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Morte Martina Rossi, Cassazione annulla assoluzioni imputati

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(Adnkronos) – Caso Martina Rossi, nuovo processo d’Appello per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati in primo grado per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto: quest’ultimo reato si è poi estinto per intervenuta prescrizione. In appello è arrivata l’assoluzione e la sentenza è stata ribaltata.

Ora la decisione dei giudici della III sezione penale della Cassazione nel processo sulla morte della ragazza: la ventenne ligure ha perso la vita precipitando dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca, in Spagna, il 3 agosto 2011.

I supremi giudici, con la decisione arrivata in serata, hanno annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati come sollecitato, nel corso della requisitoria, dal sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo dunque i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e della parti civili. Ad assistere alla lettura del dispositivo erano presenti i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo.

I due imputati il 9 giugno 2020 erano stati assolti dalla Corte d’Appello di Firenze “perché il fatto non sussiste” ribaltando di fatto il verdetto del Tribunale di Arezzo. In primo grado, il 14 dicembre 2018, i due erano stati condannati dai giudici aretino a 6 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto: quest’ultimo reato si è poi estinto per intervenuta prescrizione.

Una sentenza che arriva a dieci anni dai fatti quando Martina Rossi era in vacanza nell’isola delle Baleari con delle amiche e all’alba del 3 agosto del 2011 di ritorno da una serata in discoteca la ragazza precipitò dal balcone della stanza 609, quella dei due giovani di Castiglion Fibocchi.

Dopo le indagini in Spagna, dove la morte fu archiviata come suicidio, i genitori di Martina hanno lottato facendo riaprire il caso. L’inchiesta italiana, avviata a Genova, è passata per competenza territoriale ad Arezzo dove si è celebrato il primo grado di giudizio con la condanna dei due imputati. Sentenza poi ribaltata a Firenze dai giudici della Corte d’Appello.

“E’ un passo verso la giustizia”. A dirlo Bruno Rossi e Franca Murialdo, i genitori di Martina. “Abbiamo fatto un primo pezzo di strada, ora speriamo di fare anche l’altro. Speriamo di correre veloci – hanno detto i genitori di Martina commossi dopo aver assistito alla lettura del dispositivo dei giudici della III sezione penale – evitando ostacoli come la prescrizione affinché si riescano ad affermare le responsabilità per la morte di nostra figlia”.

“A questo punto occorre uno sforzo finale per riuscire a fare quel che non è facile per ricelebrare almeno l’appello prima della prescrizione. Se si prescrive la tentata violenza sessuale si prescrive tutto, il termine è agosto circa più le sospensioni. Occorre una tempistica ai limiti del possibile ma ci proveremo fino in fondo, come abbiamo fatto in tutti questi anni”. Così all’Adnkronos l’avvocato Stefano Savi, legale della famiglia di Martina Rossi. La sentenza di secondo grado del giugno 2020 aveva ribaltato la condanna di primo grado emessa nel 2018 a 6 anni per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte di Martina in conseguenza di un altro delitto.

“E’ una grande soddisfazione – ha concluso Savi – perché finalmente la procura ritorna su quel binario che era stato impostato ad Arezzo. La Cassazione ci ha dimostrato quello che abbiamo sempre creduto, cioè che la sentenza di Firenze fosse infondata e insostenibile”.

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