ha commentato il presidente della sezione Contenitori in vetro Franco Grisan – è la conferma che il vetro è ormai riconosciuto dai consumatori italiani, nonché quelli europei, come il miglior imballaggio per cibo e bevande e ciò è riconducibile a tre fattori fondamentali: la Salute, il Gusto, ed il Riciclo”.

In tema di sicurezza alimentare “abbiamo oggi un problema di packaging. Nel frigo di casa ci dovrebbero essere solo contenitori in vetro” ha detto il nutrizionista e dietologo Giorgio Calabrese, ricordando il recente veto Ue ai biberon al bisfenolo. Il vetro sembra infatti il materiale meglio rispondente alle istanze di igiene e sicurezza in quanto, a detta dell’esperto, “evita problemi di cessione quando contiene cibo e liquidi sia ad alta che a bassa temperatura. Un risultato – ha concluso Calabrese – che è merito della ricerca e degli investimenti non di una azienda, ma di una scienza”.

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