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Siena: Capitale Italiana della Cultura 2015

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Siena, atmosfere uniche in una città senza tempo

Un fascino medievale che risplende da lontano. Siena, inalterata per secoli, si mostra ancora oggi in buona parte come appariva nel 1300. La conservazione di un patrimonio architettonico medievale così unico rappresenta una delle ragioni principali per visitare questa città nel cuore della Toscana.

Chiunque arrivi a Siena viene accolto da un luogo emblematico come Piazza del Campo.

In origine uno spazio verde che ospitava il mercato, trasformato successivamente in una delle più belle piazze al mondo e fulcro del centro storico cittadino.

La caratteristica forma a conchiglia stupisce per la sua eleganza ed è divisa in nove sezioni in ricordo dei Nove Signori che governarono la città alla fine del Duecento. Sul “Campo”, dove nel Medioevo il popolo si riuniva per discutere le questioni della città, si presentano alcuni dei più importanti monumenti senesi.

Proprio qui sorge Palazzo Pubblico, al cui interno si sono succeduti i governi della città a partire dagli ultimi anni del Duecento.

Costruito tra il 1297 e il 1310 per volontà del Governo dei Nove della Repubblica di Siena, fu la residenza della Signoria e del Podestà. Oggi è la sede del Comune e rappresenta ancora il simbolo del potere politico della città.

La facciata rispecchia diversi periodi di costruzione, mentre la sommità del palazzo è decorata da merli guelfi e al centro si trova il monogramma di Cristo su un grande disco di marmo bianco. Al primo piano di Palazzo Pubblico ha sede il Museo Civico che, con le sue diverse sale, conduce in un viaggio nella storia della città e ospita grandi opere d’arte realizzate nei secoli.

Nella Sala dei Nove si trova il ciclo di Ambrogio Lorenzetti con le allegorie e gli effetti del Buono e del Cattivo Governo.

Questi meravigliosi affreschi dovevano ispirare i governanti di Siena perché mettevano a confronto le scene dove la città, ben guidata, vive in pace e serenità rispetto a quelle in cui, a causa di un’amministrazione corrotta, tutto va in rovina e perdizione.

Nella Sala del Mappamondo, detta anche Sala del Consiglio, si può ammirare, invece, la splendida Maestà di Simone Martini, una delle opere più importanti del Trecento in Italia, che raffigura la Madonna col bambino circondata dagli angeli e dai santi che proteggono la città. Sempre al primo piano si trova il Teatro dei Rinnovati, uno dei più importanti teatri storici dell’intera Toscana.

Al secondo piano ha sede la Sala del Consiglio comunale e la Loggia dei Nove, affacciata su piazza del Mercato, in direzione opposta a Piazza del Campo, da cui si gode uno splendido panorama fino all’Orto de’ Pecci, dove si nasconde un angolo verde di pura campagna.

Ma su Piazza del Campo svetta anche la Torre del Mangia, un altro simbolo della grandezza di Siena.

Si tratta della torre civica di Palazzo Pubblico, una delle più famose della Toscana che, con i suoi 102 metri, è la terza più alta torre antica italiana. Proprio la sua altezza doveva simboleggiare le libertà comunali e l’emancipazione dal potere feudale.

La torre fu costruita a partire dal 1338 e fu realizzata in laterizio con coronamento in pietra e con un’architettura leggera ed elegante che prese il nome da Giovanni di Balduccio, suo primo campanaro. Questi, infatti, era noto perché sperperava il denaro, soprattutto per la buona cucina. Così fu soprannominato Mangiaguadagni, poi abbreviato in Mangia e, anche se il suo compito durò poco, questo nomignolo rimase legato alla Torre.

La Torre del Mangia è anche un luogo perfetto per godere di un panorama unico su tutta la città di Siena, basta solo affrontare gli oltre 300 scalini che conducono in cima alla torre dove si resta affascinati da  una vista indimenticabile.

Nella parte alta di Piazza del Campo splende un altro gioiello come la Fonte Gaia.

Realizzata intorno al 1419 da Jacopo della Quercia che la concepì ispirandosi alla tradizionale struttura delle fontane pubbliche senesi del Medioevo. Una struttura che presenta le sembianze di un grande altare in marmo ed è costituita da un bacino rettangolare circondato da tre parti e da un alto parapetto, in cui, sui lati corti, si possono ammirare in bassorilievo la Creazione di Adamo e la Cacciata dall’Eden.

Il nome Fonte Gaia le fu dato per ricordare i grandi festeggiamenti nella comunità senese quando, per la prima volta, videro arrivare l’acqua in quel luogo. A metà del XIX secolo, le condizioni della fonte erano compromesse. Si decise, quindi, di sostituire l’opera originale con una copia, affidando l’incarico nel 1858 a Tito Sarrocchi che la completò nel 1869.

Passeggiare per le stradine di Siena significa essere avvolti dalle sue singolari atmosfere senza tempo.

Percorrendo queste viuzze si incontra il Duomo di Santa Maria Assunta, la Cattedrale di Siena, una delle più maestose e importanti chiese romanico-gotiche d’Italia.

Fu consacrato nel 1179 alla presenza del papa senese Alessandro II, ma i lavori continuarono per circa due secoli. Alla facciata lavorò anche Giovanni Pisano a fine Duecento, mentre nel 1313 fu terminato il campanile e nel 1317 iniziò l’ampliamento. Siena era al massimo della sua potenza in quel periodo e voleva un Duomo ancora più grande, ma il sogno svanì a causa della peste del 1348.

Oggi si possono ancora intravedere le tracce di quell’ambizioso progetto nei resti delle colonne e del grande Facciatone incompiuto. La facciata, in marmo bianco con qualche decorazione in rosso di Siena e serpentino di Prato, si divide in due metà.

La parte inferiore, realizzata da Giovanni Pisano in stile romanico-gotico, e la parte superiore, in stile gotico fiorentino, con un bellissimo rosone incorniciato da nicchie con i busti di Apostoli e Profeti che rendono omaggio alla Madonna col Bambino.

Tutta la struttura interna è dominata dalla riproduzione a due colori del bianco e del nero, in riferimento ai colori dello stemma di Siena.

L’interno del Duomo accoglie una serie di capolavori dell’arte.

Uno dei più importanti è il pulpito di Nicola Pisano del 1265, tra opere scultoree più notevoli del Duecento italiano, mentre nell’altare Piccolomini si possono ammirare le sculture di San Pietro, San Paolo, San Pio e Sant’Agostino, opere giovanili di Michelangelo.

Subito dopo l’altare si trova la Libreria Piccolomini, edificata nel 1492 per custodire il ricchissimo patrimonio librario raccolto da Papa Pio II. L’interno venne affrescato dal Pinturicchio, mentre nella cappella sinistra si può ammirare il celebre San Giovanni Battista di Donatello del 1455.

Le otto statue bronzee che decorano i pilastri del coro sono opera di Domenico Beccafumi, mentre sopra queste si ammira una copia della celebre vetrata di Duccio di Buoninsegna, la più antica vetrata istoriata di manifattura italiana, realizzata nel 1288

Ma l’opera più incredibile custodita all’interno del Duomo di Siena è il Pavimento a commesso marmoreo, eterno emblema di 500 anni di espressione artistica, dal ‘300 all’800.

Un esemplare unico nell’arte italiana per potenza creativa e importanza dei collaboratori che, diviso in 56 riquadri, mostra rappresentazioni che rispondono al disegno tematico omogeneo della Rivelazione.

Davanti allo splendido Duomo ecco Santa Maria della Scala, che da antico ospedale per i pellegrini è diventato nel tempo un imponente museo che raccoglie tutto il passato di Siena.  Santa Maria della Scala è una tappa imperdibile per chi visita la città. Qui sono straordinariamente conservate le testimonianze di mille anni di storia, con un percorso che parte dall’età etrusca e romana, attraversa il Medioevo, fino ad arrivare al periodo rinascimentale.

Il grande complesso museale si sviluppa attraverso vari livelli. Al piano terra si possono ammirare le vestigia dell’epoca d’oro del Santa Maria della Scala, quando era il più antico e grande ospedale sulla Via Francigena che dava ospitalità e cure ai pellegrini in viaggio fino a Roma e sosteneva i poveri e i bambini abbandonati.

Qui si trova la straordinaria Sala del Pellegrinaio, con gli affreschi del Quattrocento a cui ha lavorato anche Domenico di Bartolo che raffigurano le missioni dell’ospedale e la vita quotidiana dell’epoca, come la distribuzione dell’elemosina e il matrimonio di un’orfana cresciuta nell’ospedale.

Altri ambienti da visitare all’interno di Santa Maria della Scala sono la Sagrestia Vecchia con i dipinti di Lorenzo Vecchietta, la Cappella del Manto con la lunetta di Domenico Beccafumi e la chiesa della Santissima Annunziata.

Scendendo al piano inferiore si arriva alla Corticella, vera e propria articolazione dei percorsi del Santa Maria, sulla quale si affaccia il Fienile medievale, dove sono conservate le statue originali scolpite da Jacopo della Quercia per Fonte Gaia, la fontana di Piazza del Campo.

Su questo piano sono presenti anche il granaio medievale e i magazzini della Corticella, dove è esposto il Tesoro di Santa Maria della Scala, un gruppo di reliquie proveniente dalla cappella imperiale di Costantinopoli.

Dalla Corticella si scende quindi ai cunicoli, labirinti molto suggestivi scavati nell’arenaria e costruiti a mattoni, dove ha sede il Museo Archeologico Nazionale e la sezione “Siena. Racconto della città dalle origini al Medioevo”.

Un altro importante aspetto culturale di Siena risiede nei suoi eventi tradizionali.

Primo fra tutti il celebre Palio, una delle rievocazioni folkloristiche più conosciute in Italia, frutto di misteriose e spettacolari usanze tramandate nei secoli.

Il Palio di Siena è la corsa di cavalli storica più famosa d’Italia. Una tradizione che dura in totale quattro giorni, dalla mattina del 29 giugno fino alle gare del 2 luglio per il Palio della Madonna di Provenzano e, ancora, dal 13 al 16 agosto per il Palio dell’Assunta.

Per l’occasione Piazza del Campo viene ricoperta da uno strato di terra, composta da una miscela di tufo e sabbia, e i cavalli delle contrade si sfidano. La gara consiste in tre giri di piazza del Campo. Il punto di partenza è la Mossa, formata da due funi in cui i dieci cavalli e fantini partecipanti devono attendere in ordine. Vince il cavallo, con o senza fantino, che completa per primo i tre giri.

Dal 1633, anno in cui fu gestito il primo Palio, l’evento è stato per secoli una competizione tra i quartieri della città, chiamati “contrade”.

Ma più che una gara, è una passione per i senesi e parte della loro vita. A Siena, infatti, ogni persona appartiene a una Contrada e partecipa tutto l’anno all’organizzazione dell’evento.

Ogni contrada ha il proprio stemma e dei santi protettori. Il cosiddetto Drappellone è il premio per la contrada vincitrice del Palio e consiste in una grande tela di seta creata e dipinta ogni anno da un artista diverso.

Tra le altre tradizioni di questa antica e splendida città non potevano mancare quelle culinarie. Il primo piatto della gastronomia senese, molto particolare e appetitoso, è rappresentato dai pici, dei grossi spaghetti che erano il tipico piatto povero dei contadini, dati ingredienti semplici e limitati ad acqua, sale olio extravergine di oliva e farina di grano tenero tipo 00. Possono essere fatti a mano, dall’aspetto grossolano ed irregolare, oppure a macchina, con un diametro costante di 3-4 mm.

Per quanto riguarda il condimento, i contadini si accontentavano di un po’ di olio ed un trito di cipolla, ma si gustano meglio con il ragù di nana, l’appellativo toscano dell’anatra, con sugo di salciccia e funghi, con briciole di pane oppure con sugo all’aglione, fatto con pomodoro, carote, sedano, cipolla e tanto, tanto aglio.

Siena, inoltre, vanta la più vasta e gustosa tradizione dolciaria di tutta la Toscana.

A partire dai ricciarelli, fatti con una pasta di tipo marzapane, a grana grossa, molto lavorata e arricchita da un impasto di canditi e vaniglia. Vengono lavorati tradizionalmente con la macina e lasciati riposare due giorni prima di essere cuicinati.

La pasta così ottenuta viene cotta in forno per poi prendere piccole forme romboidali, leggermente arricciate all’estremità che poggiano su una foglia di ostia, mentre la superficie rugosa e screpolata viene poi rivestita di zucchero a velo La leggenda narra che fu il cavaliere Ricciardetto Della Gherardesca, di ritorno dalle crociate, a introdurre questi dolci nel suo castello vicino a Volterra.

Nel marzo 2010, la denominazione Ricciarelli di Siena è stata riconosciuta come indicazione geografica protetta. Attualmente sono apprezzati soprattutto come dolce natalizio e si consumano con vini da dessert, in particolare con Moscadello di Montalcino Vendemmia Tardiva e con Vin santo toscano.

A questi segue il panforte, antica ricetta tipica senese le cui prime testimonianze risalgono all’anno Mille.

In origine era più una sorta di focaccia a base di miele e prendeva il nome di pan mielato. Solo in seguito venne aggiunta la frutta che, a causa del caldo, fermentava e donava al dolce un gusto più acidulo.

Da qui il nome cambiò in panforte e, per evitare la fermentazione della frutta fresca, con il passare del tempo gli ingredienti cambiarono e si iniziò a prepararlo solo nei giorni più freddi, divenendo un dolce tipico della stagione invernale.

Ad oggi sono presenti tantissime varianti di questo dolce toscano, ma le più famose sono quella bianca e il panforte nero chiamato anche pan pepato. Entrambe le ricette hanno in comune ingredienti quali mandorle, canditi e spezie, ma nella seconda versione è obbligatorio aggiungere pepe dolce e melone candito.

Alessandro Campa

 

 

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