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Teoria e pratica della moda dopo il Coronavirus

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Un nuovo studio inglese mostra come le idee sostenibili della generazione Zeta potrebbero salvare il mondo della moda, soprattutto dopo questa pandemia

La Generazione Zeta è quella di cui fanno parte i nati tra la seconda metà degli anni ’90 e l’inizio del 2010: è una generazione che si è già dimostrata sostenibile in molti ambiti, ma che una volta di più, lo ha dimostrato anche per quanto riguarda la moda.

Secondo un’interessante nuova indagine condotta nel Regno Unito dalla Royal Society for the encouragement of Arts, Manufacturers, and Commerce (RSA) per capire in che modo la moda potesse ripartire dopo la pandemia da cui siamo stati colpiti, i più giovani hanno mostrato di avere idee diverse su come vogliono che l’industria appaia e funzioni.

Il sondaggio ha scoperto che quelli della Generazione Zeta comprendono l’importanza della sostenibilità, della durata e dell’etica e vogliono che questi valori si riflettano sugli abiti che acquistano. Per loro, la moda per loro non riguarda i marchi e i loro stili specifici, ma la specificità di ogni stile e di ogni identità personale, a tutto tondo.

I giovani acquirenti sono più disposti a pensare fuori dagli schemi quando si tratta di abbigliamento.

Quindi mirano a creare un armadio il cui contenuto non proviene tutto da un negozio fisico o da un singolo marchio, ma piuttosto da una varietà di fonti. Negozi di seconda mano, società di noleggio di abbigliamento, siti di scambio online, rivenditori di articoli riciclati.

Un meccanismo che è stato già piuttosto evidente durante la pandemia di Coronavirus, quando i negozi al dettaglio erano chiusi e tutti quelli che avevano bisogno di vestiti nuovi erano costretti a cercarli altrove, come ha raccontato The Guardian in un recente articolo.

Allo stesso modo, la pandemia ha mostrato alle persone che possono accontentarsi di fare meno acquisti e farli durare più a lungo.

Il 28% delle persone ha riciclato o riutilizzato più vestiti del normale e il 35% delle donne afferma di avere in programma di acquistare meno vestiti in futuro.  La metà delle persone intervistate «pensa che l’industria dovrebbe fare tutto il possibile per diventare più ecosostenibile» e dovrebbe impegnarsi per una maggiore produzione interna.

Questo «shopping orientato ai valori» spingerà davvero l’industria della moda a fare cambiamenti che ha rifiutato di apportare fino ad ora? Speriamo di sì: questa potrebbe essere la chiave per la rinascita del settore e la sua successiva sopravvivenza.

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