Isolotti d’Italia/2 Zannone, Palmarola e Alicudi

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Prosegue il nostro viaggio tra gli isolotti d’Italia: Zannone, Palmarola e Alicudi le isole che ci porteranno alla scoperta di una natura incontaminata e di una civilta’ d’altri tempi

Gli isolotti d’Italia, selvaggi e incontaminati, mostrano la natura mediterranea nel suo pieno splendore. Queste lingue di terra, dove la natura non è stata ‘violentata’ per costruire case ed edifici, sono parchi da esplorare, scoprire e studiare. 

Il nostro viaggio tra gli isolotti d’Italia parte oggi dalle isole Ponziane, da Zannone precisamente. L’isolotto è il più settentrionale delle isole di Ponza e visto dall’isola più grande dell’arcipelago, Ponza, per l’appunto, appare come uno scoglio verdeggiante, popolato solo da ginestre, agavi e enormi fichi d’India. L’isolotto di Zannone è infatti totalmente disabitato, fatta eccezione dei guardiani dei due fari che oggi come ieri segnalano le coste di Zannone a chi cammina per mare. In passato sull’isola vi era un antico monastero cistercense, di cui però non rimangono che gli affascinanti ruderi. 

Anche Palmarola è un’isola Pontina, ed è la terza isola per grandezza dell’arcipelago ponziano, dopo Ponza e Ventotene. L’isola deve il suo nome alla Palma nana,  unica palma originaria dell’Europa, che cresce selvatica sulla sua superficie. L’isola, riserva naturale e incontaminata, è considerata una tra le più belle isole del mondo. L’isola non è proprio disabitata: in estate l’isola si riempie di turisti e ponzesi, che si rifugiano nelle tipiche case di grotta scavate nella roccia di Palmarola.

Spostandoci verso la Sicilia un isolotto che vale la pena visitare è Alicudi, la più occidentale delle Isole Eolie. Qui un bar-albergo-ristorante, due alimentari, un chiosco di giornali e poche case sono gli unici elementi di civiltà. Alicudi è un’isola fuori da ogni rotta commerciale e non conosce il turismo di massa. Alicudi conserva ancora tutto il suo fascino naturale, per questo chi arriva sull’isola s’immerge in una dimensione di vita ormai altrove perduta.  La popolazione, che attualmente non raggiunge le 150 anime, superava i 1200 abitanti all’inizio del secolo, prima delle grandi emigrazioni verso l’America e l’Australia. Sfruttava intensamente il suolo, riuscendo addirittura ad esportare parte della produzione di olio e di capperi. Amici fedeli degli abitanti sono gli asini, animali tutt’oggi utilizzati per il trasporto delle merci.

(gc)

 

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