Sempre meno bimbi vaccinati: “Preoccupano morbillo e rosolia”

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Stiamo esponendo i bambini a un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi

Le vaccinazioni stanno diminuendo in quasi tutte le regioni, soprattutto per quanto riguarda morbillo e rosolia. E’ quanto emerge dai nuovi dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, che dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni.

Il calo va avanti dal 2013, “con il rischio – spiega il ministero – di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura la ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese”.
Nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Esistono importanti differenze tra le regioni, ma solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.

Il ministero definisce preoccupanti i dati per morbillo e rosolia: “hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’Oms, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’Oms è che tutti i Paesi membri siano dichiarati ‘liberi’ dalla patologia”.

Secondo il ministero, ”l’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini a un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi”.

“L’aumento delle iniziative nazionali e regionali di comunicazione e promozione delle vaccinazioni, il progressivo sviluppo delle anagrafi vaccinali informatizzate e le iniziative di contrasto ai movimenti anti-vaccinisti, potrebbero arginare questa tendenza alla diminuzione dell’adesione e ridurre, così, le sacche di non vaccinati”. Il futuro Piano nazionale di prevenzione vaccinale, “che avrà un’offerta vaccinale più ampia – conclude la direzione generale – fornirà una base più solida per una maggiore uniformità dell’offerta vaccinale nel Paese”.

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