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Pet therapy: la demenza si cura meglio grazie ai cani

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Secondo un recente studio di un’equipe medica del Centro Diurno Alzheimer di Firenze, l’utilizzo dei cani per la cura degli anziani affetti da demenza, garantisce risultati migliori di altre terapie convenzionali

Utilizzare i cani nella pet therapy per curare gli anziani affetti da demenza, garantisce risultati più efficaci di altre terapie convenzionali, almeno per quanto la capacità di stimolare emozioni e reazioni fisiche nei pazienti. A dimostrarlo è un recente studio sugli effetti della pet therapy, condotto da un’equipe medica del Centro Diurno Alzheimer di Firenze in collaborazione con gli esperti dell’associazione Antropozoa.

La ricerca, pubblicata dalla rivista ‘International Psychogeriatrics’, ha coinvolto in particolare un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette, insieme a dieci pazienti ultrasessantenni afflitti da demenza grave.

Lo studio, condotto in due fasi, ha previsto innanzitutto l’interazione iniziale dei pazienti con peluche per un periodo di circa tre settimane, al fine di incoraggiare in loro delle reazioni fisiche ed emozionali. Nelle successive tre settimane invece, gli anziani sono stati messi in contatto con i due cani. Il risultato, nel secondo caso, è stato evidente: i pazienti, secondo quando dichiarato dai medici, hanno manifestato palesemente sentimenti di piacere ed interesse. Nel corso della seduta inoltre, i malati sono usciti anche dall’immobilità con un significativo risveglio delle attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test, è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore. Ciò, secondo gli esperti, dimostra che la pet therapy è più efficace del semplice contatto umano per migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti, peraltro secondo uno schema di benefici sulla demenza già ben individuato. La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può infine ridurre i sintomi psicologico-comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica nei pazienti.

(ml)

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anziani, cani, emozioni, pazienti, ricerca, studio

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