Bioetica: fecondazione assistita. I punti di vista laico, cattolico e valdese

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Parlare di fecondazione assistita significa anche parlare di bioetica: il punto di vista laico, cattolico e valdese

 

Le nuove norme sulla fecondazione assistita entrate in vigore qualche settimana fa, che concedono la possibilità di eterologa anche in Italia, hanno animato ancora di più le discussioni sul tema. Cosa pensano i laici? E la Chiesa cattolica? A raccontarci le diverse posizioni sarà un Convegno di Bioetica dal titolo “Di chi sono questi figli? Problematiche della Procreazione medicalmente assistita”, che si terrà il 25 ottobre p.v., presso l’Hotel Minerva a piazza della Minerva a Roma.

In tema di fecondazione assistita, secondo i dati (luglio 2014) del Ministero della Salute, considerando tutte le tecniche, si ha una lieve flessione del numero delle coppie che vi accedono dell’1,4% (da 73.570, del 2009, a 72.543, nel 2012), una diminuzione del 2,9% dei cicli eseguiti (da 96.427 a 93.634), un lieve aumento di gravidanze ottenute (da 15.467 a 15.670) e dei nati (da 11.933 a 11.974).

Le problematiche bioetiche che scaturiscono da questa situazione sono numerose e complesse. Occorre chiarire alcune questioni cruciali: la gestione delle differenze tra le diverse “forme” della genitorialità, il diritto all’anonimato dei donatori contrapposto al diritto dei generati a conoscere la propria origine, la gestione dei possibili conflitti tra le diverse “maternità” che entrano in gioco (com’è successo recentemente con lo scambio di embrioni nell’Ospedale Pertini di Roma), le eventuali derive eugenetiche che potrebbero generarsi, in futuro. Sono evidenti quindi le notevoli connessioni di questi temi con la religione e, alle diverse interpretazioni bioetiche religiose, si aggiunge quella laica. I diversi punti di vista saranno presi in esame in occasione del convegno, ecco un’anticipazione.

Il professor Giovanni Plotti, Primario di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri di Roma, si occupa di spiegare la posizione cattolica sul tema. “In qualunque situazione avviene la manipolazione dell’embrione, la Chiesa è contraria” afferma Plotti. Il rischio è che qualche embrione non venga inserito nell’utero, provocando quindi un aborto. Gli ovuli, una volta fecondati, diventano embrioni: ma se ad essere fecondati sono quattro e ne vengono trasferiti tre, il quarto viene congelato e c’è una sospensione della vita. “Il concetto di partenza è la centralità dell’uomo che la Chiesa prevede. In quest’ottica, il figlio è un dono e averlo a dispetto della natura inaccettabile”.

Il Professor Silvestro Duprè, già Ordinario di Chimica Biologica alla Facoltà di Medicina dell’Università  La Sapienza di Roma, è invece esponente del mondo valdese. “Non esistono posizioni ufficiali della Chiesa valdese, strutturata in maniera diversa da quella cattolica: non esiste infatti un magistero che pronuncia regole e disposizioni che bisogna ottemperare, ma ci sono solamente documenti elaborati da una commissione di bioetica che propongono linee di pensiero che vengono proposte ai credenti per aiutarli a districarsi in questi ambiti” sostiene Dupré. “Per i valdesi solo Dio è sacro, non ciò che ha creato, quindi neppure la vita, che viene invece intesa sia come vita biologica che come vita biografica, di relazione”. Sono critici verso i cosiddetti diritti dell’embrione, in particolare se contrastano con quelli della donna. È un punto di vista molto complesso: è una posizione pur sempre religiosa, si parla di dio, di fede, di sacro, ma con una concezione differente da quella cattolica.

Ancora diversa, è la posizione laica, come illustra Luisella Battaglia, professore ordinario di ‘Filosofia Morale’ e di ‘Bioetica’ nella Facoltà di Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Genova e all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Battaglia ha combattuto contro legge 40, definita una legge illiberale, che impediva la fecondazione eterologa. “Si trattava di imposizioni legate ad una precisa impostazione teorica. Ora restano numerosi altri temi su cui legiferare: i costi, l’anonimato di donatore, le bio-banche e altro ancora”. Battaglia pone la domanda cruciale della bioetica: “è lecito eticamente realizzare tutto ciò che è tecnicamente possibile realizzare?” Questo è l’interrogativo fondamentale. Esistono la possibilità tecnica e la liceità etica, che sono due concetti differenti. Bisogna esaminare ogni risvolto, ma non perché alcune possibilità vadano escluse, ma perché tutte vanno discusse. Per questo anche il ruolo dello Stato è importante: deve fornire una maggiore informazione e limitare gli interventi più pesanti, senza però imporre veti e comportamenti. Su questo l’Italia è in ritardo, a causa di una pigrizia atavica di giuristi e politici che non hanno affrontato a tempo debito le questioni di inizio vita e fine vita.

gc

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