Ad Aversa rischia di chiudere Fuori di Zucca, la fattoria sociale anti camorra
Rischia la chiusura la Fattoria sociale “Fuori di Zucca”, nata nell’ex manicomio criminale di Aversa. La Asl di Caserta infatti ha annunciato lo sfratto per il 31 dicembre 2013 alla cooperativa “Un Fiore per la vita” che gestisce la Fattoria
In un territorio avvelenato e dimenticato, poche coraggiose realtà combattono per riuscire ad immaginare un futuro migliore. Sono i comitati di quartiere che lottano contro i rifiuti tossici, le cooperative che gestiscono a fatica i beni confiscati alla camorra restituendoli alla collettività. Tra queste anche la cooperativa “Un fiore per la vita” che è riuscita a riqualificare un’area abbandonata e lasciata al degrado e a trasformarla in un’oasi di verde nella quale i terreni sono coltivati secondo i sistemi dell’agricoltura biologica.
“Bisogna essere proprio fuori di zucca per realizzare una fattoria in un manicomio, – si legge nella home page del sito della fattoria – ma bisogna essere ancora più fuori di zucca per non accorgersi del grande bisogno di riconciliarsi con la “Terra Madre”. Allora, quale posto migliore se non un ex ospedale psichiatrico per esorcizzare la pazzia che divora l’ecosistema e la biodiversità omologando tutto in un immenso niente grigio”.
A lanciare l’allarme è stato il Comitato Don Peppe Diana, di cui la cooperativa fa parte. La Cooperativa accoglie ogni anno per i campi estivi giovani del territorio e non, accogliendo gratuitamente anche i bambini segnalati dagli assistenti sociali provenienti da famiglie disagiate. Al suo interno si svolgono attività didattiche rivolte a scuole e famiglie. C’è poi l’agriturismo dove si cucina utilizzando prodotti locali e valorizzando gli usi culinari della tradizione contadina campana.
I prodotti dell’azienda agricola sono da quattro anni parte integrante dell’iniziativa promossa dal Comitato don Diana “Facciamo un pacco alla camorra” che promuove una nuova filiera produttiva etica partendo dalle attività sociali sorte nei luoghi che una volta erano simboli di violenza e di sopraffazione. Nell’azienda vengono impiegate persone svantaggiate, con disagio psichico, ex tossicodipendenti.
La fattoria rappresenta quindi un presidio contro la criminalità e un luogo di incontro fondato sui principi del rispetto della terra, della legalità e dalla promozione sociale. La cooperativa assicura di aver pagato tutte le fatture e dice di non capire la scelta della Asl di intimare lo sfratto.
Il Comitato don Peppe Diana annuncia che saranno messe in campo tutte le iniziative necessarie per evitare che il 31 dicembre la Fattoria sociale sia costretta a chiudere. (a.s.)
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