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Macrì (Unc): “Su alimenti essenziale informazione corretta”

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Roma, 14 mag. (Adnkronos/Labitalia) – “Dal mio punto di vista, la risposta al consumatore poteva essere gestita con un migliore approccio, specialmente per quanto riguarda la limitazione di informazioni allarmistiche e la diffusione per contro di un’informazione corretta e rassicurante. Sicuramente il settore agroalimentare non si è trovato in una situazione facile e questo può aver comportato una difficoltà nel rispondere correttamente e reagire alle notizie allarmistiche diramate. I toni drammatici hanno contribuito a esacerbare la percezione della realtà, creando preoccupazione e disorientamento nel consumatore”. Ad affermarlo Agostino Macrì, responsabile sicurezza alimentare Unione nazionale consumatori, intervenuto al webinar ‘La filiera agroalimentare ai tempi del coronavirus: prospettive future a seguito dell’emergenza’ organizzato da Msd Animal Health.

“Per fare un esempio, questo approccio ha suscitato una sensazione di paura della trasmissione del virus anche in coloro che si occupano della manipolazione del cibo, i negozianti per esempio, senza ricordare che esiste già un attentissimo sistema di Haccp che garantisce la sicurezza su tutti gli alimenti”, avverte.

“È quindi importante chiarire – sottolinea – che esistono già stringenti e severe misure precauzionali che regolano e tutelano il settore alimentare, tra cui l’autocontrollo, le norme sulle produzioni primarie, inclusi allevamenti e agricoltura, così come la fase successiva di lavorazione e di distribuzione. La richiesta, quindi, di misure integrative per garantire la sicurezza non è necessaria in un settore così regolamentato. Sicuramente una maggiore condivisione delle misure già attive su questo fronte potrà aiutare il cittadino ad orientarsi meglio in questo scenario”.

Per l’esponente dell’Unc, “i consumatori hanno vissuto tre grandi preoccupazioni: l’approvvigionamento personale, l’idea che il virus potesse essere trasmesso dal cibo e la sicurezza degli alimenti di origine animale”.

“In una prima fase, i consumatori hanno avuto paura di non avere cibo a sufficienza. Questo timore ha causato assalti ai supermercati e ha portato il consumatore a fare acquisti poco oculati, spesso preferendo alimenti a lunga conservazione, per esempio il latte, e salumi e formaggi. Questo ha comportato, in alcuni casi, un consumo eccessivo, e un aumento dello spreco alimentare”, ricorda.

“Altra preoccupazione – aggiunge – è stata quella che gli alimenti potessero essere veicolo del virus. Per tranquillizzare il consumatore, abbiamo così redatto un articolo appositamente per chiarire che gli alimenti non possono essere causa di trasmissione del virus e che invece probabilmente un’errata distribuzione degli alimenti di origine animale in Cina ha scaturito il problema di trasmissione di virus. Altre preoccupazioni erano legate agli alimenti di origine animale che venivano considerati da alcuni consumatori come non sicuri”.

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