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RICOMINCIO DA TE, ITALIA: ITINERARI DI VIAGGIO TRA LE REGIONI DELLA PENISOLA. LA CALABRIA

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La Calabria come non l’avete mai vista. La bellezza della punta dello stivale racchiusa tra due mari incantevoli

Un desiderio di rinascita. La voglia di ripartire dalle piccole abitudini quotidiane, ma anche di realizzare scelte più ragionate ed impegnative. Tra queste l’organizzazione di un viaggio, di una vacanza o di un semplice weekend per staccare la spina.

Quest’anno l’approccio al turismo sarà diverso, ma non per questo meno coinvolgente e stimolante.

Da situazioni difficili, a volte, possono nascere occasioni inaspettate. Ancora di più se si vive in Italia che, con la sua immensa varietà, offre degli scenari incantevoli.

CALABRIA

La Magna Grecia, i tre Parchi nazionali e i sapori indimenticabili. Elementi particolari che descrivono una regione sensazionale come la Calabria.

La prima parte del viaggio in Calabria inizia dal versante tirrenico, e precisamente dalla meravigliosa Riviera dei Cedri.

Un tratto di costa dal microclima unico, reso possibile dalla stretta vicinanza di mare e montagne, tra Tirreno e Parco Nazionale del Pollino. Una caratteristica che permette l’esistenza di eccezionali esempi di flora, come la primula di Palinuro e il garofano delle rupi, e consente la coltivazione del delicatissimo cedro da cui prende il nome tutta la riviera. Cinquanta chilometri di scogliere, spiagge e fondali protetti. Senza dimenticare l’interno, con le foreste e i fiumi del Pollino dove praticare torrentismo, trekking ed escursioni a cavallo.

In questa zona si trova Praia a Mare, con le sue spiagge di sabbia finissima che si estendono in un tratto costiero alto e frastagliato e un mare dai fondali limpidi e cristallini, ricchi di stelle marine e gorgonie. Praia a Mare è inserito nel Parco Nazionale del Pollino, dove gli appassionati di sport estremi possono cimentarsi nel rafting e nella discesa in gommone o in canoa lungo il vicino fiume Lao, uno dei più importanti corsi d’acqua a carattere torrentizio della Calabria.

Sul paesaggio costiero regna l’Isola di Dino, il simbolo di Praia a Mare e la più grande delle due uniche isole calabresi.

praia a mare

Lo sperone emerge imponente dai fondali di fronte Capo Arena ed ha la forma di un enorme cetaceo. Isola famosa anche per la presenza di suggestive grotte come la grotta del Leone, chiamata così per una roccia immersa nell’acqua che ha la forma di un leone accovacciato, e la grotta delle Cascate, a causa del rumore continuo delle acque che cadono.

Ma oltre al mare e alla natura a Praia a Mare si possono ammirare monumenti dal grande valore storico e culturale. Ad esempio il Castello di Praia, una struttura che si trova in località Foresta, posta in cima ad uno sperone di fronte al mare e costruita ai tempi di Carlo d’Angiò a difesa della costa dalle incursioni aragonesi e saracene. La stessa funzione aveva anche la Torre di Fiuzzi, di fronte l’Isola Dino, eretta sul faraglione della scogliera di Fiuzzi e alta oltre quindici metri.

E poi uno dei luoghi più importanti di Praia a Mare, il Santuario della Madonna della Grotta.

Viene chiamato così perché si trova all’interno di una grotta in posizione collinare. Inserito in tre cavità rocciose ai piedi del monte Vingiolo, il Santuario è raggiungibile solo lungo una rampa pavimentata con ciottoli di mare, da cui si può ammirare l’intero Golfo di Policastro.

La festa patronale ricorda e celebra l’arrivo della Madonna alle grotte del Monte Vingiolo avvenuto il 14 agosto del 1326, con una caratteristica processione a mare in cui la statua della Madonna viene posta su una grande barca e gira intorno all’Isola Dino proseguendo lungo la costa, per approdare sulla spiaggia in direzione del Santuario.

Si prosegue per Scalea, una delle città più antiche della Calabria, posizionata tra la collina e la valle del fiume Lao.

scalea calabria

Dalle spiagge dorate e dal mare limpidissimo Scalea sembra essere attraversata da un’unica grande scala che sale e scende per tutto l’abitato, incastrandosi tra vicoli per poi riuscire nelle strade più ampie e nelle piazzette.

Sul litorale è presente la scogliera dell’Ajnella, ricca di grotte e piccole baie. Molto particolare è la Grotta du Trasi e jesci (Entra ed esci), un tunnel naturale che sbuca su una spiaggetta a forma di ditale, detta appunto ‘A Jiditala.

La Grotta della Pecora, invece, deve il suo nome alla grande stalattite a forma di testa di pecora presenta all’ingresso, mentre al suo interno l’acqua cristallina sfuma in colori che si alternano in continuazione.

La spiaggia si estende per chilometri verso sud ed è interrotta solo dal grande scoglio su cui si erge Torre Talao, dalla quale si può ammirare sia la Scalea moderna, sviluppatasi a margine della lunga spiaggia, che la Scalea antica, arroccata sul promontorio a dominare tutta la costa.

Il 16 luglio di ogni anno si festeggia la Beata Vergine del Carmelo, patrona di Scalea, la cui statua è custodita nella Chiesa Madre di Santa Maria d’Episcopio, nel cuore del centro storico. Un altro importante festeggiamento è dedicato alla Madonna del Lauro, protettrice dei marinai, la cui statua è conservata nell’omonima cappella nel centro cittadino.

In entrambe le processioni sono presenti le tradizionali cinte votive, particolari telai in legno su cui vengono inserite delle candele decorate con nastri, a cui si aggiunge la suggestiva infiorata, quadri floreali ed immagini sacre disegnati sul manto stradale con segatura colorata.

Le tradizioni si ritrovano anche in tavola, in particolar modo con il pesce.

Tra i piatti simbolo di Scalea sono da provare le linguine al baccalà e gli spaghetti al ragù di tonno, mentre tra i secondi risaltano il baccalà fritto con i peperoni secchi e il pesce spada al limone.

Ma oltre al pesce, sono molto gustosi anche i piatti di carne, soprattutto ovina e caprina, rappresentati da un primo piatto come i fusilli con la carne di capra, oppure le capucelle, testine di agnello o capretto cucinate con la mollica di pane.

Il legame tra arte e gusto si ritrova anche in una preziosa località come Diamante.

Nell’intreccio di strette vie e scalinate, sembra quasi che le vecchie case si sorreggano le une alle altre. Diamante si inserisce nella splendida Riviera dei Cedri con una spiaggia dalle piccole insenature dotate di particolari colorazioni e fondali sempre diversi fra loro.

Di fronte alla spiaggia si ammira la splendida Isola di Cirella, piccolo isolotto dalla forma suggestiva e dalla flora selvaggia, divenuta parco marino della Riviera dei Cedri. Un luogo perfetto per trascorrere intere giornate sull’isola, dedicandosi alla pesca o a semplici escursioni.

Ma il vero spettacolo è rappresentato dal borgo. Oltre duecento opere d’arte dipinte sui muri del centro storico e della frazione Cirella, realizzate a partire dal 1981 da pittori ed artisti di fama internazionale. Un’idea che fu di Nani Razzetti, pittore milanese di origini ma diamantese di adozione, che volle rendere speciale il centro storico di Diamante proponendo l’avvio di un progetto originale per la sua rivalorizzazione, senza danneggiare le antiche abitazioni

A settembre Diamante diventa la location dello storico Festival del Peperoncino.

Un vero e proprio viaggio alla scoperta di antichi sapori e tradizioni custodite dai calabresi. Il centro storico ospita numerosi stand gastronomici dove è possibile assaggiare qualsiasi piatto a base di peperoncino, ma anche gustose pietanze della tradizione culinaria locale.

Durante la settimana in cui ha luogo l’evento si assiste a divertenti gare di abbuffate all’ultimo peperoncino e ad altre occasioni come Mangiare Mediterraneo e Laboratori piccanti. A Diamante, infatti, ha sede l’Accademia Italiana del Peperoncino che conta migliaia di associati in tutto il mondo.

Al peperoncino si aggiunge anche il cedro liscio di Diamante, uno dei prodotti che la rende conosciuta in tutto il mondo.

Con il cedro si realizzano diverse specialità gastronomiche, come i bocconotti, dolci di pasta frolla farciti con la particolare marmellata di cedro e poi anche i “penicilli“, acini di uvetta aromatizzata avvolti nelle foglie del cedro, legati con un giunco e infornati.

Si scopre il cuore del Tirreno facendo visita a Cetraro Marina, un borgo agricolo-commerciale arroccato su uno sperone roccioso da cui si gode uno splendido panorama della costa. Il centro storico si articola tra viuzze e archi, mentre l’accesso alla città avviene attraverso tre antiche porte, Porta di Mare, di Basso e di Sopra, importanti testimonianze di un borgo anticamente fortificato.

Nucleo del borgo è Piazza del Popolo, al cui centro si trova la Fontana del Nettuno, nota in dialetto come u giganti, coronamento monumentale del primo acquedotto di Cetraro. Intorno ad essa sorgono numerosi edifici e palazzi, fra cui il Palazzo del Trono, sede del museo dei “Brettii e del Mare”. Un interessante museo che si suddivide in due sezioni principali, quella archeologica e quella cartografica, oltre ad un interessantissima biblioteca, ricca di preziosissimi volumi storici.

La Sezione Archeologica è allestita in due aree espositive, quella del Museo dei Brettii e quella del Museo del Mare.

La prima ospita numerosi reperti del periodo Brettio rinvenuti a Cetraro, come corredi funerari, vasellame di vario genere, piccole statuette in bronzo. La seconda espone numerose anfore romane ed alcune anfore medioevali, rinvenute nei fondali del tirreno cosentino

La Sezione Storica comprende il Museo Cartografico e tra le tante mappe presenti, risalta l’esposizione della famosa Carta Sismica realizzata da Padre Eliseo della Concezione. Una sorta di Preistorica Scala Mercalli, con la registrazione degli effetti del sisma sui centri abitati, suddivisa in tre gradi di effetti distruttivi.

Un evento di particolare importanza che si svolge a Cetraro è il Torneo dei Rioni.

Manifestazione che nacque in onore di San Benedetto, patrono del paese, prevede che gli otto rioni storici del borgo si sfidino nell’ultima domenica di luglio in una spettacolare giornata di giochi, in cui vengono esaltati i valori atletici ed agonistici dei partecipanti. Nel centro del paese, a Piazza del Popolo, le otto squadre schierano i giovani prescelti per rappresentare il proprio rione, ciascuno contraddistinto da un simbolo storico. Il sabato precedente la giornata finale si assiste alla magnifica sfilata, con centinaia di figuranti in costume d’epoca.

Sempre sulla costa si trova Paola, una delle località più importanti della Riviera dei Cedri.

Circondata da splendidi paesaggi montani, che in autunno diventano meta ideale per chi ama le passeggiate nei boschi alla ricerca di funghi, Paola è anche una destinazione consigliata durante la stagione estiva, grazie alla sua lunga spiaggia di ciottoli, bagnata da acque limpide

Il suo territorio è rinomato per la sua splendida natura e per le acque limpide che bagnano il litorale costiera. Molto importante il Santuario di San Francesco di Paola, simbolo della cristianità calabrese che registra ogni anno un numero crescente di pellegrini che fanno visita al complesso situato sulle pendici della montagna che domina l’abitato.

Nel centro storico è da vedere la Fontana dei Sette canali, costruita a metà del XVII secolo da artigiani locali e caratterizzata da una forma a ventaglio, un chiaro riferimento alla coda del pavone, simbolo della città. Fuori dal centro storico è possibile visitare la torre del Castello, che sorge su di una struttura rocciosa e costituiva l’elemento principale di un sistema e di fortificazioni. Poi la chiesa ipogea di Sotterra, una delle più antiche della regione, che conserva al suo interno alcuni splendidi affreschi con figure bibliche.

Fare una visita a Paola significa anche poter gustare la sua gastronomia tradizionale, come tra cui la pasta ca’ mmuddica, con mollica di pane e acciughe, la pasta con il tonno fresco e con il finocchietto selvatico. Tra i secondi, sono da assaggiare le pietanze a base di pesce, come le alici con la cipolla, il pesce spada piccante, la zuppa di pesce e la razza al pomodoro.

Spostandosi leggermente nell’entroterra si fa visita a Cosenza.

Tra le città capoluogo della Calabria, Cosenza occupa un posto di primo piano nel settore culturale. Ancora presente l’Accademia Cosentina, che l’umanista Parrasio fondò all’ inizio del XVI secolo e di cui fece parte, nello stesso secolo, Bernardino Telesio, il filosofo della natura. Entrambi i filosofi si presentano come i dotti cosentini per cui la città fu culturalmente illustre e per i quali fu nota come l’Atene d’Italia. Lo spirito culturale è oggi idealmente sostenuto dall’Università della Calabria, la più grande università statale della regione e primo campus universitario in Italia.

Sul pendio del colle Pancrazio si trova la città vecchia. Nella pianura sottostante si è allargata la città nuova, a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo. Sul colle Pancrazio sorge il Castello Normanno-Svevo e rappresenta il principale monumento della città. Il cosiddetto corridoio angioino un tempo delimitava a destra il vasto cortile del castello e a sinistra la sala delle armi, mentre sul lato opposto del salone si accede alla sala del trono.

La vita culturale della città è ricca di iniziative teatrali che si sviluppa soprattutto intorno al Teatro Rendano, la cui storia affonda le sue radici nel Rinascimento, epoca che vide nascere in città le prime opere teatrali e le prime esperienze musicali. Una testimonianza del profondo fermento culturale che ha sempre attraversato la città di Cosenza sino all’Ottocento. Il palcoscenico ospita spettacoli lirici, prosa, concerti sinfonici, spettacoli di danza e convegni.

Il Rendano è il fulcro delle attività artistiche dell’intera Regione.

Un grande effetto viene suscitato dal Museo all’Aperto Bilotti, una vera galleria d’arte a cielo aperto realizzata lungo il corso principale della città. Rappresenta un unicum nel panorama artistico meridionale, in cui sono collocate diverse opere d’arte moderna e contemporanea di artisti di fama nazionale e internazionale, frutto della donazione della famiglia Bilotti.

Oltre alle bellezze storiche e artistiche, Cosenza conserva un ricco patrimonio gastronomico fatto di pietanze e sapori tipici.  A partire dai primi piatti come patate e pipareddre (peperoni) fritte, broccoli di rapa e salsiccia, lagane e ciciari (tagliatelle larghe e ceci).

Tra i dolci tipici, legati soprattutto alle festività religiose, sono da assaggiare i mostaccioli di san Giuseppe, focacce a base di miele d’api o di fichi. Poi i cuddrurieddri, ciambelle salate preparate in occasione dell’Immacolata e per tutto il periodo natalizio, a cui si aggiungono i turididdri, dolci natalizi fritti ricoperti di miele di fichi.

Da Cosenza ci si può dirigere anche verso il Parco nazionale della Sila.

lago cecita calabria

Il più vecchio parco nazionale della Calabria e tra i primi cinque nati in Italia. Un’area che conserva il suo aspetto selvaggio e incontaminato, ma che affascina grazie ai tanti caratteristici paesini che ospita e all’opportunità di praticare numerosi sport all’aria aperta.

Paesaggi grandiosi ed impervi che cambiano con il variare delle quote e delle stagioni creando ammalianti sfumature di colori. Nel parco si possono ammirare i cosiddetti patriarchi vegetali, circondati da muschi, licheni, felci, rampicanti. Sono alberi singolari, che convivono in equilibrio con l’ambiente e valorizzano il paesaggio. Ampie vallate si aprono lungo le dorsali del Parco dove si pratica la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono ancora oggi.All’interno del Parco ci sono nove riserve naturali biogenetiche. Fra queste, I Giganti della Sila di Fallistro, cinquanta colossali alberi di pino con oltre 500 anni di età, e la Riserva Golia-Corvo, area di diffusione e ambientamento dei cervi, dove ne vivono oltre cento esemplari.

Tra le attività che si possono fare nel Parco durante la bella stagione e in autunno vi sono sicuramente le escursioni tra i boschi, perfetti per il trekking anche di più giorni.

In molte zone è possibile noleggiare delle biciclette o avventurarsi a cavallo tra i tanti sentieri immersi nella natura.

Nelle località di villeggiatura come Villaggio Mancuso, in prossimità dei laghi Ampollino, Cecita, Arvo, si possono praticare canottaggio e pesca sportiva, ma anche affittare canoe, pedalò e piccole imbarcazioni.

La Sila è anche una delle zone migliori del Sud Italia per praticare sport invernali. Tra tutte le località presenti all’interno del Parco, bisogna citare Camigliatello Silano, tipico borgo montano dotato di un grande impianto sciistico meta di un gran numero di sportivi durante la stagione invernale.

Altra attività di svago da fare immersi in una natura splendida, è il Tiro con l’arco e il Bio e bird-watching, presso il lago Ariamacina, oppure una visita istruttiva e gustosa alle tante Fattorie Aperte. La Sila è una terra dalle antiche tradizioni. E ha conservato i sapori di un tempo anche a tavola. Da provare, rigorosamente in un rifugio montano, la mpanata, uno dei piatti tipici del posto fatto con ricotta, siero di latte ancora caldo e pezzi di pane duro.

Ritornando sulla costa tirrenica ecco Amantea, incantevole borgo che possiede tre anime, ciascuna delle quali ha un’identità forte e ben radicata.

Il centro storico aggrappato sulla rupe del castello, la zona pianeggiante, e la Marina, che si sviluppa attorno al lungomare e a ridosso delle incantevoli spiagge.

La città vecchia è attraversata da case ottocentesche e giardini affascinanti, lungo un percorso di vicoli e stradine lastricate che confluiscono in larghi dotati di fontane pubbliche con scale esterne e terrazzi per godere dello spazio all’aperto. In questi luoghi è cresciuta la tradizione orale del popolo di Amantea, i canti popolari, i racconti, i proverbi, le tradizioni magiche.

Da visitare assolutamente la grotta di Amantea che sembra fare da pilastro alla città vecchia. Un luogo storico, di fronte ad essa erano solite approdare le navi mercantili che giungevano sulla costa tirrenica dopo mesi di viaggio. Aveva anche un’importanza strategica, dato che al suo interno è stato scoperto un passaggio segreto che permetteva di raggiungere il castello e di oltrepassarne le mura fortificate.

Amantea è famosa e anche per la lavorazione dei Fichi Secchi al cioccolato nero e bianco o in altre ricette. Molto importante è anche la lavorazione del pesce, tra cui alici, sarde e la neonata rosamarina, ingredienti per saporite ricette preparate seguendo le indicazioni tramandate dai vecchi pescatori.

Si prosegue per Lamezia Terme, nota perché al centro della Calabria, alle pendici del Reventino, da oltre duemila anni sgorgano acque salutari già note in epoca romana come Aque Angae. Le quattro polle d’acqua calda che si uniscono con la corrente del fiume Bagni creano diversi gradi di temperatura e l’ultima, la più calda di tutte, arriva ad una gradazione di 39 gradi e ha preso il nome del mitologico Caronte.

Le Terme di Caronte sono un luogo di fascino situato vicino al bellissimo golfo di Sant’Eufemia, immerso nel verde di un parco.

L’attuale stabilimento termale è una struttura moderna e funzionale, dove rilassarsi attraverso i percorsi benessere. Fuori dallo stabilimento si trova la gurna, una pozza liberamente accessibile tutto l’anno, per usufruire delle acque sulfuree e dei suoi fanghi.

Di particolare importanza il castello normanno-svevo di Nicastro, caratterizzato da storia, mito ed  un suggestivo alone di mistero. Dopo il rovinoso terremoto del 1638, che abbatté il castello, sono sorte tante particolari leggende come quella della tana delle fate.

Secondo la tradizione, quando cala la notte le fate escono dalle grotte di cui sono piene le sponde del torrente Canne e si aggirano intorno ai ruderi del castello, percorrendo poi il corso del torrente per raccogliere fiori, bacche e miele.

Trai beni architettonici presenti sul territorio di Lamezia, il Bastione di Malta è quello meglio conservato. Fu l’Ordine dei Cavalieri di Malta a costruire lungo questo fronte sia il poderoso Bastione, che ancora si erge maestoso e in buono stato, sia le numerose torri costiere a nord e a sud di esso, poco distanti fra loro.

In piazza Campanella, invece, si trova la Casa del libro antico.

Qui sono conservati oltre duemilacinquecento libri stampati dall’inizio del secolo XVI nei vari centri italiani ed europei dove fiorì l’arte tipografica. A questi si aggiungono alcune opere manoscritte dello stesso periodo e frammenti di codici manoscritti greci e latini recuperati insieme a una serie di testimonianze archivistiche.

Un modo interessante per conoscere a fondo Lamezia è assaggiare la sua cucina locale. Da provare le melanzane ripiene, il baccalà con le olive nere, e le grispelle, frittelle fatte di patate e farina. Da non perdere salumi e insaccati, in particolare la soppressata, salame piccante molto spesso e di produzione artigianale.

Poco distante si trova Catanzaro.

Nota anche come città delle tre V, riferite a tre delle caratteristiche che storicamente la distinguono, ossia il Vento, il Velluto, e Vitaliano, il Santo Patrono. Catanzaro è rinfrescata costantemente da forti venti che provengono dallo Ionio, dal Tirreno e dalla Sila. Il velluto, assieme a damaschi e sete, diede lustro e ricchezze alla città. Catanzaro, fino al 1800, era famosa per la coltivazione del baco da seta e per la raffinata lavorazione artigiana dei tessuti. San Vitaliano è il santo protettore della città e le sue reliquie furono inviate a Catanzaro in segno di apprezzamento per l’accoglienza data dalla città a Papa Calisto II.

Catanzaro presenta importanti e moderne strutture culturali, come il nuovo Teatro Politeama, progettato da Paolo Portoghesi. Il più giovane tra i grandi teatri italiani, affonda le sue radici nell’antica tradizione teatrale cittadina. Il palcoscenico, con le sue ampie dimensioni permette lo svolgimento dei vari generi di spettacolo, dalla grande lirica alla sinfonica, dalla danza all’operetta, dalla prosa al musical.

L’area museale del complesso monumentale del San Giovanni è notevole luogo della città e sede di importanti mostre.

Il San Giovanni vanta una grande area espositiva, disposta su due piani, alle quali si accede da una bella scalinata che porta al cortile interno e alle numerose sale. Oggi il Complesso monumentale, dopo accurati restauri, è diventato uno dei più importanti e prestigiosi poli culturali ed espositivi dell’Italia Meridionale.

Il complesso monumentale nacque sui resti del castello normanno-svevo, utilizzando i materiali dello stesso e la Torre Normanna, dalla forma quadrata e merlata, è quanto rimane dei resti dell’antico castello. Inseriti nel complesso anche il grande piazzale panoramico, la Torre di Carlo V e le restanti mura del castello.

Molto particolare il MARCA, il Museo delle Arti.

Un polo multifunzionale dove si possono trovare differenti stili artistici, dall’arte antica al linguaggio contemporaneo. Il Museo è situato nei locali di un antico palazzo del centro storico di Catanzaro ed è organizzato su tre livelli. Al pianterreno sono state allestite la Pinacoteca e Gipsoteca della Provincia con circa cento opere tra dipinti e sculture, mentre al primo piano si trovano la collezione permanente Rotella e le sale dedicate a mostre temporanee.

Catanzaro Lido, invece, rappresenta il quartiere costiero della città, con una delle spiagge urbane tra le più belle della Calabria.

Nonostante il carattere tipicamente balneare, l’agglomerato di Catanzaro Lido ospita numerose architetture religiose e monumenti di rilievo storico e culturale, quali l’Ancora, maestoso monumento ai caduti del mare situato sul lungomare.

Elementi semplici e genuini presentano la cucina di Catanzaro. Tra questi olio d’oliva, peperoncino e pane integrale. Le specialità locali da non perdere sono sicuramente la pasta chjna, pasta ripiena con provola, uova sode, soppressata e condita con ragù di carne e formaggio grattugiato, e la ciambrotta, piatto vegetariano a base di pasta asciutta condita con uova fritte e pecorino. Il piatto più rinomato è u Murzeddhu, una particolare trippa cucinata a fuoco lento, con salsa piccante. La tradizione vuole che questo piatto si mangi dentro la Pitta, un particolare pane tipico di forma circolare. Tra i dolci caratteristici ci sono  le crocette, fichi secchi cotti al forno con ripieno di noci, cannella e cedro candito che vengono accompagnate dal vino Malvasia locale.

Da Catanzaro si scopre anche la costa ionica calabrese partendo da Isola di Capo Rizzuto.

Un bellissimo promontorio posizionato sul versante orientale della Calabria. Acque cristalline e distese di spiagge caratterizzano il paesaggio della costa. L’habitat marino intorno a Isola di Capo Rizzuto possiede un enorme valore naturalistico, tutelato dall’Area Marina Protetta.

capo rizzuto

I greci furono affascinati dal territorio di Capo Rizzuto, tanto da insediare alcune colonie che divennero porte per il commercio e lo scambio culturale. Questa antica vocazione agli scambi è molto presente negli eventi culturali che qui hanno luogo, tra cui la Festa dei popoli, iniziativa incentrata sula multiculturalità, che ne rappresenta un chiaro esempio.

Nel cuore dell’estate si svolge la Sagra del gusto, Saperi e Sapori del Mediterraneo. L’evento ha come obiettivo la valorizzazione dei prodotti tipici locali, con degustazioni delle eccellenze agro-alimentari.

Uno dei simboli di Isola di Capo Rizzuto è il castello aragonese in località Le Castella.

La struttura si erge su di un isolotto di fronte alla costa. Nei momenti di bassa marea è possibile raggiungere il castello attraversando a piedi uno stretto lembo di terra. Luogo dal fascino suggestivo, il castello è stato più volte restaurato per rendere possibile le visite dei numerosi turisti e per la bellezza della sua struttura è stato scelto spesso come set per riprese cinematografiche e pubblicitarie.

La tradizione locale di Capo Rizzuto si rispecchia nei suoi piatti tra cui il riso e finocchi, con finocchietto selvatico tagliato a pezzi, e i covateddri, piccoli gnocchetti di farina di grano duro fatti a mano con l’aiuto di un particolare cestino di vimini e conditi con sugo di maiale.

Non mancano certamente i dessert, come la pitta cc’u l’ojjhu, dolce fatto a sfoglie con vino ed olio d’oliva, farcito con mandorle, uva passa, miele e cannella, e poi i tardiddri, gnocchetti che vengono prima ricoperti ed impastati con miele, vino cotto, zucchero e poi fritti.

Si prosegue per Crotone, città dal vasto patrimonio culturale che ha attraversato due millenni, passando dalla archeologia della Magna Grecia alle fortificazioni della dinastia aragonese.

Nel suo territorio è incluso il promontorio di Capo Colonna che ospita l’omonimo Parco Archeologico che comprende trenta ettari di terreno adibito a scavi e venti di bosco e macchia mediterranea

A Capo Colonna sorgeva una tra le aree sacre più importanti dell’intero bacino Mediterraneo, il santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus, protettrice dei pascoli, delle donne, della fertilità femminile, della famiglia e del matrimonio. Al suo ingresso si trova l’omonimo museo, dove sono esposti gli ultimi reperti rinvenuti nell’area di scavo. Oltre a rappresentare un luogo storico dal grande valore artistico e archeologico, il promontorio di Capo Colonna ospita la piccola chiesa di rito latino in cui si venera la Madonna di Capo Colonna.

Ogni anno la più grande processione religiosa della Calabria porta migliaia di fedeli in pellegrinaggio dal Duomo di Crotone alla piccola chiesa all’interno del Parco archeologico.

Il promontorio di Capo Colonna ospita anche alcune delle più belle spiagge di Crotone, come quella di Punta Scifo, di sabbia rossa finissima e dai fondali bassi e sabbiosi.

Le più affollate sono le spiagge cittadine, che dal molo del Porto Vecchio si allungano in direzione sud costeggiate dal lungomare. A nord della città, invece, si trovano le spiagge di Gabella, caratterizzate da sabbia bianca a granelli e lunghi arenili. Su questa zona costiera soffia spesso il vento di grecale e di tramontana, e per questo sono particolarmente frequentate dagli amanti del kite-surf.

Tra gli itinerari naturalistici e storico-culturali si presenta il territorio delle ex ferrovie Cutro-Crotone-Papanice, con le sue gallerie ancora intatte, mentre attraversando i boschi si possono ammirare sorgenti incontaminate e le famose rocce granitiche di Fosso Iannace.

Crotone è conosciuta anche come la Città di Pitagora grazie alla presenza del grande filosofo greco che intorno al 530 a.C. si trasferì qui segnando una data storica in quanto la sua celebre scuola filosofica venne in seguito considerata come fonte e origine della cosiddetta filosofia italica.

I discepoli di Pitagora vivevano in una comunità organizzata e regolata dalle leggi dello stesso maestro, studiando le discipline del quadrivio, ovvero musica, aritmetica, geometria e astronomia. I pitagorici furono i primi a fondare una scuola di insegnamento superiore molto simile alle attuali università.

Nel centro storico è possibile ammirare importanti testimonianze del glorioso passato di questa splendida città. La città vecchia, con i suoi palazzi nobiliari e le chiese d’arte, si estende verso l’interno partendo dal possente Castello di Carlo V, imponente fortezza spagnola edificata nel XVI secolo con funzioni logistiche e militari.Oggi il castello di Crotone è sede della biblioteca comunale, del museo civico, e di importanti manifestazioni a sfondo culturale.

Crotone offre una gran varietà di prodotti tipici. Un esempio è il Butirro, piccolo caciocavallo che racchiude un cuore di burro, e il rinomato Pecorino crotonese, a pasta dura, prodotto esclusivamente con latte di pecora di razza Gentile. Tra i primi piatti tipici da gustare la zuppa di pesce e i cavateddri o i maccarruni, specialità di pasta fatta in casa, da condire con ragù di maiale.

Il gusto è anche protagonista a Cirò Marina, sulla costa ionica in una zona circondata da vigneti e uliveti.

Il mare e la terra regalano a questo paese prodotti di grande eccellenza conosciuti ovunque, come i vini e gli agrumi. Molto apprezzati sono i vini di Cirò Marina, ottenuti principalmente dal vitigno tipico Gaglioppo con cui si produce il Cirò DOC nelle tipologie di rosso, rosato e bianco. Un vino dal profumo fruttato e dal sapore intenso che accompagna le ricette tipiche, perfetto connubio tra terra e mare.

Il sapore piccante contraddistingue la cucina di Cirò.  Nota e ricercata è la sardella, preparata con la neonata di alici, pepe rosso piccante e semi di finocchio selvatico.

Il pesce azzurro viene preparato in mille varianti, i “surici” (pesce pettine) fritti si alternano a “pruppi e pipi” (polipo e peperoni), alici ripiene, sarde arrostite, pesce spada.

Dalla primavera all’estate una serie di eventi caratterizzano Cirò Marina. A marzo i Focareddi di San Giuseppe, l’accensione dei tradizionali fuochi in giro per i rioni. Ad aprile si svolgono numerose cerimonie religiose e mercatini per la Fiera di San Francesco. I primi di maggio si celebra la Festa di San Cataldo, patrono della città, con quattro giorni di appuntamenti, tra cui la caratteristica processione a mare e il pellegrinaggio verso la Chiesa della Madonna di Mare. Ed infine ad agosto si svolge la manifestazione Calici di Vino e la Sagra del pesce azzurro.

Cariati si presenta come una splendida città di arte e storia, situata su un colle lungo il tratto di costa ionica denominato “Costa dei Saraceni”.

Una zona costiera tra le più selvagge dell’intera regione, in cui si alternano promontori e golfi, aree ricche di vegetazione mediterranea e ampie pinete. Tutta la costa è ricca di reperti storici della civiltà magno-greca e di numerose testimonianze medievali e bizantine.

Cariati offre un centro storico molto ben conservato, circondato da imponenti mura e torrioni. Un angolo da non perdere è la balconata della Spezieria, che prende il nome dal vicino torrione, alla quale si accede mediante una salita chiamata dagli abitanti del paese “u lavinari ir’ a vadd”. Da Porta Pia si esce dal centro e fuori dalla cinta muraria si trova subito il monumento nazionale di Cariati, ossia la chiesa dei Minori Osservanti o di Santa Filomena, risalente al XV secolo  edificata in stile tardo gotico..

L’artigianato locale mantiene in vita l’antica tradizione dei tappeti e delle coperte fatte a mano, che si conserva dal tempo delle incursioni dei Turchi Ottomani. In origine, le stoffe erano tessute dalle donne del posto, che venivano deportate per un certo periodo di tempo in Turchia dove imparavano questa antica arte manifatturiera, i cui prodotti costituiscono ancora una perla dell’artigianato locale.

Grande importanza ricopre anche la lavorazione della creta, praticata dai vasai di Cariati da tempi remoti e ne sono ampia testimonianza i vari negozi di oggetti in terracotta grezza e ceramica presenti nel borgo e lavorati secondo la tradizione.

Tra le altre specialità, Cariati è centro di produzione della “sardella salata” il “caviale calabrese” tanto apprezzato in tutto il mondo.

Nel mese di maggio ricorre la festa di San Cataldo, il più venerato di Cariati. Durante la processione il busto del Santo viene portato prima a spalla poi in barca fino al santuario, dove rimane tutta l’estate. Per devozione o per grazia ricevute alcune persone, cinte di corda, camminano scalze dietro il Santo e altre ancora, portano il majo, un palo di legno pieno di fusiddi e adornato di nastri e fiori.

Proseguendo verso nord si incontra Corigliano Calabro, sito nobile di arte e storia che presenta numerose bellezze cariche di fascino e mistero.

Tra queste il Castello Ducale che da quasi sette secoli domina l’ingresso meridionale della piana di Sibari, di quella che fu la più celebre e fertile pianura della Magna Grecia.

Il progetto di recupero si è posto come primo obiettivo quello di rendere protagoniste le pietre, facendo raccontare la propria storia in un susseguirsi di epoche e dominazioni storiche differenti, trasformando di fatto il Castello Ducale in un museo. Il recupero di alcuni ambienti, come il Salone degli Specchi e le Cucine, ha dato vita anche a spazi per mostre ed esposizioni e spazi all’aperto per spettacoli, risultati concreti di un raffinato restauro.

Corigliano Calabro è un’altra località in cui i sapori giocano un ruolo fondamentale. Nel cuore dell’estate si possono così gustare le famose “lumincian chjine” (melanzane ripiene) e a pitta chjna e ri gurpinella (focaccia dolce ripiena di marmellata, uva passa e noccioline). La sera della vigilia di Santa Lucia si usa portare in tavola i trìrice cose, cioè tredici tipi di frutta fra cui la tradizione vuole che non manchi assolutamente ” ‘a murtìlle, i melle e ri pizzingàngule” (il mirtillo, le nespole selvatiche e i corbezzoli).

A Corigliano Calabro sono numerose le feste e le sagre dedicate ai sapori locali durante tutto l’anno. A cominciare dalla Sagra del pesce azzurro che viene organizzata durante i primi del mese di agosto a Schiavonea, nella magnifica cornice del mar Ionio. Nel corso della sagra si possono gustare tutte le specialità del posto a base di pesce, dalle fritture ai piatti più elaborati.

Proprio Schiavonea, la Marina di Corigliano, merita una visita a parte.

Qui si viene accarezzati dal caldo sole estivo e cullati dalle sue acque dai limpidi fondali. Circondata dai Monti del Pollino e della Sila e profumata dall’odore delle zagare dove nascono le famose clementine, Schiavonea si rispecchia nelle acque del Mar Ionio. Schiavonea è dotata di un bellissimo lungomare e di un tipico borgo marinaro, con viuzze strette e parallele che si dirigono verso il mare o le piazzette della marina. Schiavonea è punto di partenza per luoghi famosi della storia greco-romana, e da qui infatti si può arrivare a vistare l’antica Sibari con i suoi scavi e il museo annesso.

Si procede appunto per Sibari, accolti dal suo Parco Archeologico che custodisce i resti stratificati delle tre città antiche di Sybaris, Thourioi e la romana Copia, esemplare unico in tutto il mondo occidentale.

Il cantiere più importante è quello del “Parco del Cavallo“, dove si possono vedere monumenti d’età romana, tra cui spicca il teatro.

La “Casa Bianca“, è un altro notevole cantiere, che conserva una zona edificata nel IV sec. a.C., in cui si erge una torre circolare dello stesso periodo. Il cantiere di “Stombi” invece comprende una zona urbana riedificata solo parzialmente dopo il 510 a.C. e si possono quindi vedere monumenti di età arcaica, come le fondazioni di un modesto edificio, pozzi, fornaci. Annesso al Parco Archeologico di Sibari, il nuovo Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, costituisce il principale polo culturale e storico del litorale ionico della provincia di Cosenza ed espone i reperti più importanti provenienti dal territorio circostante.

Da Catanzaro può partire la seconda parte del viaggio alla scoperta della Calabria. Un percorso che prevede la visita della parte meridionale della regione. Ci si addentra proprio nella punta dello stivale, tra i due mari e il Parco nazionale dell’Aspromonte

Si parte da Pizzo Calabro, uno dei borghi più pittoreschi della costa, arroccato sul pendio di un promontorio a picco sul Tirreno, proprio al centro del golfo di Sant’Eufemia.

 

Importanti tracce storiche si possono trovare nel Castello Aragonese risalente al XV secolo, nella quale fu tenuto prigioniero, e successivamente condannato a morte, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte e re di Napoli.

Pizzo è una cittadina che si caratterizza per le bellissime Chiese, prima tra tutte il Duomo di San Giorgio, posto al centro del paese. Un edificio barocco del 1600 con un portale in marmo, opera dello scultore Fontana, ed una statua che raffigura Cristo del Gian Lorenzo Bernini. Sulla spiaggia, invece, si trova la Chiesa di Piedigrotta, molto particolare in quanto scavata nella roccia arenaria alla fine del Seicento, per mano di alcuni naufraghi provenienti da Napoli, al fine di ringraziare Dio per le vite salvate. Al suo interno si trovano le statue scolpite nel tufo da Angelo e Alfonso Barone, rese particolarmente caratteristiche dalla luce che penetra dalle fessure della roccia.

Gli amanti del mare e della natura si possono recare alla Marina, tra baie rocciose e spiaggette incantevoli lungo l’estesa Costa degli Dei.

Poi la spiaggia della Marinella o del Nautico, cosi chiamata per la vicinanza all’istituto Nautico, è contraddistinta da fondali limpidi ed è possibile praticare le immersioni subacquee. La spiaggia Pineta di Colamaio è uno splendido tratto di costa tirrenica con ampia spiaggia sabbiosa, nota per le dune dell’Angitola, ed una pineta in cui sono presenti anche alberi di eucalipto.

La gastronomia locale è basata soprattutto sul pesce, pescato in abbondanza dal mare antistante la città. Baccalà, cernia, gamberi, pesce spada, seppie, tonno e bottarga sono largamente utilizzati nella cucina di Pizzo per la preparazione di piatti dalle ricette tradizionali.

Ma la specialità per cui Pizzo è famosa nel mondo è il celebre Tartufo, opera dei gelatai locali dalla forma tondeggiante con il suo “cuore” irresistibile di cioccolato fuso.

Segue Vibo Valentia, la più piccola provincia della Calabria in un territorio che comprende la costa tirrenica, la catena appenninica delle Serre e il vasto comprensorio agricolo dell’altopiano del Poro. Le radici della città sono antichissime e custodiscono un patrimonio straordinario di bellezze naturali, di storia, di cultura e di tradizioni popolari.

L’architettura del centro urbano è dominata dall’imponente castello normanno-svevo, oggi sede del Museo archeologico intitolato a Vito Capialbi, illustre archeologo vibonese, che custodisce la Laminetta aurea, il più antico testo Orfico rinvenuto in Italia e probabilmente uno dei reperti più preziosi provenienti dal passato ellenico. Il Museo è caratterizzato da quattro sezioni riguardanti reperti provenienti da luoghi di culto, reperti archeologici di necropoli e materiali risalenti all’età romana.

Il centro storico di Vibo Valentia è un ricco intreccio di chiese, monumenti ed edifici medievali, barocchi e ottocenteschi dove è difficile distinguere la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Una caratteristica affascinante che descrive la città.

Appena fuori dell’abitato di Vibo Valentia si scorgono le mura e le rovine dell’antica città greca Hipponion.

Ad oggi, gli scavi archeologici hanno messo in luce soltanto alcune aree del tessuto urbano. Oltre alle fortificazioni, sono state ritrovate le necropoli e alcune aree di culto. Le grandiose mura di cinta sono state individuate nei primi decenni del Novecento, composte da grossi massi di arenaria e munite di torri.

Il Vibonese è ricco di paesaggi che comprendono uliveti, campi di grano, aranceti e vigneti arroccati sui fianchi delle colline. Si presenta ancora più incantevole la Costa degli Dei, frastagliata e piena di insenature rocciose alternate a spiagge morbide e sabbiose.

La Costa degli Dei è il regno degli sport acquatici, grazie alla possibilità di escursioni subacquee che permettono di ammirare i bellissimi fondali e la fauna marina. Le acque e i venti del vibonese attraggono molti appassionati di kitesurf e windsurf, che qui trovano le condizioni ideali per divertirsi. L’entroterra della provincia, con i folti boschi e le bellezze della natura, è una meta suggerita per chi ama praticare il trekking.

Vibo Marina, invece, è un centro urbano e turistico situato sulla litorale nord-occidentale del Monte Poro e dotato di un piccolo porto.

Nella zona portuale è di particolare interesse assistere al rientro delle barche dalla pesca, alla vendita all’asta del pesce nel centro di raccolta e alla costruzione delle barche in legno con le antiche tecniche dei maestri d’ascia. Vibo Marina offre anche attrattive di tipo storico e architettonico, come il Castello di Bivona costruito per proteggere il porto di Bivona dalle incursioni piratesche. Capo Vaticano, poco distante da Vibo, è un promontorio che si distende su uno dei mari più azzurri e limpidi d’Italia.

La storia e la cultura di Vibo Valentia si riflettono anche nelle tradizioni gastronomiche. Tra i prodotti più noti si trovano le conserve, il tonno, l’olio d’oliva. Ma il prodotto per eccellenza della provincia è la celebre ‘Nduja di Spilinga, salame morbido dal gusto estremamente piccante, e la fileja, pasta all’uovo arrotolata a mano in lunghe treccine.

Tra i dolci tipici della cucina locale da assaggiare le pittapie, biscotti riempiti con un impasto di uva passa, noci, pinoli e cioccolato ed il sanguinaccio, sangue di maiale fatto bollire con zucchero, noci, cioccolato fondente e pinoli.

Poco distante sui presenta la perla del Tirreno, ovvero Tropea, la località turistica calabrese più nota, con le sue mura, la sua spiaggia sabbiosa e uno stupendo centro storico dal fascino medievale.

A Tropea si può unire la bellezza del mare con un interessante itinerario culturale, artistico e paesaggistico.

La parte antica della città è posta su un terrazzo a picco sul mare, dove di fronte sorge lo spettacolare isolotto che ospita la Chiesa di S.Maria dell’Isola, simbolo della città, raggiungibile tramite una ripida scalinata ricavata nella stessa roccia dell’isolotto. Sullo sfondo si intravedono le Isole Eolie con Stromboli e Vulcano, e la Sicilia con l’Etna e la distesa del mare Tirreno di fronte.

Il borgo di Tropea è racchiuso in un articolato intreccio di stradine strette che si aprono all’improvviso in meravigliose piazzette che si affacciano sul mare. All’interno del centro storico sono presenti piccole botteghe di artigiani del legno, del ferro, dei tessuti e della terracotta, insieme a tante piccole botteghe gestite dai contadini della zona che vendono prodotti tipici locali provenienti dalle campagne, come olio d’oliva, vino e soprattutto le famose cipolle rosse di Tropea, che vengono  celebrate a luglio assieme alla sagra del pesce azzurro

A Tropea il mare è considerato tra i più belli d’Italia e le sue spiagge si raggiungono attraverso tre strade e quattro scalinate che partono dal Duomo di Tropea, da Largo Galluppi, da Rione Borgo e dal Convento.

La spiaggia del Cannone è la meno frequentata della zona, una piccola oasi nascosta tra il porto turistico e lo scoglio di San Leonard.

La grotta del Palombaro si raggiunge solo via mare e la sua spiaggetta è piccola e intima, al riparo di un’ampia grotta, mentre la Grotta Azzurra è così chiamata perché i raggi di luce che entrano all’interno creano spettacolari giochi di luce e colorano l’acqua di un azzurro intenso.

Si prosegue visitando Palmi, circondata da mari e monti e uno dei luoghi più suggestivi della Calabria da cui è possibile ammirare Stromboli e le isole. Verso nord, invece, regna la verdeggiante Piana di Gioia Tauro, mentre guardando verso sud si ammirano le infinite sfumature della Costa Viola, che termina con la Tonnara di Palmi in prossimità dello scoglio dell’ulivo.

Tutta la costa di Palmi, nella quale si trovano la Marina e la Baia della Tonnara, è arricchita da grotte marine e costiere, da spiagge e da scogli.

Palmi è ricca di manifestazioni, prima tra tutte la Varia di Palmi, un evento religioso e popolare di straordinaria importanza. Ogni cinque anni, l’ultima domenica di Agosto, si celebra a Palmi la festa in onore della Madonna della Lettera e l’affascinante processione della “Varia”, una macchina votiva che viene portata dai fedeli per le vie del paese. La struttura portante della Varia è quella di un grande carro in legno dalla forma piramidale. La presenza di figuranti viventi conferisce unicità a questa particolare rappresentazione religiosa.

La Spiaggia della Tonnara di Palmi, che si affaccia sul mar Tirreno, deve il suo nome ad un’antica tonnara, sorta ai primi del ‘900 per la pesca del pesce spada. Una splendida spiaggia di sabbia bianca lunga quasi due chilometri presente nell’omonima baia. La spiaggia presenta quello che resta il simbolo della Tonnara di Palmi, ovvero l’imponente Scoglio dell’ulivo, una roccia in mezzo al mare raggiungibile a nuoto, sulla quale si trova un albero di ulivo solitario.

Il mare che bagna questa spiaggia è turchese e trasparente e i ricchi fondali richiamano sub ed appassionati di snorkeling.

La gastronomia di Palmi segue la tradizione mediterranea, ma offre anche note speziate e agrodolci tipiche della cucina araba e spagnola. Ingrediente principe di molti piatti è il pesce spada, preparato in diversi modi, grigliato in salmoriglio, oppure farcito, secondo la ricetta araba, con mollica, capperi, olive e pepe nero, condito con le salse più diverse e saporite, a base di pomodori e capperi, o di aglio e peperoncino. Tra i primi piatti tipici vi sono la pasta china e la stroncatura, tipo di pasta di origine contadina che veniva fatta con i residui di lavorazione del grano.

Più a sud sempre sulla costa si trova Scilla, piccolo borgo che sorge su di un alto sperone roccioso a picco sul mare.

Importante centro turistico della Costa Viola, definita tale per il colore che assumono le acque in determinate ore della giornata, Scilla si presenta con un panorama spettacolare formato dall’antico Castello a ridosso della costa, le casette colorate accostate una all’altra e lo Stretto con vista sulla Sicilia.

La parte più antica e pittoresca di Scilla è la località Chianalea, denominata anche piccola Venezia per la sua posizione quasi immersa nelle acque del mare. Le case, strette le une alle altre e separate da minuscole viuzze, sembrano sorgano direttamente dal mare azzurro, poggiando le fondamenta proprio sugli scogli. Caratteristiche di Chianalea sono le maschere apotropaiche appese sopra le porte delle case. Un tempo avevano la funzione di allontanare gli spiriti maligni, oggi sono principalmente oggetto d’arredo ornamentale.

Ricco di storia e di mistero, il borgo di Scilla ha origini antichissime e richiama i miti e le leggende di Ulisse con Scilla e Cariddi, di Omero e di Dante Alighieri. Il nome è legato alla figura mitologica di Scilla, una giovane ninfa che rifiutava l’amore di Glauco. Questi si rivolse alla maga Circe, innamorata di lui. Ma la maga, offesa per l’affronto subito, avvelenò le acque, dove la ninfa era solita bagnarsi, trasformandola in un orrendo mostro dotato di sei teste di cani, che distruggevano tutte le navi che passavano nello Stretto di Messina.

 La spiaggia più rinomata e frequentata di tutta Scilla è quella di Marina Grande, delimitata da imponenti rocce che si tuffano a picco nel mare.

Nei pressi di Marina Grande vi è anche la spiaggia di Punta Pacì, adatta per gli appassionati di immersioni subacquee. In questa zona i fondali sono subito alti e le acque limpidissime. Cala delle Rondini, invece, è una piccola caletta di difficile accesso circondata da un ambiente incontaminato, dove godersi il sole tra poca confusione ed una natura meravigliosa.

La visita a Scilla comporta sicuramente la degustazione di principali specialità gastronomiche marinare che si basano su pesci caratteristici come il pescespada, la spatola e i polpi. La varietà territoriale della Costa Viola, però, consente di gustare anche peculiarità della tradizione collinare pre-aspromontana tra formaggi, salumi, funghi e ortaggi sottolio, frittelle di fiori di zucca, ragù e sughi a base di carne di capra e di maiale per condire la pasta fatta in casa. Durante le festività, in tutta la zona, si producono i caratteristici “mustacciòli”o “‘nzuddhi” e i “petrali” a base di miele e mandorle e fichi secchi aromatizzati. E non mancano mai creme, dolci e liquori a base di limone, arancia e bergamotto.

Si arriva poi a Reggio Calabria, città tipicamente mediterranea e piena di fascino.

reggio calabria

A partire dallo splendido Lungomare Falcomatà, un trionfo di palme e specie esotiche in un’atmosfera di profumi e colori intensi. Il polo della vita culturale, dove passeggiare accarezzati dalla brezza marina di fronte al meraviglioso panorama dello Stretto.

In questo scenario si incontrano storia e cultura. La passeggiata lungo la via Marina riserva le memorie dell’antichità, con la presenza delle Mura Greche e delle Terme Romane, e, in fondo al lungomare, il Museo Archeologico Nazionale. Il Museo merita di essere visitato per le importanti collezioni ospitate, che vanno dall’età preistorica al periodo di colonizzazione greca, oltre a un’ampia collezione di opere d’arte romane, bizantine e medievali. E soprattutto per i Bronzi di Riace, simbolo della città di Reggio Calabria. Esposti al piano terra del museo in una sala dotata di un sistema di controllo del clima, tale da evitare l’innescarsi di nuovi fenomeni di corrosione

Per gli amanti del mare, la spiaggia per eccellenza di Reggio Calabria è il Lido cittadino, impreziosita da numerosi alberi e palme e collocata presso la Rada dei Giunchi a nord del centro storico.

In tema gastronomico le abitudini attuali mantengono molte delle antiche usanze, a tal punto che il cibo della zona negli anni non si è molto modificato, con i vari piatti che prendono origini dai diversi popoli che hanno abitato il territori e sono il risultato di quasi tremila anni di storia, dalla Magna Grecia all’Unità d’Italia. A Natale e all’Epifania è usanza mettere in tavola tredici portate, mentre a Carnevale si mangiano maccheroni e carne di maiale. La Pasqua si festeggia con l’arrosto d’agnello e i pani spirituali. Molta importanza viene data ai cibi conservati, come le acciughe, gli insaccati di maiale, i formaggi, le verdure sott’olio e i pomodori secchi, che consentivano di sopravvivere nei periodi di carestia, oltre che ai lunghi periodi d’assedio.

Da Reggio Calabria si può fare visita al Parco Nazionale dell’Aspromonte caratterizzato da un’enorme biodiversità animale e vegetale e da affascinanti percorsi tra la natura incontaminata e particolari itinerari storico-culturali. Il territorio del Parco è situato fra il Mar lonio e il Tirreno. Dalle sue vette, che sfiorano i duemila metri, sono perfettamente visibili l’Etna e le Isole Eolie. Il Parco Nazionale dell’Aspromonte è ricco di magnifici e suggestivi paesaggi, di sentieri che affiancano panorami vasti e diversi e che permettono di attraversare zone in cui mare e monti appaiono talmente vicini da sembrare un unico ambiente. Fra il mare e il massiccio resta quasi sempre uno stretto lembo di terra, troncato in certi punti da incantevoli promontori a picco sul mare, tra i quali il più spettacolare è Monte S. Elia.

L’esplorazione nel cuore dell’Aspromonte offre la possibilità di percorrere a piedi affascinanti tragitti in perfetta simbiosi con la natura e lo straordinario paesaggio circostante. Percorrendo i sentieri è possibile attraversare tutto l’Aspromonte ed estendere lo sguardo alle varie bellezze naturali, dalle cascate agli stretti valloni, dai monumenti storici ai piccoli borghi ed ai numerosi agglomerati rocciosi. Per chi ama l’attività sportiva all’aria aperta è possibile raggiungere punti panoramici in mountain bike o a cavallo e percorrere sentieri che si prestano bene all’attività di trekking, dove gli appassionati possono immergersi nel verde della natura.

Lasciato il Parco si procede verso nord facendo tappa a Bovalino, dove si presenta un mare dai  colori di un azzurro intenso e spiagge bianche incorniciate da agrumeti dai profumi inebrianti.

A Bovalino Superiore esisteva un borgo detto Guarnaccia, non molto distante dal paese, dove era stato costruito un maestoso castello danneggiato dal terremoto del 1908. Oggi sui suoi ruderi sorgono alcune abitazioni che formano il nucleo centrale della borgata. Alla fine dell’ottocento iniziò l’esodo verso la marina, dove era stata già costruita la linea ferroviaria, sempre più corposo fino al trasferimento quasi totale della popolazione di Bovalino Superiore alla marina, che oggi è diventato il centro urbano di tutto il territorio. Il borgo di Bovalino Superiore sorge su uno dei tanti rilievi collinari, naturalmente fortificati, della fascia costiera della Calabria meridionale.

La cucina di Bovalino, nonostante abbia influenze della cucina napoletana e di quella siciliana, mantiene una sua tipicità, legata ai prodotti della terra e del mare. Caratteristici anche i maccaruni i casa, generalmente conditi con legumi, verdure e sugo di carne di maiale e le frittole, le parti grasse e frattaglie di maiale fritte. Il pesce è protagonista delle tavole locali, con il pesce spada alla ghiotta e al salmoriglio, merluzzo e stoccafisso alla marinara, e fravagghia, fittura di sarde e alici piccole.

Segue Gerace, sperduto tra le alture della Locride.

Un borgo che offre la sua anima normanna e bizantina, mostrando la sua bellezza semplice e elegante. Scavato nella roccia Gerace è un labirinto di vicoli in un paesaggio dove avviene l’incontro tra cultura e natura.  Le dominazioni straniere si riflettono negli stili diversi dei meravigliosi palazzi del paese e svelano gradualmente angoli che nascondono cultura e storia.

Il paese delle 128 chiese, che oggi ne conserva solo 17, era chiamato Città Santa. L’incredibile concentrato artistico di chiese e palazzi continua tra le stradine nelle piazzette, negli archi, nei ricchi portali, nei muri carichi di storia, riservando splendide sorprese. Tra queste la Basilica, meravigliosa opera d’arte tra le più importanti del Meridione. La Basilica di Gerace è la più grande della Calabria ed è la più imponente testimonianza dell’occupazione normanna della regione. Dedicata a Maria Assunta, la sua struttura imponente la fa apparire più come una fortezza che un edificio religioso, ma questa sua maestosità ne fa anche il monumento più rappresentativo dell’architettura bizantino-romanico-normanna in Calabria.

A Gerace si svolge il Borgo Incantato, una delle manifestazioni più sentite dalla popolazione locale.

Un momento unico di comunione universale, attraverso emozioni che trasformano le notti di Gerace in momenti di grande incanto. Si tratta di una rassegna internazionale di arte di strada in Calabria, con l’obiettivo di far emergere sia la tradizione locale che le culture straniere in un’atmosfera unica dove Gerace è il punto d’incontro di culture, arti e fascino.  Le musiche, le luci, le emozioni dell’arte di strada, ma anche i profumi sublimi della cucina geracese.

Tra le delizie enogastronomiche, legate alla tradizione contadina, si deve menzionare la pasta filata a mano con melanzane mbuttunate, condite con l’olio dell’oliva grossa, tipica di Gerace. Rimane in uso quotidiano una cucina a base di fritture tra cui l‘alatucia (cotiche) con le uova e la curcudia, una sorta di polenta aspromontana. Gustosi sono i fichi secchi preparati con noci di mandorle; le more di gelso e le costee (pere essiccate). E poi il vino. Il prodotto più noto della zona, infatti, è il leggendario Greco di Gerace, vino liquoroso di 17 gradi, ottenuto da uve greco e prodotto in limitate quantità. La storia narra che i Greci lo offrivano come segno di ospitalità, unito al miele.

Si continua con Siderno, nel cuore della Locride, posta al centro di un’ampia striscia di pianura.

La spiaggia di Siderno si allunga fino alla scogliera di Isola di Capo Rizzuto. Tra le attrattive del luogo da vedere sicuramente il Monumento al marinaio, situato sul lungomare e realizzato in bronzo, è formato da una colonna con tre solidi sulle quali vi è raffigurata la vita del marinaio.

Il borgo antico di Siderno Superiore presenta edifici di antico splendore e una struttura urbanistica tipica di tutti i paesi dell’entroterra della Locride, con viuzze strette e piccoli balconi. Dalla balconata di piazza San Nicola si può ammirare un suggestivo panorama con vista fino al mare. Ai piedi della piazza è stato realizzato un anfiteatro dove nella stagione estiva vengono rappresentati spettacoli musicali e opere teatrali.

Qui si trova la chiesa di S. Nicola di Bari, che custodisce un altare in stile barocco ed alcune preziose tele di Scuola Napoletana del XVII secolo. Si tratta della chiesa più antica e più importante di Siderno Superiore e la sua fondazione è legata alla nascita del paese e per questo può essere considerata un piccolo museo. Ai lati della grande pala d’altare sono collocate tele di bottega napoletana raffiguranti il Martirio di San Gennaro, l’Assunzione della Madonna, l’Adorazione dei Magi e la Madonna delle Grazie.

Siderno è una città molto attiva, infatti durante l’anno si svolgono numerose manifestazioni, tra cui la Notte Bianca, il Carnevale sidernese e i riti della Settimana Santa compreso il giorno di Pasquetta con la sagra del dolce pasquale, L’Estate a Siderno prevede ogni concerti e spettacoli con la Notte Arcobaleno, la Festa del Turista, il Festival internazionale del Folklore e la sagra del pesce.

Per gli amanti del verde a Siderno è possibile effettuare un percorso naturalistico tra uliveti, pini ed eucalipti.

Ad aumentare il fascino del territorio è la Diga sul torrente Lordo, imponente struttura che delimita un lago con una superficie di circa 70 ettari. Nelle belle giornate di sole la diga diventa la meta preferita dei pittori locali, che non si fanno sfuggire la possibilità di catturare sulla tela le sfumature del riflesso dei raggi solari sulle colline, sui fiori, sul piccolo lago e le antiche casette del centro Storico.

Poi Riace, famosa per aver regalato al mondo i Bronzi, due opere d’arte di inestimabile valore che adesso sono esposti nel Museo Nazionale di Reggio Calabria. I Bronzi di Riace, capolavori della scultura ellenistica, vennero ripescati in mare nel 1972, in localita Agranci, a circa 200 metri dalla costa. Le due statue furono probabilmente prelevate dai Romani dopo la conquista della Grecia e trasportati verso Roma con una nave che fece naufragio nel mar Ionio, presso la costa calabrese.

Il paese di Riace si sviluppa in due nuclei abitativi, Riace Marina sul mare e Riace Borgo sulla collina sovrastante.

Gli edifici nobiliari presenti nel centro urbano conservano imponenti portali con ricche decorazioni in pietra, in un tessuto ricamato da vicoli stretti che si alternano ad ampi slarghi lastricati, dai quali si arriva fino alla spiaggia.

Lungo un percorso che attraversa la splendida natura circostante, si arriva nel piccolo borgo, passando dall’antica porta in ciottoli di pietra che un tempo ne segnava il principale accesso. Riace, centro monastico, ospita il Santuario dei SS. Cosma e Damiano e custodisce al suo interno le reliquie degli stessi. Meta di pellegrinaggio dei fedeli di tutta Calabria, ogni anno a fine settembre offre ai visitatori uno spettacolo meraviglioso di fede e di folklore locale, con balli, canti e cibi tipici consumati all’aperto.

Per circa quindici anni, grazie alle politiche di accoglienza del sindaco Domenico Lucano, Riace ha concesso ospitalità a oltre seimila richiedenti asilo provenienti da venti diverse nazioni, integrandoli nel tessuto culturale cittadino e inserendoli nel mondo del lavoro del piccolo borgo, ridando di fatto alla città nuova linfa vitale. Riace è così riuscita a dare ospitalità anche a tutti gli immigrati irregolari con diritto d’asilo, mettendo a disposizione vecchie case abbandonate da cittadini, mantenendo in vita servizi di primaria importanza come la scuola e finanziando il piccolo comune con micro attività imprenditoriali legate all’artigianato.

Sono nati infatti laboratori tessili e di ceramica, ma anche bar e panetterie per arrivare alla raccolta differenziata porta a porta, garantita da ragazzi extracomunitari e trasportata attraverso l’utilizzo di asini. L’integrazione dei migranti era assicurata da mediatori culturali assunti dal comune e facenti parte del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, nato proprio per proporre il processo di integrazione sociale ed economica di cui Riace è stata promotrice.

Il tour della Calabria si conclude nella località di Soverato, con le sue spiagge bianche e il suo mare cristallino e profondo.

La città è suddivisa in tre zone diverse, la prima fascia urbana si distribuisce sulla costa, la seconda si allarga in collina e la terza, rappresenta la Soverato Antica. Nella parte vecchia della città molto suggestivo è l’antico borgo medievale, dove sono presenti i ruderi del vecchio abitato.

La storia di Soverato Antica si ferma il 28 marzo del 1783, giorno in cui un devastante terremoto sconvolse la Calabria e distrusse interi paesi. Gli abitanti rimasti preferirono ricostruire il paese in un’altra area, che costituisce oggi Soverato Superiore. I resti del borgo medievale sono ancora visibili e raccontano la storia di un mondo antico e affascinante. Lungo la struttura urbana si susseguono piccoli edifici, vecchie abitazioni e torri. Tra questi, notevoli sono i ruderi dell’antico Palazzo Baronale, dimora di numerosi feudatari. Sono ancora visibili i resti delle abitazioni contadine, piccoli spazi che talvolta si condividevano con gli animali, sviluppati su un solo piano.

Un monumento interessante è l’imponente monastero di Santa Maria della Pietà, fondato nel XVI secolo fuori dal centro abitato e ancora oggi conservato perfettamente. Sempre nel borgo medievale sono visibili i ruderi delle chiese più antiche di Soverato, tra cui la chiesa Matrice edificata in epoca normanna. All’interno della Chiesa Matrice di Maria Santissima Addolorata a Soverato Antica, si trova un classico esempio di arte rinascimentale, ovvero la Pietà di Antonello Gagini, scolpita su marmo bianco di Carrara. Un’opera d’arte di rara bellezza che raffigura il dolore della Vergine Maria che porta in grembo il Cristo deposto dalla croce.

La vera ricchezza di Soverato è la sua costa meravigliosa, fatta di arenili di sabbia bianca di origine granitica, depositata nei millenni dal torrente Ancinale.

Grazie alla presenza costante di vari esemplari di Hippocampus, specie ittica rarissima considerata come essenziale indicatore di qualità dell’ambiente, a Soverato c’è un tratto di mare denominato Baia dell’Ippocampo, zona protetta inserita nel Parco Marino Regionale Baia di Soverato.

La spiaggia di Soverato si estende anche nei territori vicini e offre scenari incredibili, con la sua varietà di composizione tra roccia e sabbia fine. Un panorama spettacolare soprattutto nelle ore del tramonto, che rende emozionante la vista sul golfo di Squillace. La vita notturna è una tra le più animate di tutta la Calabria, concentrata attorno ad alcune località rinomate per le occasioni di divertimento offerte, come la Scogliera di Pietragrande, con il suo bellissimo scenario naturale sugli scogli, e i vari stabilimenti che dopo il tramonto si trasformano in vivaci locali.

La cucina tipica di Soverato ha origini contadine, con numerosi piatti fortemente legati alle ricorrenze religiose.

Le ricette della zona fanno molto uso di verdure, tra cui melanzane, pomodori, peperoni, cipolle rosse e fave. Un ruolo centrale è occupato dal pane, curato nella preparazione e negli ingredienti e dalle paste tradizionalmente fatte in casa. I piatti tipici dell’area di Soverato Antica sono Pasta a lu fùrnu, Pasta e fagioli alla paisana, Pesce spada calabrese, Polpette di melanzane e Pìpi e patate, accompagnati da numerose varietà di formaggi tipici locali.

Alessandro Campa

 

 

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