Acqua, il piano per salvaguardare un bene prezioso per il made in Italy
Salvare l’acqua a rischio e’ l’obiettivo di Anbi. Il 70 % del made in Italy agroalimentare dipende dalla rete idrica nazionale, ecco i dati dei danni e dei rischi nel settore idrico
Salvare l’acqua prima che manchi. Prevenire è meglio che curare: L’Anbi (l’associazione nazionale di bonifiche italiane) ha messo a punto il Piano contro il rischio idrogeologico al fine di definire delle linee programmatiche di spesa evitando di correre dietro le emergenza. Con i danni che sono già fatti. Stando ai dati del ministero dell’Ambiente il dieci per cento del territorio nazionale è a rischio: sono 6.633, pari all’82 per cento sul totale, i comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico e interessano 2.951.700 ettari pari al 9,8 per cento del territorio nazionale.
Oltre la metà degli italiani vive in aree soggette ad alluvioni, frane, smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici e persino maremoti. Negli ultimi 80 anni si sono verificati circa 5400 alluvioni e 11mila frane. L’Italia è un Paese fortemente antropizzato con una densità media di 189 abitanti per chilometro quadrato (la Francia ne conta 114 e la Spagna 89). A questo si aggiunge che il consumo del suolo – tra il 1990 e il 2005 – è stato di oltre 244mila ettari l’anno, vale a dire 668 ettari al giorno.
E lo Stato spende due miliardi di euro l’anno per rimediare ai danni. Per questo l’Anbi ha firmato un accordo con l’Associazione nazionale dei comuni italiani, l’Anci, per tutelare in modo capillare il territorio e per dare risposte pronte e immediate. Nel 2011 la proposta prevedeva 2.519 interventi immediatamente cantierabili per un importo di circa 5.728 milioni di euro. Nel 2012 gli interventi sono diventati 2.943 per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro.
Ma “le risorse ci sono” ha spiegato il presidente Anbi Massimo Gargano riferendosi agli stanziamenti previsti dal Cipe e confluiti nel bilancio del ministero dell’Ambiente. “Vanno spese per piani e progetti concreti”, insiste. Tutela del territorio e della rete idrica non significa solo “manutenzione”, ma anche “rilanciare un modello di sviluppo”. Basti pensare che circa il 70 per cento del made in Italy agroalimentare, secondo Pil nazionale con un giro di affari da 165 miliardi di euro, dipende proprio dall’approvvigionamento di acqua. E l’acqua in sè è un bene troppo prezioso.
(Nereo Brancusi)
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