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coronavirus animali

Qual è il rapporto tra il coronavirus, gli animali e noi?

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coronavirus animali

È bene iniziare a ragionare sul fatto che, per evitare future pandemie, dobbiamo cambiare il nostro rapporto con la fauna selvatica.

Per iniziare a capire come ci siamo ritrovati in questa situazione di pandemia globale, quarantena, mascherine e conto giornaliero di morti e malati, dobbiamo sicuramente partire da una parola con un significato molto pericoloso: la zoonosi.

Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità sul suo sito, le zoonosi «sono malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo».

In un articolo per Wildlife Conservation Society, Amanda Fine e Aili Kang spiegano che «si stima che, a livello globale, circa un miliardo di casi di malattie umane e milioni di morti si verificano ogni anno per zoonosi. Circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale sono zoonosi e degli oltre 30 nuovi agenti patogeni umani rilevati negli ultimi tre decenni, il 75% ha avuto origine negli animali».

Il coronavirus rientra nella categoria delle malattie zoonotiche, così come la SARS, l’ebola e la MERS.

È ampiamente riconosciuto che gli esseri umani hanno contratto l’HIV dagli scimpanzé, macellandoli e mangiandoli e che l’influenza del 1918 che uccise fino a 50 milioni di persone ebbe un’origine aviaria .

Sfortunatamente non sappiamo molto delle malattie zoonotiche, per questo Fine e Kang hanno scritto che, «di fronte a un universo così vasto, sconosciuto e imprevedibile di agenti zoonotici» credono «fermamente che limitare le possibilità di contatto tra umani e animali selvatici sia il modo più efficace per ridurre il rischio di insorgenza di nuove malattie zoonotiche».

Quello che chiedono sostanzialmente è:

  • «chiudere i mercati di animali vivi che vendono animali selvatici»;
  •  «intensificare gli sforzi per combattere il traffico di animali selvatici all’interno dei paesi e oltre confine»;
  •  «lavorare per modificare i comportamenti pericolosi di consumo della fauna selvatica, specialmente nelle città».

Dobbiamo evitare questo rischio di spillover, visto che ci sono patogeni che non fanno ammalare gli animali, ma che sugli umani – che non hanno la stessa immunità – rischiano di innescare pandemie come quelle che stiamo vivendo.

Nel frattempo, dovremmo anche smetterla di distruggere gli ecosistemi, se ci avanza tempo.

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