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Nasce nel Polesine il primo pesce a ‘miglio zero’

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Pescare vuol dire prima di tutto tutelare l’ambiente. E garantire la sopravvivenza delle specie marine, così in Polesine hanno pensato ad un metodo per garantire ai consumatori trasparenza e tracciabilità del prodotto. Il settore della pesca vive un momento di crisi, questo è uno dei modo per aiutarlo, difendere la natura. La sostenibilità economica e quella ambientale sono alleate

Nasce nel Polesine il pesce a “miglio zero” per garantire ai consumatori trasparenza e tracciabilità del prodotto. Caratteristiche che si traducono in un maggior valore aggiunto per un settore che si trova a vivere una crisi economica senza precedenti. Ma pescare significa prima di tutto tutela dell’ambiente. Le lagune del Polesine tendono infatti all’interramento. È compito dei Consorzi di bonifica attuare un processo di “vivificazione” al fine di consentire all’acqua di circolare e ai pesci di potersi riprodurre. Ogni anno il Consorzio di bonifica Delta del Po spende circa tre milioni di euro per compiere gli scavi necessari, rimuovere lo strato sabbioso e deporlo sui bordi dei canali. Altro rimedio è quello di creare dei veri e propri isolotti artificiali perimetrati da pali di legno al centro delle lagune stesse. La causa maggiore sono le mareggiate che – attraverso i fiumi – vanno a incidere la bocca delle lagune spostando la sabbia. Due le soluzioni: La prima è di far fare alla natura il proprio corso e aspettare che la laguna sparisca o diventi fiume; la seconda è quella di mantenere efficienti le bocche e i canali e consentire la sopravvivenza alle specie marine. E di conseguenza tutelare l’attività di pesca. Così la sostenibilità economica dipende dalla sostenibilità ambientale, e viceversa. (Nereo Brancusi)

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