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Coronavirus: maschere da snorkeling che diventano respiratori

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Un’azienda italiana di stampa 3d trasforma le maschere di Decathlon in ventilatori per aiutare i malati di COVID-19 a respirare.

Gli ingegneri della stampa 3D ce la stanno mettendo davvero tutta per contrastare il Coronavirus. In Italia, l’azienda Isinnova è già alla seconda brillante e ingegnosa operazione per aiutare la lotta contro la pandemia.

Qualche settimana fa, aveva raccolto la richiesta dell’ospedale di Chiari e aveva stampato le valvole di ricambio necessarie per aiutare il reparto di terapia intensiva.

Ora, sta lavorando a un adattatore stampato in 3D che potrebbe trasformare una maschera da snorkeling in una maschera C-PAP per l’ossigenoterapia – un trattamento importantissimo per i casi più gravi di COVID-19.

L’idea è stata pensata per la prima volta dal medico capo dell’Ospedale di Gardone Valtrompia Renato Favero, che si è messo in contatto con Isinnova, secondo quanto raccontato in un post del loro blog.

«Il Dottor Favero ha condiviso con noi un’idea per far fronte alla possibile penuria di maschere C-PAP ospedaliere per terapia sub-intensiva, che sta emergendo come concreata problematica legata alla diffusione del Covid-19: si tratta della costruzione di una maschera respiratoria d’emergenza riadattando una maschera da snorkeling già in commercio»

Il produttore della maschera «Easybreath» è Decathlon che, sempre secondo il post, «si è resa immediatamente disponibile a collaborare fornendo il disegno CAD della maschera».

Queste particolari maschere per lo snorkeling, a differenza di altre, coprono l’intera parte anteriore del viso, per offrire ai nuotatori una visuale libera del mondo sottomarino che li circonda.

La metà inferiore del dispositivo convoglia in uno boccaglio ristretto che rimane sopra la superficie dell’acqua.

Il prototipo stampato in 3D ha dimostrato di funzionare correttamente, ma le maschere sono ancora in produzione. L’azienda specifica che «né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità.

L’uso da parte del paziente è subordinato all’accettazione dell’utilizzo di un dispositivo biomedicale non certificato, tramite dichiarazione firmata».

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