Il linguaggio del cibo, nutrimento per la mente
I tanti significati del cibo, nutrimento per il nostro corpo ma anche per la nostra mente. Dallo sviluppo del neonato alle associazioni inconscie che ogni giorno ognugno di noi fa mangiando. Cosa si nasconde dietro ogni tentazione golosa.
linguaggio del cibo, l’assunzione di cibo è il primo linguaggio non verbale utilizzato dal neonato per porsi in relazione con la madre, e quindi con il mondo che lo circonda. Attraverso l’atto del nutrire la mamma comunica al figlio: affetto, comprensione, sicurezza, considerazione, ma anche ansia, nervosismo, rifiuto, paura e così via.
Il bambino, accettando o rifiutando il cibo, accetta o rifiuta la madre; è così che, nella sua mente, iniziano inconsciamente a sovrapporsi i significati: cibo = accettazione-madre; cibo = rifiuto-madre.
Le idee si confondono quando la madre, non disponendo di tempo o non riuscendo a decodificare i messaggi di disagio (pianto, urla, smorfie) del piccolo, ricorre all’aiuto del succhiotto, oppure di qualche equivalente alimentare, per fare “star buono” il figlio. Può così accadere che il cibo-succhiotto diventi, in varie fasi della vita, il simbolico surrogato dei bisogni insoddisfatti.
Esiste poi il cibo-premio, a cui noi genitori ricorriamo quando i nostri bambini sono stati bravi, hanno fatto tutti i compiti o hanno preso un bel voto a scuola e vanno quindi gratificati. Ed eccoci allora pronti con caramelle, una fetta di torta, una tavoletta di cioccolata; anche da grandi ci “festeggiamo” con il cibo…ad esempio dopo aver superato un esame universitario!
E ancora, il cibo-energia-rimedio interviene in quei momenti in cui il bambino si sente fragile, ha paura di non farcela in qualcosa: “mangia che ti passa e diventi forte”! Il cibo diventa così la risposta automatica al bisogno di sentirsi protetti e sostenuti.
A mano a mano che cresciamo, il bagaglio dei significati simbolici legati al cibo aumenta e si differenzia sebbene alcuni simboli rimangano immutati nel tempo. Così la preferenza per i sapori dolci rimanda al gusto infantile, al desiderio di dipendenza e regressione. Aver preferenza per i sapori salati sta a significare gusto maturo, desiderio di indipendenza. Preferire cibi semplici lascia trapelare bisogno di chiarezza, di comprensione. Scegliere cibi piccanti curiosità. La predilezione per i cibi di origine animale rimanda al significato della forza, dell’aggressività. E così via per i sapori delicati, i cibi morbidi, quelli duri-croccanti, freddi, caldi, elaborati, etc. Resta solo un dubbio: chissà “laddove l’ora del desinare è quand’hanno da mangiare”.
Dottor Pietro Vicenti
AISIC – vicepresidente nazionale
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