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COVID19: Decreto “liquidità”, opportunità e rischi

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Cosa prevede il DL “liquidità”, vitale per le aziende, tra rischi e incoerenze. La voce di un esperto del settore che da oggi accompagnerà i nostri lettori alla scoperta di tutti gli strumenti di finanza agevolata per le aziende

La produzione industriale italiana ha subito a marzo una contrazione del 15% circa e tra marzo e luglio, le imprese potrebbero avere un bisogno di liquidità pari a circa 50 miliardi (previsione Bankitalia).

Bisogna fare in fretta se non si vuole far morire l’enorme tessuto economico italiano fatto di micro, piccole e medie imprese (MPMI). Certo anche le grandi imprese sono coinvolte ma queste, a differenza delle altre, possono accedere a canali bancari preferenziali.

Le MPMI sono il motore d’Italia, se si fermano loro si ferma tutto.

Ecco perché quando ho sentito in televisione il discorso del Primo Ministro Conte ho finalmente tirato un sospiro di sollievo. Sapevo che avrei dovuto attendere il documento scritto, ma pensavo che si andasse verso la corretta via con prestiti veloci e facili da ottenere.

Chiunque abbia una impresa può certificare che è essenziale la rapidità con cui si immetterà liquidità nel sistema, perché tra un mese o due potrebbe già essere tardi.

Dopo qualche giorno dall’intervento del premier ho potuto leggere il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed ho scoperto che, ancora una volta, si stava giocando con la vita della gente e con la sopravvivenza delle Aziende.

Il decreto è sicuramente complicatissimo, pieno di contraddizioni tra quanto promesso e ciò che è concesso, con la previsione reale di ottenere soldi solo tra due-tre mesi, annullando completamente la sua funzione vitale per la ripartenza del Paese.

Parto col dire che è un decreto attualmente a costo zero, nel senso che lo strumento della garanzia realizza un esborso economico per lo Stato unicamente se il finanziamento non viene restituito in tutto o in parte dal contraente; quindi in realtà il 400 Miliardi non ci sono.

In estrema sintesi il documento prevede l’accesso al credito mediante due canali di garanzia (facilitazione al credito):

  • il primo tramite la società pubblica SACE (parte del polo Cdp), soprattutto per le aziende più grandi;
  • il secondo tramite il Fondo di garanzia per le PMI ex Legge n. 662/96 (Mediocredito Centrale).

La garanzia del 100% è possibile ottenerla unicamente chiedendo fino a 25.000 euro o fino a 800.000 euro se si ha fattura fino 3,2 ML€ (in quest’ultimo caso la piena garanzia si ottiene solo con il contributo di un Confidi privati).

Il valore del finanziamento richiedibile, coperto dalla garanzia pubblica, in questi due casi, deve comunque non superare il 25% del fatturato dell’ultimo bilancio presentato.

Per finanziamenti fino a 5 ML€, offerti ad aziende fino a 499 dipendenti, la garanzia è del 90% ed il valore del finanziamento non può superare alternativamente o il 25% del fatturato 2019 o il doppio della spesa salariale 2019 o il fabbisogno per costi del capitale di esercizio e per costi di investimento nei successivi 18 mesi.

Fin qui più o meno tutto bene, se si accetta lo strumento della sola garanzia che in realtà prevede una tutela massima per le banche (paga lo Stato in caso di non rimborso del debito) e nessuna per le aziende che in caso di successiva difficoltà si vedranno costrette anche ad un contenzioso fiscale con lo Stato.

Vitali per l’economia, come detto, saranno le tempistiche di erogazione cioè, quanto tempo passerà tra la richiesta e l’accredito del finanziamento all’azienda richiedente.

Il decreto qui promette realmente lungaggini esagerate.

Chi può confidare di prendere un prestito immediato è l’artigiano, il piccolo commerciante, l’idraulico, il professionista a partita Iva, le ditte individuali. Questi e tutti quelli che chiederanno alla banca fino a 25mila euro.

Infatti, solo fino a questa quota non ci sarà la valutazione del merito del credito, cioè non dovranno aspettare l’esito dell’analisi sull’affidabilità a restituire il prestito. I prestiti, in questo caso, saranno diretti: le banche non dovranno aspettare il via libera del Fondo di garanzia per erogare le risorse.

Ma salendo in su, spuntano i paletti. La garanzia al 100% (lo Stato rimborsa tutto il prestito alla banca se l’azienda non la rimborsa) scende al 90% per i prestiti tra 25mila e 800mila euro: il 10% che resta scoperto è sulle spalle dell’impresa.

Nella bozza c’è scritto che questo 10% è coperto da Confidi, ma sono fidi privati, non pubblici.

Da 800mila euro e fino a 5 milioni di euro, la garanzia statale è solo del 90%. Per entrambe le ultime tipologie di prestiti non ci sarà la valutazione andamentale. Quando l’imprenditore andrà in banca a chiedere i soldi, il check sullo stato di salute non terrà conto dei danni provocati dal virus già dalle scorse settimane.

Ma un check più generale verrà comunque fatto e, stante la circolare n.9 del 7 aprile del Mediocredito Centrale, soggetto al sistema di rating del banca che concede il finanziamento.

Ora, per un attimo, pensate che già si possa andare in banca a richiedere un prestito utilizzando il decreto. Attualmente, infatti, siamo ancora in attesa di poterlo fare.

Secondo voi quante aziende andranno? Presto detto, per necessità migliaia e migliaia…

Le banche sicuramente si ritroveranno un numero spropositato di domande da processare tutte nel medesimo istante con tempi che inevitabilmente si allungheranno.

Inoltre sarà difficile concedere finanziamenti con i bilanci ancora da approvare, il decreto “Cura Italia” aveva di fatto prorogato i termini e con il lockdown tutti avevano rimandato.

Sarà una reale corsa ad ostacoli dove quasi sicuramente l’avranno vinta le aziende che potrebbero forse fare a meno di utilizzare il decreto in quanto già solide e “finanziabili”.

Il decreto poi non prevedere reali vincoli di utilizzo del finanziamento ottenuto (solo per la parte SACE c’è l’obbligo di non distribuire gli eventuali utili e di mantenere i livelli occupazionali) con il rischio di essere dannoso per l’intero sistema Italia.

Come per ogni azione importante e massiva i rischi sono dietro l’angolo, ma starà a noi renderci parte attiva per evitare che ciò accada.

Ricordiamo che ancora prima del COVID19 il nostro Paese aveva già messo in campo importanti opportunità di finanza agevolata per le aziende che nel corso delle prossime settimane andremo a vedere inseme con una modalità fortemente concreta e operativa.

Ing. Leonardo Vanni C.E.O.
Valore Consulting S.r.l

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aziende, banche, coronavirus, COVID19, economia, liquidità

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