Neve e gelo mettono in ginocchio l’agricoltura. Prezzi destinati a salire
L’agricoltura e’ in ginocchio. Il freddo e la neve hanno distrutto i raccolti e le coltivazioni. La conseguenza? I prezzi di frutta e verdura aumenteranno. Aumenta di poco la carne
Il freddo e il gelo di questi giorni ha bloccato l’Italia che ha perso, a causa della mancata distribuzione dei prodotti agroalimentari, circa 500 milioni di euro. La neve ha bruciato il dieci per cento degli alberi da frutta, di olivi e viti e circa 80mila ettari di ortaggi tra cui cavoli, cavolfiori, radicchio, carciofi, cicoria e finocchi. Ma le stime che fanno le organizzazioni di categoria vanno ben oltre: secondo la Cia gli animali morti per il freddo e per il crollo delle stalle sono circa diecimila tra ovini, bovini, avicoli e maiali e sono state buttate via 150mila tonnellate di frutta e verdura, due milioni di uova, 250mila litro di latte e 5mila tonnellate di carne. Se gli agricoltori sono in difficoltà, i prezzi sugli scaffali aumentano.
Anche perché vige sempre la solita vecchia regola della domanda/offerta: se la domanda supera l’offerta, i prezzi salgono. E i supermercati “vuoti” di questi giorni non lasciano spazio a dubbi. Solo a causa dello sciopero dei tir, secondo un’indagine di Adiconsum, la spesa è passata dai 37,75 euro ai 38,59 euro al giorno con un incremento di 84 centesimi al giorno. Il che significa 16,80 euro al mese e 201,60 euro l’anno.
L’associazione dei consumatori ha confrontato i prezzi al dettaglio raccolti tra il 7 e l’8 febbraio con quelli del 17 e del 31 gennaio – ossia prima e dopo l’agitazione degli autotrasportatori – per vedere quali conseguenze hanno avuto. Il primato spetta alle zucchine con un aumento medio nazionale del 20%. A seguire melanzane lunghe melanzane lunghe (+15%) e pomodori a grappolo (+14,29%). Per quanto riguarda la frutta è l’uva nera Cardinal ad essere in testa con un aumento del 12,5%. A seguire uva bianca Vittoria (+8,82%), pere Conference (+8,82%) e clementine (+3,23%).
Pochi gli aumenti invece per la carne. Il più rilevante si è riscontrato nel macinato di bovino adulto con un prezzo medio nazionale di +3,77%. Pochi gli incrementi anche per i prodotti ittici. Il primato spetta alla trota con un prezzo medio nazionale del +5,67%. “Inspiegabili” invece, secondo Adiconsum, gli aumenti riscontrati per altre categorie come le uova (prezzo medio nazionale + 8,33%), la farina (+7,69%) e la ricotta di latte vaccino (+7,02%).
Nereo Brancusi
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